La testa e il cuore

Angelo Brusco in Missione Salute N.5/2019 p. 82

Ad una amica che chiedeva se nelle mie scelte mi lascio guidare più dalla testa o più dal cuore, ho risposto vagamente affermando che nel mio agire cerco di tenere in considerazione sia la ragione che i sentimenti. La risposta piuttosto sbrigativa mi ha lasciato insoddisfatto, per cui ho voluto darle una spiegazione, ricorrendo ad una citazione di Khalil Gibran: «La vostra ragione e la vostra passione (cuore), egli scrive, sono il timone e le vele della vostra anima navigante. Se si spezzano le vele, o si spezza il timone, o andrete alla deriva oppure resterete a ristagnare in mezzo al mare. Infatti la ragione, quando domina da sola, è una forza imprigionante; e la passione, quando non è custodita, è una fiamma che brucia a propria distruzione. (…)

Vorrei consideraste il vostro giudizio e il vostro impulso sempre come fareste con due ospiti amati in casa vostra. Sicuramente non onorereste un ospite più che l’altro: poiché chi ha più attenzione verso uno solo perde l’affetto e la fiducia di entrambi» . Anche se in termini poetici, il testo di Gibran illustra quella che gli psicologi chiamano intelligenza emotiva, intendendo con questo termine la capacita di vivere le emozioni e i processi di pensiero in pieno equilibrio e armonia. Ciò comporta che la ragione sappia riconoscere, accettare e gestire le emozioni, comprese quelle definite convenzionalmente negative come la rabbia, la tristezza, il dolore, nel modo più funzionale possibile al benessere della persona.

La difficoltà di raggiungere una sana alleanza tra testa e cuore e bene illustrata da Stefano Benni che scrive: «La giraffa ha il cuore lontano dai pensieri, si è innamorata ieri e ancora non lo sa». In questa immagine, a prima vista piuttosto strana, e raffigurato chiaramente quanto avviene nel rapporto tra la dimensione intellettuale e quella emotiva. II collo della giraffa rappresenta il percorso che i sentimenti, i desideri devono compiere per arrivare alla testa, cioè per essere riconosciuti e accolti, e quello che i pensieri devono affrontare per giungere al cuore, e cioè per essere interiorizzati e fatti oggetto dell’affettività. Si tratta di un percorso lungo – come è lungo il collo della giraffa… – cioè difficoltoso a causa di numerosi ostacoli interni ed esterni. Spesso i sentimenti non salgono dal cuore alla testa – come nel caso della giraffa – perché l’individuo li tiene fuori dal campo della coscienza per mancanza di educazione alla dimensione affettiva, per paura, per vergogna o perché essi domandano un coinvolgimento che gli riesce difficile.

In questi casi, le conseguenze possono essere varie: da una parte la visione della realtà è limitata perché, come afferma Antoine de Saint-Exupéry nel Piccolo Principe, «non si vede bene che col cuore; l’essenziale e invisibile agli occhi» e le scelte vengono compiute senza l’apporto del cuore che «ha delle ragioni che la ragione non conosce» (Pascal) e, dall’altra, i sentimenti non riconosciuti, sfuggendo alla gestione della ragione, agiscono sul comportamento senza che l’individuo se ne renda conto e ne prenda la responsabilità. «Va’ dove ti porta il cuore» non sempre è un messaggio ricco di saggezza. Può, però, anche accadere che ciò che si pensa non raggiunga ciò che si sente.

Quando questo avviene, quanto si afferma rischia di rimanere a livello intellettuale. Non scendendo nel cuore non viene bagnato dai sentimenti. Non essendo fatto proprio, cioè integrato, non è in grado di incidere efficacemente sul comportamento. Questo spiega come tanti propositi formulati in particolari circostanze o tante solenni proclamazioni di valori evaporino rapidamente perché non interiorizzati. Il processo d’interiorizzazione di ciò che si afferma e ben illustrato dalla breve parabola evangelica: «Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra» (Mt 13,45-46).

Giunto a questo punto, ho dovuto confessare che nel rispondere alla domanda della mia amica avevo impiegato più la testa che il cuore. Ma questa non era la mia intenzione…