INCONTRO DEL SANTO PADRE FRANCESCO CON RELIGIOSE E RELIGIOSI DELLA DIOCESI DI ROMA
Sabato, 16 maggio 2015
I monasteri vivono un delicato equilibrio tra nascondimento e visibilità, clausura e coinvolgimento nella vita diocesana, silenzio orante e parola che annuncia. In che modo un monastero urbano può arricchire e lasciarsi arricchire dalla vita spirituale della Diocesi e dalle altre forme di vita consacrata, mantenendosi saldo nelle sue prerogative monastiche? Prima domanda (Sr. Fulvia Sieni, Agostiniana del Monastero dei Santi Quattro Coronati)
Lei parla di un delicato equilibrio tra nascondimento e visibilità. Io dirò di più: una tensione fra nascondimento e visibilità. La vocazione monastica è questa tensione, tensione nel senso vitale, tensione di fedeltà. L’equilibrio si può intendere come “bilanciamo, tanto di qua, tanto di là…”. Invece la tensione è la chiamata di Dio verso la vita nascosta e la chiamata di Dio a farsi visibili in un certo modo. Ma come deve essere questa visibilità e come deve essere questa vita nascosta? E’ questa tensione che voi vivete nella vostra anima. E’ questa la vostra vocazione: siete donne “in tensione”: in tensione fra questo atteggiamento di cercare il Signore e nascondersi nel Signore, e questa chiamata a dare un segno. Le mura del monastero non sono sufficienti per dare il segno. Ho ricevuto una lettera, 6-7 mesi fa, di una suora di clausura che aveva incominciato a lavorare con i poveri, nella portineria; e poi è uscita a lavorare fuori con i poveri; e poi è andata avanti di più e di più, e alla fine ha detto: “La mia clausura è il mondo”. Io le ho risposto: “Dimmi, cara, tu hai la grata portatile?”. Questo è uno sbaglio.
Un altro sbaglio è di non voler sentire niente, vedere niente. “Padre, le notizie possono entrare in monastero?”. Devono! Ma non le notizie – diciamo – dei media “chiacchieroni”; le notizie di che cosa succede nel mondo, le notizie – per esempio – delle guerre, delle malattie, di quanto soffre la gente. Per questo una delle cose che mai, mai dovete lasciare è un tempo per ascoltare la gente! Anche nelle ore di contemplazione, di silenzio… Alcuni monasteri hanno la segreteria telefonica e la gente chiama, chiede preghiera per questo, per quest’altro: questo collegamento con il mondo è importante! In alcuni monasteri si vede il telegiornale; non so, questo è discernimento di ogni monastero, secondo la regola. In altri arriva il giornale, si legge; in altri si fa questo collegamento in un’altra maniera. Ma sempre è importante il collegamento col mondo: sapere che cosa succede. Perché la vostra vocazione non è un rifugio; è andare proprio in campo di battaglia, è lotta, è bussare al cuore del Signore per quella città. E’ come Mosè che teneva le mani in alto, pregando, mentre il popolo combatteva (cfr Es 17,8-13).
Tante grazie vengono dal Signore in questa tensione tra la vita nascosta, la preghiera e il sentire le notizie della gente. In questo la prudenza, il discernimento, vi farà capire quanto tempo va a una cosa, quanto tempo all’altra. Ci sono anche monasteri che si occupano mezz’ora al giorno, un’ora al giorno di dare da mangiare a coloro che vengono a chiederlo; e questo non va contro il nascondimento in Dio. E’ un servizio; è un sorriso. Il sorriso delle monache apre il cuore! Il sorriso delle monache sfama più del pane quelli che vengono! Questa settimana tocca a te dare da mangiare quella mezz’ora ai poveri che chiedono anche un panino. Chi questo, chi l’altro: questa settimana tocca a te sorridere ai bisognosi! Non dimenticate questo. A una suora che non sa sorridere manca qualcosa.
Nel monastero ci sono problemi, lotte – come in ogni famiglia – piccole lotte, qualche gelosia, questo, quest’altro… E questo ci fa capire quanto soffre la gente nelle famiglie, le lotte nelle famiglie; quando litigano marito e moglie e quando ci sono le gelosie; quando si separano le famiglie… Quando anche voi avete questo tipo di prova – sempre ci sono queste cose –, sentire che quella non è la strada e offrire al Signore, cercando una strada di pace, dentro il monastero, perché il Signore faccia la pace nelle famiglie, fra la gente.
“Ma mi dica, Padre, noi leggiamo spesso che nel mondo, nella città, c’è la corruzione; anche nei monasteri ci può essere la corruzione?”. Sì, quando si perde la memoria. Quando si perde la memoria! La memoria della vocazione, del primo incontro con Dio, del carisma che ha fondato il monastero. Quando si perde questa memoria e l’anima comincia ad essere mondana, pensa cose mondane e si perde quello zelo della preghiera di intercessione per la gente. Tu hai detto una parola bella, bella, bella: “Il monastero è presente nella città, Dio è nella città e noi sentiamo i rumori della città”. Quei rumori, che sono rumori di vita, rumori dei problemi, rumori di tanta gente che va a lavorare, che torna dal lavoro, che pensa queste cose, che ama…; tutti questi rumori vi devono spingere a lottare con Dio, con quel coraggio che aveva Mosè. Ricordati di quando Mosè era triste perché il popolo andava per una strada sbagliata. Il Signore ha perso la pazienza e ha detto a Mosè: “Io distruggerò questo popolo! Ma tu stai tranquillo, ti metterò a capo di un altro popolo”. Cosa ha detto Mosè? Cosa ha detto? “No! Se tu distruggi questo popolo, distruggi anche me!” (cfr Es 32,9-14). Questo legame con il tuo popolo è la città. Dire al Signore: “Questa è la mia città, è il mio popolo. Sono i miei fratelli e le mie sorelle”. Questo vuol dire dare la vita per il popolo. Questo delicato equilibrio, questa delicata tensione significa tutto questo.
La domanda finale è: come un monastero può arricchire e lasciarsi arricchire dalla vita spirituale della diocesi e dalle altre forme di vita consacrata, mantenendosi saldo nelle sue prerogative monastiche? Sì, la diocesi: pregare per il vescovo, per i vescovi ausiliari e per i sacerdoti. Ci sono bravi confessori dappertutto! Alcuni non tanto bravi…. Ma ce ne sono di bravi! Io so di sacerdoti che vanno nei monasteri a sentire cosa dice una monaca, e fate tanto bene ai sacerdoti. Pregate per i sacerdoti. In questo delicato equilibrio, in questa delicate tensione c’è anche la preghiera per i sacerdoti. Pensate a santa Teresa di Gesù Bambino… Pregare per i sacerdoti, ma anche ascoltare i sacerdoti, ascoltarli quando vengono, in quei minuti del parlatorio. Ascoltare. Io conosco tanti, tanti sacerdoti che – permettetemi la parola – si sfogano parlando con una monaca di clausura. E poi il sorriso, la parolina e la sicurezza della preghiera della suora li rinnova e tornano in parrocchia felici.
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