L’accompagnamento efficace alla vita religiosa camilliana come sviluppo umano integrale.
Pietro Magliozzi m.i.
La grande novità dell’incontro annuale panamericano dei formatori è che si tratta di un’esperienza di responsabilità e costanza nel campo della formazione permanente e della condivisione interprovinciale, essendo iniziati questi incontri nel 1997 e mai si sono interrotti, eccetto nel 2017 per l’incontro mondiale della formazione a Roma. Si tratta di un appuntamento annuale unico nel mondo camilliano che sicuramente ha portato e continua a portare frutti di crescita nella qualità dei formatori alla vita religiosa camilliana.
L’incontro è stato realizzato quest’anno in Cile, nella piccola delegazione della Provincia Romana dove vivono 4 religiosi e un postulante tra il 24 e il 28 settembre 2018, ospitati dal seminario diocesano San Pedro apostol di San Bernardo. Hanno partecipato 15 membri della grande Famiglia Camilliana, rappresentanti della Casa Generalizia di Roma (1), di Stati Uniti (1), Messico (1), Colombia (2), Perù (3), Argentina (1), Brasile (2), Cile (4). Il tema assegnato è stato l’accompagnamento, che si è sviluppato alla luce della linea dello “Sviluppo umano integrale” di cui si parla oggi nella Chiesa. Nelle conferenze si è considerata la dimensione integrale della spiritualità e dell’antropologia (l’identità finale del giovane di oggi) per arrivare a stili di accompagnamento che favoriscono la crescita e, soprattutto, la gestione dei giovani di oggi e delle loro problematiche; un incontro nuovo anche per i contenuti presentati da esperti che hanno mostrato l’importanza di prevenire in modo personalizzato gli scandali post-consacrazione (per non aver intarnalizzato i valori) e gli errori che i formatori fanno nell’accompagnamento.
L’incontro è iniziato con l’intervento di P. Laurent Zoungrana, Vicario Generale dell’Ordine e responsabile della formazione, sul nuovo Regolamento di formazione del 2018, quindi è seguito l’intervento del Padre gesuita Larry Yèvenes sulle sfide attuali dell’accompagnamento spirituale. Il primo giorno si è concluso partecipando all’ordinazione diaconale del camilliano cileno Basil Darker, nella città di Santiago. Il secondo giorno hanno esposto il P. Marcelo Lamas, provinciale della congregazione San Viator, sul processo di discernimento nell’accompagnamento vocazionale e di formazione, quindi Sr. Celite Frare, Ministra degli infermi missionaria in Cile, psicologa, ha mostrato gli errori più comuni dei formatori e formatrici e l’importanza di prendere coscienza di essi. Terzo giorno è stato di convivenza con una gita a Isla Negra, in una casa di Pablo Neruda, premio nobel di letteratura per entrare in contatto con la cultura cilena e la creatività dell’arte letteraria in un uomo che ha fatto di questa il senso della sua vita.
Quarto giorno la psicologa Ana Contreras ha parlato dello sviluppo delle abilità del formatore con dinamiche che hanno coinvolto i partecipanti per prendere coscienza di ciò che vive il formando e il formatore nei casi di mancanza di intelligenza emozionale. P. Eduardo Morante, licenziato in spiritualità e Viceprovinciale del Perù ha esposto quali sono gli strumenti spirituali nell’accompagnamento e P. Pietro Magliozzi, dottore in teologia pastorale sanitaria, ha presentato come un accompagnamento non inserito in uno sviluppo umano integrale non serve né per fare una buona diagnosi né per un appropriato e completo trattamento in caso di blocchi dello sviluppo. La notte del quarto giorno ha visto il cantautore Leonardo Caro con la figlia Dominga Jesus in un viaggio per il Cile con canti folklorici delle varie zone e diapositive dei vari paesaggi. L’ultimo giorno è stato utilizzato dal don Robin Saez, licenziato in filosofia, rettore del seminario diocesano di San Bernardo, per presentare, attraverso l’Instrumentum laboris del nuovo sinodo dei giovani 2018, la situazione e la cultura dei giovani nel mondo di oggi, per adeguare il modo di fare promozione vocazionale.
