Il nuovo libro dell’arcivescovo Bertolone riflette su chi sono i religiosi e le religiose nella Chiesa contemporanea
LUIGI MARIANO GUZZO
V.Bertolone, Perfectae caritatis, cinquant’anni dopo. Né estranei agli uomini, né inutili nella città, Catanzaro 2015
Il 2015 è l’anno dedicato da Papa Francesco alla vita consacrata, ormai al “bivio tra il vaso di Pandora e la miniera d’oro”. Ed è sul crinale di un simile crocevia che prende le mosse il nuovo libro dell’arcivescovo metropolita di Catanzaro- Squillace, Vincenzo Bertolone “Perfectae caritatis, cinquant’anni dopo. Né estranei agli uomini, né inutili nella città” (Catanzaro, 2015, pp. 253). Un volume che intende, prima di tutto, riflettere sulla presenza dei religiosi e delle religiose nella Chiesa e nella società contemporanea e, ancora, fare il punto della situazione rispetto a quel “circa un milione di persone consacrate” che, nonostante il calo delle vocazioni, compongono un vero e proprio “monastero consacrato” tra i cinque continenti. Bertolone d’altronde appartiene alla Congregazione dei Missionari Servi dei Poveri, fondata dal Beato Giacomo Cusmano, e non è quindi secondario che a scrivere il testo sia stato proprio un consacrato elevato alla dignità episcopale. Peraltro la riflessione di Bertolone ha il merito, senza volersi arroccare in una retorica celebrazione di ricorrenza sulla vita consacrata, di sfruttare, con competenza, gli strumenti dell’analisi giuridica, in particolare canonistica, teologica, ossia ecclesiologica e pastorale, storica, sociologica ed antropologica.
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