L’Osservatore Romano – Ero malato e mi avete visitato

La testimonianza di padre Lunardon, vicario generale dei Chierici regolari ministri degli infermi

«Un carisma vivo, contemporaneo, che guarda avanti ed è sempre in continua evoluzione con i tempi»: questo è il profilo dell’ordine camilliano che padre Gianfranco Lunardon, vicario generale dell’ordine dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi, traccia per «L’Osservatore Romano». L’esperienza della malattia, del dolore e della sofferenza è certamente cambiata rispetto ai tempi in cui operava san Camillo de Lellis — la cui memoria ricorre il 14 luglio —, ma ancora oggi al centro della missione dei camilliani risuonano forti le parole del Vangelo di Matteo: «Ero malato e mi avete visitato».

Padre Lunardon proviene dal mondo della cappellania ospedaliera. Conosce bene la sofferenza, sa bene cosa vuol dire essere accanto ai malati: «L’esperienza che ho vissuto è stata quella che ci ha consegnato il nostro santo fondatore: concreta, pragmatica. Quando Camillo de Lellis ha iniziato la missione dell’ordine, i suoi confratelli avevano desiderio di spingersi fino alle Indie, ma lui aveva compreso che non occorreva andare lontano: non bisognava “solcare” chissà quali mari. Piuttosto era necessario “solcare ” le corsie degli ospedali, andare a
trovare i malati a domicilio». È solo dagli anni ‘50 in poi che l’ordine camilliano ha raggiunto terre lontane come la Thailandia, le Filippine, l’Indonesia, l’America latina fino a giungere al continente africano: luoghi nei quali i padri camilliani si sono dovuti confrontare con diverse culture. Ma «non c’è nulla di più universalmente culturale del dolore», precisa padre Lunardon.

Operare in questi territori così diversi «vuol dire, molte volte, creare una cultura sanitaria di base e formare il singolo individuo affinché egli stesso possa portare nella sua comunità le informazioni basilari utili al benessere dell’intera comunità di appartenenza: creare così una comunità resiliente. Questo discorso è valido soprattutto in quelle terre dove manca una cultura sanitaria adeguata. Ad esempio, come l’Africa». Altra frontiera di missione è il Brasile. Qui, in questa terra, opera la nave-ospedale “Papa Francisco” ufficialmente nata l’8 dicembre 2017 per soddisfare le esigenze delle comunità fluviali della regione amazzonica in Brasile. L’imbarcazione solca il Rio delle Amazzoni; non è il malato che deve recarsi all’ospedale bensì è la struttura sanitaria che va a trovare il sofferente, il bisognoso: «È questo un modo moderno per rendere attuale il carisma camilliano».

In questi territori prendersi cura dell’ammalato, oggi, vuol dire anche aprirsi ad altre religioni. È ciò che avviene, ad esempio, a Taiwan dove operano i padri camilliani grazie ai contributi economici provenienti — in piena trasparenza rendicontale — dai sacerdoti buddisti. Continua Lunardon: «Guardare all’ammalato vuol dire guardare alla persona sofferente, indipendentemente dal credo religioso che professa. San Camillo ha sempre insegnato questo. Basti pensare a una delle tante novità che apportò a quello che potrebbe definirsi il “sistema sanitario” dell’epoca: prima di lui era prassi, una volta arrivato l’ammalato presso l’antichissimo ospedale romano di Santo Spirito in Sassia, di confessarlo e comunicarlo; solo dopo aver fatto ciò gli venivano offerte le cure necessarie. Con san Camillo tutto cambia: è necessario prima curare, dice il nostro fondatore; poi, con cortesia, si chiede al malato se vuole partecipare al sacramento della riconciliazione e ricevere l’Eucaristia». È l’uomo a essere al centro della sanità: l’uomo con tutte le sue sofferenze e i suoi bisogni.

L’impegno dell’ordine camilliano è oggi radicato in tutto il mondo grazie alla presenza di 168 case. Vede impegnati 817 religiosi sacerdoti, 87 religiosi fratelli, 172 religiosi con voti temporanei e 55 novizi che si apprestano a seguire le orme di san Camillo. Oltre un centinaio sono medici e operatori sanitari, impegnati, con varie competenze sanitarie e amministrative, in 120 strutture sanitarie come ospedali, hospice, lebbrosari, dispensari, centri di salute pubblica e di formazione sanitaria.

 

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