La comunità cristiana è un prolungamento storico di Cristo. Il malato deve trovare in essa il luogo privilegiato che trovava in Gesù: la sua stessa preferenza, vicinanza e accoglienza, lo stesso tratto rispettoso e tenero, la sua forza risanatrice.
La persona sofferente è un soggetto responsabile e attivo dell’opera di evangelizzazione e di salvezza, e questo impegna la comunità cristiana in una pastorale sanitaria che si costruisce intorno al malato visto come protagonista ed evangelizzatore (cf. Christifideles laici 53-54).
La famiglia occupa la posizione primaria nell’umanizzazione della persona e della società. È chiamata ad essere una comunità di salute, a educare per vivere in salute, a promuovere la salute dei suoi membri e del suo ambiente. È importante recuperare la famiglia come collaboratrice essenziale nell’accudimento e nell’accompagnamento dei suoi membri malati.
La comunità parrocchiale fa proprie la promozione umana, l’accudimento e la preservazione della salute, l’accompagnamento pastorale degli infermi e degli anziani in fedeltà alla sua missione di edificare il Regno di Dio. Una pastorale organica terrà conto del piano pastorale parrocchiale e diocesano.
Sull’esempio delle prime comunità cristiane, le comunità ecclesiali di base avranno una particolare sollecitudine nei confronti dei più deboli e bisognosi, adempiendo la missione evangelizzatrice e profetica di annuncio di una vita più giusta, solidale, fraterna e di denuncia delle ingiustizie e delle situazioni di peccato sociale.
Tutte le religiose e i religiosi, ma in modo speciale coloro che professano il carisma di Gesù Buon Samaritano, sono chiamati a dare testimonianza di fede e di speranza in un mondo sempre più disumanizzato, tecnicista e materialista, e ad arricchire con la loro presenza la comunità ecclesiale in uno spirito di apertura e collaborazione nei confronti delle attività parrocchiali, oltre che ad animare e accompagnare i gruppi di pastorale sanitaria.
I gruppi di pastorale sanitaria esprimono la vitalità e lo spirito evangelico del Popolo di Dio, rendono presente nella comunità cristiana l’amore e la sollecitudine di Gesù per i più deboli e i malati.
Gli organismi internazionali, nazionali e locali sono istanze in cui si prendono decisioni in materia di politica sanitaria. È necessario parteciparvi attivamente e criticamente per illuminare le attività del mondo della sanità partendo dal Vangelo e a favore dei più poveri e svantaggiati.
Le istituzioni del mondo della sanità: ospedali, cliniche, dispensari, università, ecc., sono chiamate a educare alla salute e a promuoverla, a custodire e difendere la vita, dal concepimento fino alla morte naturale, a fornire un’assistenza integrale e umana alla persona malata e alla sua famiglia, riconoscendo e rispettando i loro diritti.
Gli ospedali e le clinche cattoliche devono tenere presente che:
- l’istituzione è un luogo privilegiato di evangelizzazione
- Il personale sanitario si dovrà distinguere per una solida formazione umana e sociale
- Nella gestione ospedaliera, l’aspetto umano e l’aspetto spirituale devono essere prioritari rispetto all’aspetto economico ed amministrativo
- Quando sono in essere alleanze con istituzioni sanitarie governative (pubbliche), “assicurare che l’obiezione di coscienza si integri con le legislazioni e vigilare affinché sia rispettata dalle amministrazioni pubbliche” (Aparecida 469).
I lavoratori della sanità sono gli operatori naturali della pastorale sanitaria; è importante agire insieme a loro accompagnandoli nel loro processo di formazione, umanizzazione e rafforzamento dei valori umani, etici e bioetici.
L’umanizzazione ci porta ad affermare che “stare” con il malato può essere più importante del “fare”. Incontrare l’altro significa ascoltarlo, accoglierlo con le sue preoccupazioni, speranze, difficoltà, con la sua storia, le sue paure, le sue angosce; stabilire con lui una relazione da pari a pari, centrata sulla persona, riaffermando la sua dignità e la sua grandezza. Si tratta di non passare oltre di fronte alle situazioni che vivono il malato e la sua famiglia; offrire un’assistenza integrale che soddisfi le sue necessità a livello emozionale, intellettuale, sociale e spirituale, e non soltanto nella loro dimensione patologica.