La logica per costruire questa settimana di formazione permanente per formatori camilliani è consistita in un approccio induttivo: partire dall’esperienza di chi vive con i giovani e vede le loro difficoltà così come le difficoltà del formatore (e non partire dalla norma assoluta, né dallo psicologismo, né dallo spiritualismo disincarnato) per risolverle; usare metodi di tipo scientifico (obiettivi e interdisciplinari), metodologie di tipo pastorale (pratiche e non di puri principi, valori e concetti intellettuali astratti) per adattarsi alla situazione particolare del giovane di oggi e incontrare una soluzione, la più umana e adeguata possibile. Tutto ciò deve essere inserito in un terreno di tipo spirituale e antropologico che produca una crescita naturale, umana e spiritual/divina (lo sviluppo umano integrale). La logica, in sintesi, è partire dall’uomo concreto (nel centro) e poi usare scienza, pastorale, interdisciplinarietà, spirito, identità antropologica, principi magisteriali, per terminare con lo studio e l’applicazione del regolamento camilliano.
La relazione del P. Laurent Zoungrana ha mostrato in quali punti il Regolamento di formazione 2018 si differenzia dall’anteriore. Ha seguito un lavoro per gruppi dove sono uscite varie osservazioni. Negli articoli 47 e 52 dove si parla di comunità interprovinciale è importante lavorare previamente gli shock culturali (con viaggi di conoscenza sin dalla fase di formando, esperienze e progetti comuni, studi). Nell’articolo 57 si chiede una frequenza quotidiana con i malati nel noviziato, e poi? Gli articoli 13 e 14 ripropongono il tema di orientazione a padre e fratello, un tema sempre aperto; nell’articolo 87 dove si dice que il fratello deve studiare lo stesso iter del padre c’è stata discussione sull’opportunità o meno, e P. Laurent ha spiegato che la base degli studi è comune, poi il fratello farà la sua specializzazione, l’importante è non abbassare il livello culturale del fratello. Si è commentato che il Regolamento di formazione rappresenta un ideale a cui tendere (come il Vangelo) e soprattutto serve per la formazione permanente, toccherà ad ogni comunità formativa svilupparlo, studiarlo e farlo proprio. Si è parlato poi sulla differenza terminologica di aspirantato (o prepostulantato o propedeutico) e postulantato (quando il soggetto entra a vivere in comunità). Il n. 81 ha fatto riflettere sul progetto personale inserito in direttive e obiettivi chiari per tutti. Il clima del Regolamento è quello di creare una formazione di discernimento (non poliziesca) e pratica (non solo di informazioni e concetti).
Larry Yèvenes, gesuita ha esposto: Sfide attuali dell’accompagnamento spirituale.
Oggi si vede con sospetto qualunque adulto che vuole dirigere un altro adulto: vuole manipolare la sua coscienza? vuole abusare del suo potere? Per questo non si usa più la parola direzione spirituale, ma accompagnamento o appoggio spirituale o ascolto significativo, secondo le radici bibliche. Questo accompagnamento, il cui fine è crescere nell’esperienza spiritual/religiosa, ha le sue caratteristiche, tra cui è importante che sia confidenziale (non si offrono relazioni ad altri, a meno che la persona può danneggiare se stessa o un terzo).
Le 7 sfide dell’accompagnamento sono: 1-come creare un atteggiamento di accoglienza e fiducia, 2-come personalizzare la crescita spirituale (dando chiavi di lettura e non volendo controllare la vita dell’altro); 3-come evitare i transfert di maternità o paternità sostitutiva, evitando così l’infantilizzazione e le dipendenze affettive; 4-saper gestire il potere in modo prudente; saper riconoscere il desiderio di controllare l’altro, non mostrare una maschera si super-man, non allungare gli accompagnamenti all’infinito; 5-saper affrontare tutti i temi della vita dell’accompagnato e vedere quali sono quelli che più costano a entrambi e perché; 6-non porsi come psico-terapeuti, saper distanziarsi in caso di patologie mentali o di innamoramenti, o derivare all’esperto; 7-lavorare come accompagnante la maturità, cioè essere persona di Dio con esperienza personale di Dio.
Il lavoro di gruppo è consistito nel vedere quali di queste 7 sfide dell’accompagnante costa di più realizzare. In sintesi, l’accompagnante deve essere cosciente delle sue debolezze e forze per evitare proiezioni. Soprattutto sulla sessualità si gioca la tranquillità del giovane, è importante che il formatore abbia lavorato questo settore.
Marcelo Lamas ha esposto: Accompagnamento vocazionale e formativo del processo del discernimento.
All’inizio ha voluto sapere quali sono le principali difficoltà come accompgnanti e sono state evidenziate alcune: come gestire la mancanza di costanza dei formandi, come sbloccare persone bloccate in fissazioni mentali, come gestire doppie vite, il relativismo morale, regressioni o involuzioni, mentalità di ultima generazione; e poi problemi degli stesi formatori: come gestire la formazione quando si hanno molte altre responsabilità o il formtaore è stato obbligato a farlo.
