A chi dare il respiratore? I guanti? Le mascherine non sono per tutti? Scegliamo di intervenire sui giovani o gli anziani colpiti dal virus? Mille sono le domande come queste e mille sono le scelte che le persone in prima linea nella emergenza sono costrette a farsi.
La tentazione è pensare che le decisioni siano processi lineari, ma l’emergenza non ha certo fra i suoi punti di forza la linearità. A casa in quarantena, immersi in una forzata coesistenza, dobbiamo decidere cosa acquistare e chi far uscire, dove andare, cosa cucinare. Ma qual è la priorità? Qual è il “pilastro” attorno al quale costruire le nostre scelte? Questo tempo del virus potrebbe esserci utile a centrare cosa è importante (ma veramente) per me.
Siamo figli di un tempo in cui per molti (anche se non per tutti) tutto è stato accessibile con un click o chiamando il rider di turno fino a pochi giorni fa. Un quotidiano in cui scegliere non era un problema, e oggi ci scopriamo fragili a dover scegliere in un quadro di risorse limitate e in uno spazio-tempo improvvisamente contratto e povero. Il vangelo di oggi ci invita proprio a questo: scegliere a partire da un ascolto profondo del senso della nostra storia (Shemà Israel) e di un profondo e autentico amore verso sé stessi. Coraggio!
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