Le reliquie dei Santi sono state sempre tenute in grande venerazione dai cristiani e il Magistero si è sempre preoccupato di promuovere e garantire il culto dei Santi e delle loro reliquie.
Il Dicastero delle Cause dei Santi l’8 dicembre 2017 pubblicava l’Istruzione Le reliquie nella Chiesa: autenticità e conservazione, che afferma: «Le reliquie nella Chiesa hanno sempre ricevuto particolare venerazione e attenzione perché il corpo dei Beati e dei Santi, destinato alla risurrezione, è stato sulla terra il tempio vivo dello Spirito Santo e lo strumento della loro santità, riconosciuta dalla Sede Apostolica tramite la Beatificazione e la Canonizzazione».
«Le reliquie ci indirizzano a Dio stesso: e Lui infatti che, con la forza della sua grazia, concede ad esseri fragile il coraggio di testimoniarlo davanti al mondo. Invitandoci a venerare i resti mortali dei martiri e dei santi, la Chiesa non dimentica che, in definitiva, si tratta sì di povere ossa umane, ma di ossa che appartenevano a persone visitate dalla Potenza viva di Dio. Le reliquie dei santi sono tracce di quella presenza invisibile ma reale che illumina le tenebre del mondo, manifestando il Regno dei cieli che è dentro di noi.» (Benedetto XVI, Discorso ai giovani alla Giornata Mondiale della Gioventù, Colonia, 18 agosto 2005)
Le reliquie raccontano una storia, narrano trame di vita vissuta ad immagine di Cristo, per i santi fondatori narrano la storia di un carisma. Non sono oggetto di collezionismo, ne tantomeno oggetto di scambio, ne “trofei” da innalzare come segno di vittoria, ma storia di un uomo e di una donna follemente innamorati di Dio, che ha donato la sua vita per questo immenso amore.
Le reliquie sono per noi una “provocazione”, perché rimandano alla vita dei santi che hanno vissuto in maniera tale che la loro vita non avrebbe senso se Dio non esistesse. Santificati dall’Amore che possiede il loro cuore, le loro attività in favore dell’uomo non sono tanto la prova del loro amore a Dio quanto l’Amore stesso che proviene da Dio che utilizza le energie della loro umanità per effondersi nel mondo.
Anche per noi camilliani questa reliquia narra la storia di amore di San Camillo De Lellis per il suo Signore che quotidianamente ha incontrato nel volto del fratello infermo.
A metà degli anni ‘70 un nostro confratello camilliano, p. Arturo Gionta, trasferito da Messina a Bologna, portò con sé questa importante reliquia: un abito talare originale di S. Camillo De Lellis, custodito nel terzo altare di destra presso la chiesetta/santuario della Madonna della Pioggia, in via Tanari Vecchia n.7, proprio nel cuore della città di Bologna, dove confratelli hanno officiato dal 1937 fino a qualche anno fa – anzi proprio a lato, agli inizi, avevano aperto un piccolo dispensario di medicine e cibo.
Nell’anno 2007, venne soppressa la comunità e lasciata all’interno della suddetta chiesa questa importante reliquia.
In questo anno, come Ordine, ricordiamo il terzo centenario della fondazione di Santa Maria Maddalena, luogo dove sono venerate le reliquie di San Camillo De Lellis, tempo propizio per accogliere questa reliquia, la quale ci ricorda il cammino di San Camillo, da uomo dissoluto a santo degli ammalati.
Pertanto, abbiamo ritenuto opportuno fare formale richiesta all’Arcidiocesi di Bologna alla cessione di tale reliquia e al suo relativo trasferimento in Roma.
Si è proceduto ad un accurato restauro conservativo della reliquia, la quale si presentava con leggere infiltrazioni di polvere, il colore alterato a causa dell’esposizione alla luce e dai lavaggi. Il tessuto si presentava sgualcito per le piegature acquisite nel periodo in cui è stato conservato, in alcune zone si era decomposto lasciando delle lacune, alcune cuciture erano completamente lacerate.
Il restauro è stato preceduto da uno studio accurato della loro confezione per verificare che non sia stata manomessa o riadattata nel periodo successivo. In questo caso non sono visibili interventi postumi, dopo un’accurata rimozione della polvere tramite microaspiratore, si è proceduto per cercare di restituire la forma originale, inumidendo il tessuto con vaporizzazione di acqua distillata e successiva stiratura e messa in piano del tessuto. Il consolidamento delle zone degradate è stato effettuato risarcendo tutte le lacune, inserendo inserti di tessuto simile all’originale, i frammenti distaccati sono stati reinseriti con l’ausilio di un supporto di tela nella parte interna fissata con colla termica per tessuti, tutti i bordi delle lacune e degli inserti e le parti cucite sono state fissate con intervento di cucitura e rammendo ad ago e filo. Al termine è stata reinserita la croce latina in tessuto rosso simile all’originale. Infine si è eseguita una “messa in forma” generale con accurata stiratura e composizione della veste in modo da poter essere esposta su un manichino.
Questa reliquia, può essere maggiormente valorizzata con la sua nuova collocazione (all’interno del museo della Curia Generalizzia), integra il nostro patrimonio fondativo, continua a narrare la storia d’amore di San Camillo per gli infermi e può essere venerata dai tanti pellegrini che quotidianamente visitano e si affidano al nostro “gigante della carità”.
La reliquia dell’abito di san Camillo trae il suo significato da quanto Paolo afferma nella lettera ai Colossesi “Rivestitevi dell’amore che è il vincolo della perfezione” (Col 3, 12-14). Senza questo riferimento non si spiegherebbe la stessa carità di San Camillo: “una carità che da Dio procedeva e a Dio tornava attraverso l’amore del prossimo, specie dei poveri infermi nei quali vedeva l’immagine stessa del suo Signore”.
L’augurio è che questa reliquia ci inviti ad essere e a farci santi. “La santità è il volto più bello della Chiesa” (Papa Francesco) e San Camillo De Lellis ci testimonia la bellezza di questa santità, in quanto ancora oggi, mette in luce qualche dimensione della bellezza del Signore Gesù e ci addita un cammino di santità, vero dono profetico alla Chiesa.
Padre Walter Vinci MI
Postulatore Generale
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