Il P. Lamas ha poi posto molti altri problemi della formazione vocazionale e formativa di oggi. Per questo è importante saper accompagnare il giovane aspirante (per scoprire se c’è una chiamata di Dio e che cosa essa implica?) e al giovane in formazione (per conoscersi e lasciarsi conoscere, essere disponibile a crescere, ad essere educato in tutte le dimensioni). Si pretende come minimo dal giovane la disponibilità ad ascoltare, lasciarsi accompagnare, essere trasparente e onesto, raccontarsi, assumere la sua vita e le sue angustie affrontandole (non solo obbedendo).
A questo punto il P. Lamas ha presentato gli stili di formazione. 1-il tradizionale (centrato nella regola e il ruolo); 2-la autorealizzazione del candidato (centrato nella valorizzazione della persona), in questo manca l’obbedienza di Cristo al Padre; 3-il modello dell’accettazione di se stesso cercando ciò che si deve convertire (uno stile molto psicologista); 4-l’integratore: una tensione sana dei conflitti e una rilettura della propria storia a livello psico-socio-morale e spiritual-teologico.
Lo sviluppo vocazionale di un candidato che sta crescendo e maturando ha i seguenti aspetti: 1-cerca Dio con una fede adulta; 2-si conosce e stabilizza la sua identità nelle varie nevrosi che immancabilmente sono presenti; 3-è capace di amare e darsi; 4-vive una spiritualità di relazione e incontri; 5-è disponibile e farsi formare; 6-sa integrare la sua aggressività, tensioni sessuali, desideri frustrati nella sua personalità senza squilibrarsi.
L’incontro è terminato con casi clinici studiati in gruppo. L’importante è lavorare bene la vera motivazione (bisogni, desideri, valori) del candidato. Se la motivazione profonda della vocazione è quella di essere ammirato e valorizzato, idealizzato dai laici e non di essere un testimone di Cristo, il soggetto non camminerà, si perderà facilmente l’orientamento e poi si avranno sorprese. In questo disse il Padre Lama, il 5% dipende dal formatore e il 95% si costruisce tra il giovane e lo Spirito Santo.
Nelle fotocopie il P. Lamas lasciò gli indicatori per sapere se un giovane sta avanzando o no nel cammino di formazione, se sta resistendo a internalizzare i valori o no (cf. claves para interpretar la posibles motivaciones inconscientes).
La conferenza di Sr. Celite Frare è stata: I 30 errori dei formatori.
1-Personalismo del formatore che sa tutto ed è l’unico protagonista della formazione; 2-il paternalismo che infantilizza il formando; 3-l’esemplarismo di un formatore che mantiene sempre il controllo di sé; 4-il moralismo ossessionato per scoprire errori del formando; 5-il polizialismo di un investigatore; 6-il formatore che si intromette in tutto e che invade spazi di privacy; 7-il formatore assente; 8-il laissez faire, che lascia tutto il protagonismo e le decisioni ai formandi; 9-il proiettare i propri desideri frustrati sui formandi creando formandi dittatori e che abbandonano; 10-l’irritabile e suscettibile; 11-il terrorista che impone con il terrore di espellere il candidato; 12-il sarcastico che umilia; 13-il formatore con tratto differenziato con i suoi protetti e preferiti da un lato e gli emarginati dall’altro; 14-il pauroso del conflitto che nega i conflitti; 15-il formatore con complessi di inferiorità che pensa di non essere capace; 16-il resistente ad assumere la missione di formatore; 17-il formatore con identità culturale o sessuale fragile e non sà confrontarsi; 18-il formatore che solo gioca e condivide però non fa crescere; 19-l’eterno, intoccabile; 20-lo stressato senza tempo; 21-il chiuso alle novità e attaccato al passato; 22-il massificante e incapace di personalizzare la formazione; 23-il preoccupato del numero più che della qualità; 24-il formatore che non riflette davanti i fallimenti e ripete sempre gli stessi errori; 25-colui che priorizza il comportamento esterno e non vede le motivazioni interne; 26-colui che priorizza la dimensione intellettiva del candidato; 27-colui che priorizza il fare e il produrre; 28-colui che priorizza l’autorealizzazione del formando a sacrificio della vita comunitaria; 29-colui che priorizza la mistica e le devozioni; 30-colui che priorizza lo psicologismo.