L’umanizzazione ha a che vedere con un’atteggiamento personale, uno stile di vita che va oltre un insieme di norme, un’ideologia o una filosofia; significa passare da una relazione funzionale a una relazione empatica, centrata sulla persona.
“Nessuna istituzione può da sola sostituire il cuore umano, la compassione umana, l’amore umano, l’iniziativa umana, quando si tratti di farsi incontro alla sofferenza dell’altro” (Salvifici doloris 29).
“La competenza professionale è una prima fondamentale necessità, ma da sola non basta. Si tratta, infatti, di esseri umani, e gli esseri umani necessitano sempre di qualcosa in più di una cura solo tecnicamente corretta. Hanno bisogno di umanità. Hanno bisogno dell’attenzione del cuore (…) Perciò, oltre alla preparazione professionale, a tali operatori è necessaria anche, e soprattutto, la «formazione del cuore»” (Deus caritas est 31).
L’assistenza pastorale e spirituale dovrà essere realizzata da un’équipe che usufruisca della consulenza di un sacerdote, un diacono, un religioso, una religiosa, un laico o una laica che siano competenti in quest’area specifica. L’équipe dovrà mantenersi in contatto con gli altri gruppi esistenti nell’istituzione, con gli operatori della pastorale sanitaria della parrocchia e di altre confessioni religiose. Dovrà essere una presenza significativa che aggreghi tutte le forze cristiane presenti nell’istituzione rendendo possibile l’azione missionaria e risanatrice della comunità cristiana a favore degli infermi, dei loro familiari e di coloro che li assistono, nel rispetto delle loro credenze e della loro fede.
“L’amore è gratuito; non viene esercitato per raggiungere altri scopi. (…) Chi esercita la carità in nome della Chiesa non cercherà mai di imporre agli altri la fede della Chiesa. Egli sa che l’amore nella sua purezza e nella sua gratuità è la miglior testimonianza del Dio nel quale crediamo e dal quale siamo spinti ad amare. Il cristiano sa quando è tempo di parlare di Dio e quando è giusto tacere di Lui e lasciar parlare solamente l’amore. Egli sa che Dio è amore (1 Gv 4,8) e si rende presente proprio nei momenti in cui nient’altro viene fatto fuorché amare” (Deus caritas est 31).
Le istituzioni educative partecipano attivamente alla crescita e alla formazione integrale delle persone; da qui l’importanza che i loro piani e programmi includano ciò che concerne la promozione, la prevenzione, l’educazione e l’umanizzazione in campo sanitario.
Il volontariato è un’espressione concreta dell’amore di Dio; riguarda ogni persona e specialmente i cristiani. Con il suo atteggiamento d’amore, di servizio gratuito e incondizionato, promuove la cultura della vita, basata sui valori della solidarietà e della fraternità.
Sono molti i gruppi e le associazioni di malati che si organizzano per sostenersi a vicenda. È importante valorizzare, riconoscere e accompagnare i loro sforzi; essi comunicano e trasmettono grandi valori umani e cristiani alla comunità.
Le organizzazioni popolari sono istanze di resistenza del popolo che si organizza per sopravvivere di fronte al crescente impoverimento; è necessario riconoscere e appoggiore gli sforzi che vengono realizzati nel servizio alla comunità, fornendole i mezzi per la promozione della salute e la prevenzione delle malattie.
“I nuovi movimenti e le nuove comunità sono un dono dello Spirito Santo per la Chiesa. In essi, i fedeli trovano la possibilità di formarsi cristianamente, crescere e impegnarsi apostolicamente fino ad essere autentici discepoli missionari. (…) Per la loro stessa natura, esprimono la dimensione carismatica della Chiesa (…); nel mondo moderno ci troviamo a rispondere a nuove situazioni e necessità della vita cristiana” (Aparecida 311-312).
Nei seminari e nelle case di formazione dei religiosi e delle religiose è importante tenere presente nei piani di formazione dei futuri pastori una competenza e una formazione nella pastorale sanitaria che illumini e plasmi il cuore per l’esercizio della carità (cf. Aparecida 316).
I mezzi di comunicazione svolgono un ruolo sempre più importante come organi d’informazione e di diffusione; conviene quindi approfittarne e realizzare programmi e campagne di educazione in difesa della vita e nella promozione della salute.
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