09:28 – CONVEGNO AIPAS: Lunardon (Camilliani), i laici non sono “spettatori paganti”
“Un giorno un laico irlandese mi disse: il vostro atteggiamento verso noi laici è ‘pagate, pregate e state zitti’. Era ovviamente una battuta, ma osservo che se non siamo convinti che il battesimo, oltre al dono di salvezza, costituisce anche una chiamata alla missione, se non siamo convinti che i laici devono essere coinvolti nella vita della Chiesa, non come semplici ‘spettatori paganti’ ma come partecipanti attivi con diritti e doveri, allora il nostro coinvolgerli correrà sempre il rischio di essere paternalistico e manipolatorio”. Padre Gianfranco Lunardon, consultore generale dei Camilliani, ha inquadrato così, al termine dei gruppi di lavoro, il tema del rapporto tra laici e consacrati che rappresentava il secondo focus del XXXI convegno Aipas sulla Sapienza del cuore, che si conclude oggi a Santa Maria degli Angeli in Assisi. Il religioso ha ricordato che “i gesti che Gesù compiva verso i malati erano gesti tecnici-secolari-umani. Evangelizzare significa dunque imparare la pedagogia dei gesti di Gesù. È questa la base comune del nostro collaborare con i laici, in una progressione sempre crescente: Essere coinvolti nell’esercizio dell’umanità, la quale di per sé, non necessita della fede; Scendere (kenosi) per incontrare i laici nel loro terreno professionale, che è sostanziato di gesti ‘secolari’”. (segue)
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E ancora: “Esercizio di umanità che diventa ministero, ossia siamo invitati ‘a cantare i canti di Sion in terra straniera’, in un ambito che non è immediatamente quello più consono al nostro ambiente; Iniezione di spiritualità, per evitare che la nostra collaborazione diventi solo puro pragmatismo, efficientismo; ben fatto ma senz’anima; Necessità di una mistica condivisa”. Quindi, ha commentato Lunardon: “È chiaro che per un simile traguardo non basta avere un progetto sanitario e assistenziale. Occorre che esso sia anche pastorale, con obiettivi, azioni, metodi e risorse. Un progetto certamente più selettivo, in cui anche i laici vi parteciperanno, anzitutto nella misura in cui la comunità camilliana l’abbia maturato e definito; e anche nella misura in cui il progetto, aperto alla collaborazione non abbia come destinatari solo i malati e i loro parenti ma anche gli stessi collaboratori”.
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