Si sa che non esiste il formatore perfetto e ideale, però è importante prendere coscienza della trappola nella quale ciascuno cade e essere misericordiosi con se stessi. La conferenza di Sr. Celite è terminata con 3 casi pratici in cui si è fatta la diagnosi dell’errore del formatore; in che tappa della formazione è iniziato l’errore e che si potrebbe proporre nell’accompagnamento per risolvere tale errore. La conclusione fu che il formatore ha bisogno di farsi incontrare da Dio e condurre dallo Spirito per cercare di essere un mistagogo (persona che si lascia educare verso la mistica) verso la piena maturità in Cristo (Ef 4,13).
La psicologa Ana Contreras ha dato la conferenza: Sviluppo di abilità del formatore.
La cosa più importante per un formatore per evitare danni ed errori è quella di essere cosciente di ciò che succede in lui, soprattutto dell’intelligenza emozionale che ha o non ha. La prospettiva psicologica proposta è quella della visione sistemica in cui è più importante la rete delle relazioni e ciò che succede tra le persone che la persona in se stessa (per migliorare il clima comunicazionale e la fraternità). L’altra prospettiva è l’Analisi esistenziale, cercando gli obiettivi della persona, il senso e le motivazioni che la spingono ad agire.
Molti sono stati gli esercizi per riuscire a prendere coscienza di ciò che succede dentro ciascuno di noi e sapersi ascoltare. Prendere coscienza del punto di vista dal quale uno parte. Non è importante dire qual è la verità, ma co-costruire la verità insieme affinché l’altro (il formando) senta che è una verità internalizzata (autonoma) e non imposta dall’esterno (eteronoma, moralista, dogmatica). Questo prendere coscienza è importante per il formatore (che si pone in situazione di ignorante su ciò che sente il formando ed esplora il suo mondo) e aiutare il formando a sapersi autoascoltare.
Si è analizzato un caso concreto con un role playing in cui la psicologa andava dietro la persona aiutandola a farsi le domande giuste per sbloccare il caso di incomunicazione tra formatrice e formanda. Ci si chiede: che sta succedendo con questa persona? perché mi pone incomodo? prova con un’altra strategia comunicativa! ti sei sentito rispettato?…
In sintesi si è imparato a vedere l’importanza di creare convinzioni proprie attraverso un lavoro sull’intelligenza o competenza emozionale del formando e formatore e non dire ciò che è buono o cattivo pensando che si è compiuto il lavoro formativo. Ciò che motiva un giovane è ciò che viene da dentro e non ciò che è imposto da fuori. Per questo è tanto importante fare queste due domande: che mi succede? (coscienza emozionale) e che ti succede? (comprensione emozionale dell’altro).
Il P. Eduardo Morante ha presentato il tema: Strumenti di spiritualità nell’accompagnamento.
Lo “spirito” è un processo che bisogna aiutare a svilupparsi, è una capacità relazionale integrale (con Dio, gli altri, se stessi, la creazione). Per questo è importante partire dalle mozioni spirituali (gli atteggiamenti concreti verso un evento, l’intuizione di perché mi sento interpellato da Dio, gli altri, gli eventi) per mettere in moto questo movimento spirituale e discernere (affinando l’udito spirituale) dove vuole condurre questo spirito. Gli strumenti sono i seguenti: 1-essere amico di Gesù, saper stare con lui, vivere la presenza della persona di Gesù. Serve più conoscere questa persona che fare tante attività spirituali, come un semplice fare. 2-Avere il senso sociale della spiritualità nella vita quotidiana, conoscere la dottrina sociale della Chiesa. 3-Conoscere il proprio carisma a servizio degli altri e la bellezza della comunione come stile relazionale.
I cammini spirituali che si possono intraprendere con questi strumenti sono: 1-passare a identificarsi con la missione di Gesù; 2-passare dal pessimismo all’ottimismo, l’allegria dell’incontro con Gesù; 3-passare dalla ricerca di risultati immediati (con la fretta) a processi pazienti secondi i tempi di Dio; 4-passare dalla mondanità al discernimento teologale in cui si vede come applicare i regolamenti e gli ideali; 5-saper accompagnare persone e processi con la coscienza che Dio è sempre più grande di tutto quello che uno vive (riunioni, strategie, problemi). Concludendo il P. Morante ha sottolineato la profondità del libro di Emidio Spogli “La diakonia della carità” e ha invitato a rileggere la cultura e le fonti camilliane per inzupparsi della spiritualità camilliana e sentirsi orgogliosi di essere seguitori di San Camillo e la sua spiritualità.
Pietro Magliozzi ha esposto il tema di antropologia: Sviluppo umano integrale e accompagnamento.
