La Famiglia Camilliana Laica “San Camillo” di Csíkszereda compie trent’anni

Il 25 marzo 2024, per grazia di Dio, la Famiglia Camilliana Laica “San Camillo” di Csíkszereda compie 30 anni. È una vocazione che riempie la vita, con radici che risalgono forse ai tempi precedenti alla nostra nascita, che ne hanno fornite le basi.

Ho sentito parlare per la prima volta della FCL nel settembre 1992, a Budapest, quando la mia Mamma-Éva (ormai di felice memoria), ne parlò in occasione di un ritiro privato a casa di Mária Herpy (allora amministratrice della Chiesa in Roccia di Budapest). Poi, ci fu silenzio per un anno.

Il 17 ottobre 1993, ho potuto assistere alla Messa straordinaria del padre camilliano Dott. Anton Gots a Budapest, discernendo la mia vocazione di vita. La nota centrale della predica mi stupì, perché presentava l’unificazione della sofferenza umana con quella redentrice del Signor Gesù Cristo, attraverso della malattia degli organi. Questo è ciò che il Padre ha chiamato “santità”, se si vive la sofferenza come “santità” con il Signor Gesù Cristo. Sono rimasta sbalordita nello scoprire che ero un “sacramento vivente”, grazie alle sofferenze che avevo sperimentato attraverso le malattie.

Mi sono innamorata di San Camillo. La mia vita aveva un senso. Si era chiusa un’epoca e si apriva davanti a me un nuovo, ampio cammino pieno di promesse e di opportunità, nella quale entravo con fiducia. Alla fine della Santa Messa avevo ricevuto una notizia importante: la direzione dell’Ordine Camilliano aveva deciso, su raccomandazione di mia mamma-Eva, di mandarmi a Roma per continuare i miei studi. Ero entusiasta di questa proposta, di cui non osavo parlare alla mia famiglia a casa. Poco dopo mi fu chiesto di organizzare un incontro per padre Gots a Csíkszereda.

Il primo incontro camilliano ebbe luogo a metà marzo 1994. Il sindaco di allora, Csaba Csedő (ex direttore dell’ospedale), ci mise a disposizione la sala banchetti del Municipio per tre giorni. Furono invitate 137 partecipanti da venti località della nostra Provincia Harghita, conoscenze personali. In quell’occasione invitammo anche il futuro P. Alfréd György. Fu un incontro fantastico.

Una settimana dopo, il 25 marzo 1994, tenne la prima riunione camilliana, sempre in una sala del Municipio, ora tra di noi, senza pastore, e come famiglia. Prendemmo il nome di “San Camillo” e iniziammo il cammino di spiritualità, con quanti ne avevamo, ma fin dall’inizio ci muovemmo su due piani, la spiritualità camilliana e la carità. Non abbiamo avuto mai un assistente spirituale camilliano.

Sotto il patrocinio del dottor Csedő Csaba, organizzavamo visite ai pazienti dell’Ospedale della Contea e ai pazienti a domicilio della zona parrocchiale, ai quali andavamo insieme a fare visita.

Tra il 1994-97 ho terminato la prima parte dei miei studi a Roma, dopodiché sono rimasta a casa per un anno per preparare la licenza ufficiale della FCL nella nostra diocesi.

Nel 1997, ha avuto luogo la consacrazione della nostra FCL nella parrocchia di Sant’Agostino tramite don Pénzes József, parroco. Da dicembre è stato lanciato il Messaggio mensile della FCL di Csíkszereda, in ungherese e italiano, l’unico bollettino spirituale camilliano dell’Europa orientale. In quest’anno, abbiamo iniziato gli esercizi spirituali dei camilliani laici, inizialmente insieme ai disabili.

Nel 2000 ho terminato i miei studi al Camillianum (e Theresianum) di Roma e prima della fine dell’anno, con il sostegno dei dignitari della Chiesa cattolica ungherese, abbiamo iniziato per la prima volta a Csíkszereda, la cura spirituale dei pazienti dell’ospedale, che per me è durata 16 anni, fino al mio pensionamento. Durante questo periodo, l’ospedale è diventato il nostro punto d’incontro per molte occasioni di celebrazione, preghiera, messa, esercizi spirituali, feste cattolici ecc.

Nel frattempo sono stati pubblicati sette volumi di libri per camilliani laici e malati, altri due sono in arrivo, uno è in attesa di pubblicazione da tre anni e l’altro è in preparazione.

In questi trent’anni abbiamo perso molti di noi, ne sono arrivati nuovi, e quelli rimasti hanno un grande debito di gratitudine verso il Dio Onnipotente per questi trent’anni di grazia, anche se ci ha regalato sorrisi o lacrime a ciascuno, secondo la sua capacità di sopportarle, ma ne è valsa la pena…

Maria Hajnalka Bakó