Questa lettera era già pronta da tempo, almeno da Natale scorso. Avevo pensato di pubblicarla in Quaresima, per condividere nella semplicità, con i sacerdoti, alcune riflessioni e alcune esortazioni per vivere sempre al meglio la pastorale delle persone malate. Poi, come sappiamo, è accaduto l’imprevedibile.
Il coronavirus che, da febbraio 2020, ha deciso di farsi un viaggio per il mondo, scegliendo come seconda tappa dopo la Cina, il nostro paese, ha messo tutti in grande difficoltà, compresi noi sacerdoti.
Improvvisamente abbiamo fatto tutti quanti i conti con la malattia o con la paura di essere contagiati. Abbiamo ascoltato storie, visto immagini, sentito persone che ci hanno fatto riflettere, commuovere, piangere. Abbiamo appreso con tristezza della morte di tanti confratelli, alcuni dei quali hanno veramente dato la vita per gli altri.
Abbiamo visto anche come i parroci e le comunità si sono adoperati al meglio per essere vicini alla gente, costretta a restare a casa, per far sentire tutto l’affetto e la presenza di Gesù, buon Samaritano del mondo.
Questo periodo “straordinario” della storia ci ha ricordato che, nell’“ordinario” della vita, la malattia è sempre dietro l’angolo e che non c’è comunità in cui non ci siano persone malate o isolate, che meritano tutta la nostra attenzione sempre, non solo nei momenti di difficoltà per tutti.
Allora questo testo che avete tra le mani, accoglietelo come un dono di un fratello che desidera sempre imparare, da Dio e da voi. Se qualcosa che è qui scritto vi potrà essere utile, ringraziate Dio che mette nei nostri cuori la Carità traboccante verso i malati.
Mons. Paolo Ricciardi
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