Dopo una explicatio terminorum dei concetti di “sviluppo”, “umano” e “integrale”, ha posto i termini in un contesto cosmologico e teologico integrale inserendoli in un ambito fenomenico, umano e trascendente. Quindi ha proposto una diagnosi pastorale di sviluppo umano integrale usando le 4 domande: 1-Relazioni (integrali); 2-Integralità delle 8 dimensioni umane; 3-Dinamismo (ferite del passato e ideali futuri); 4-Unicità dell’autoconoscenza profonda.
Da questa diagnosi parte un trattamento biblico, uno psicologico e uno di fede adulta. Saper far crescere la propia fede significa avere uno strumento che “muove le montagne” e “vince il mondo”. La conferenza terminò raccontando un’esperienza pratica di Takiwasi (amazzonia del Perù) dove con un trattamento di sviluppo umano integrale (prima fenomenico, poi umano e poi cristiano, concluso con un esorcismo) si riesce in 4-8 settimane a liberare nel 75% dei casi la dipendenza da droga (quando con altri approcci la % di liberazione varia dal 6% al 15%).
La Superna Dispositione nel 1600 diceva già: “El desnudo y puro servizio di misericordia spirituale e corporale solo per amor di Dio è l’indole, il fondamento, la ragione e la forza del nostro Istituto”.
L’ultima conferenza è stata data da P. Robin Saez sul tema: Il mondo giovanile di oggi e la promozione vocazionale.
Il concetto iniziale è che la formazione permanente funziona se la formazione iniziale e matura, soprattutto, se invece di dare solo concetti teorici, principi e linee guida si è fatta una vera pastorale vocazionale e formativa (un progetto pratico e atterrato nella vita concreta). Il Padre Saez ha usato come testi di riflessione la Pastores dabo vobis del 1994 e l’Instrumentum laboris del sinodo dei giovani del 2018. Il giovane di oggi ha tremende fragilità (non matura, non ha atteggiamenti che vanno al di là del suo naricisismo ed edonismo, cerca l’immediato e non le tappe di crescita). Il primo lavoro con lui è quello di ascoltarlo. Tutto il mondo va verso una discesa delle vocazioni però l’importante è vivere della speranza che Dio sempre darà pastori per il suo gregge (Ger 23,4) e che lui è il buon pastore (Gv 10,11), che non siamo noi a dover cercare o inventare le vocazioni, ma è Dio che le suscita (“senza di me non potete fare nulla”, dice Gesù, non dice: poco o qualcosa, ma dice “nulla”). Come disse il crocifisso a San Camillo: “avanti… questa opera no è tua, ma mia”; ciò evita che cadiamo nello scoraggiamento.
Da parte nostra bisogna farsi domande: 1-Ho speranza davanti la scarsezza di vocazioni e di pastorale giovanile? 2-Qual è la risposta della Chiesa? primo credere di più e secondo sentire la grave responsabilità di cooperare con Dio in questa promozione vocazionale. 3-Che problema o che stimolo suscita l’attuale contesto socioculturale ed ecclesiale nei ragazzi, adolescenti, giovani con progetti di vita consacrata? Serve per uscire a cercare i giovani (ambito internet), e coinvolgersi in attività sociali (sport, musica, arte) dove i giovani si trovano.
L’Instrumentum laboris usa una triade di lavoro: 1-Riconoscere, sapere che sta facendo lo Spirito Santo oggi con i giovani; Dio vuole il bene dei giovani nonostante possa permettere il male, però è per un bene maggiore. 2-Interpretare, riflettere sulla gioventù a partire da uno sguardo di fede. 3-Scegliere i passi concreti che lo Spirito suggerisce e come rispondere alla chiamata. Due ambiti di lavoro importante sono la ricerca di senso, il narcisismo e la famiglia.
L’incontro si è concluso con una valutazione di questo cammino che dura dal 1997 fino al 2018 con 21 incontri annuali. Si è visto l’importanza di recuperare la memoria storica di questi incontri, gran parte della quale raccolta e conservata dal P. Luciano Ramponi. Quindi, continuare mantenendo tutto ciò che si raccoglie a partire da quest’incontro in una nube dentro un sito internet. La promozione vocazionale sta prendendo il cammino delle reti internet con strategie comunicative di ultima generazione come già il Brasile ha iniziato a fare e il Cile sta pensando di fare con esperti del settore strategie comunicazionali.
I temi più sentiti dai formatori da sviluppare prossimamente nel continente americano sono i seguenti: 1-CULTURA: interculturalità, cultura vocazionale, nuove culture giovanili; 2-MATURAZIONE INTEGRALE: sessualità guarente, mistica della carità; 3-ANIMAZIONE VOCAZIONALE: discernimento vocazionale, spiritualità camilliana in chiave giovanile, vocazioni adulte, esperienze efficaci di animazione voacazionale.
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