San Giuseppe con i Camilliani a Milano

Cesare Magni – Madonna con il Divin Putto

a cura di P. Eugenio Sapori, M.I.

Dopo la proclamazione dell’anno di San Giuseppe da parte di Papa Francesco, è aumentato l’interesse circa l’importanza di questo santo nella Chiesa, ma anche, in particolare, nell’Ordine Camilliano, come già sottolineato da p. Ruffini in precedenti articoli.

Il mese di marzo nella tradizionale devozione popolare dei secoli scorsi era dedicato a San Giuseppe dal momento che la solennità del Santo – dopo alterne vicende – era stata fissata il giorno 19 dello stesso mese. Qui vorrei soffermarmi su due luoghi della città di Milano dove i Camilliani hanno portato il ricordo di san Giuseppe con una particolare presenza religiosa ed artistica: sono la Chiesa di Santa Maria della Sanità ed il Santuario San Camillo.

A Milano, Santa Maria della Sanità.

Quando Gaspare Visconti diventa vescovo della città di Milano nel 1585, chiama in città Camillo de Lellis e i suoi confratelli. Il 27 luglio 1594 la congregazione entra alla Ca’ Granda e qui rimase ad assistere i malati fino al 1630. In città hanno sede in Santa Maria Podone poi in santa Croce in San Calimero finchè nel 1632 acquistano una casa con oratorio a porta orientale e precisamente nella canterana di Porta Tosa (oggi via Durini).

Nel 1638 ampliarono la chiesetta e la aprirono al culto l’anno seguente con il nome di Santa Maria Salus Infirmorum. Nel 1694 rinunciarono al vecchio oratorio e diedero inizio alla costruzione della nuova chiesa di Santa Maria della Sanità

La chiesa di Santa Maria della Sanità è un progetto di Giovan Battista Quadrio. La posizione fuori asse della facciata rispetto alla strada è una rarità: a

Anonimo del Settecento – Estasi di Camillo de Lellis

Milano si presenta convessa nella parte centrale dando alla chiesa il soprannome di “violoncello”; all’interno ogni lato ha due cappelle: sulla destra la prima è dedicata alla Regina del rosario, la seconda al Crocefisso. Sulla sinistra la prima è dedicata a Camillo de Lellis, mentre la seconda è dedicata al “transito” (agonia) di San Giuseppe.

La Chiesa di Santa Maria della Sanità (o dei Crociferi) è uno dei pochi esempi a Milano di chiesa con navata ellittica e facciata convessa; venne costruita su progetto di Giovan Battista Quadrio e in collaborazione con Carlo Federico Pietrasanta.  Ha un’unica navata, ma con quattro Cappelle laterali. Costruita tra la fine del Seicento e il primo ventennio del Settecento, venne dedicata – come indica il ‘titolo’ – alla B.V. Maria. L’altare maggiore costruito nel 1731 è di marmo nero di Varenna e rosso di Francia, al centro c’è una tela, attribuita a Cesare Magni – allievo di Cesare da Sesto -; rappresenta la Madonna con il Divin Putto o Madonna della Sanità. Probabilmente proveniva dalla chiesa antica che c’era al posto di quella attuale; risulta essere copia parziale di un’opera di Raffaello.

Nel 1724 venne aggiunta la balaustra marmorea e nel 1726 l’ancóna, anch’essa in marmo.

La facciata venne iniziata solo nella seconda decade del diciottesimo secolo, ma non venne mai terminata, ed è ancora oggi di semplici mattoni a vista.

Il completamento della chiesa continuò per tutta la prima metà del diciottesimo secolo, con l’altare in marmi variopinti e le parti accessorie (1713-1726). L’affrescatura della volta da parte di Pietro Maggi (1717), il completamento delle cappelle laterali, fra cui quella dedicata a San Camillo de Lellis è decorata con marmi variopinti e bronzi dorati.

La decorazione della cappella di San Giuseppe, la prima a destra, venne completata addirittura solo nel 1760.

FERDINANDO PORTA –  Transito di san Giuseppe

La Chiesa di Santa Maria della Sanità è caratterizzata dalla presenza di un’unica navata, ellittica e con due cappelle per lato e ampio presbiterio. L’ellitticità dell’interno viene preannunciata già all’esterno dalla facciata marcatamente convessa che, come detto, non venne mai terminata. E’ divisa in due ordini divisi da un marcato cornicione. Alla sommità un grande frontone curvilineo. Sia nell’ordine inferiore che in quello superiore sono presenti cornici di forme barocche, evidentemente destinati ad accogliere targhe e bassorilievi. Sono però tutte rimaste vuote, come pure le due nicchie ai lati del portone di ingresso. Fra le due cappelle, su ogni lato, sulla parete, è presente un pulpito.

La volta è ellittica lunettata. Al centro, all’interno di una cornice mistilinea in stucco dorato un’Assunta dipinta da Pietro Maggi nel 1717.

Le quattro cappelle laterali sono dotate di altari marmorei ed eleganti balaustre. La prima a cappella sinistra (rispetto all’entrata) è dedicata a Camillo de Lellis e venne terminata nel 1742 (anno della beatificazione), quando venne dotata di un prezioso altare in marmo e bronzi dorati sul quale si trova un dipinto del santo.

La seconda cappella sinistra a è dedicata a San Giuseppe, la cui decorazione venne completata solo nel 1760.

Quando nel 1781 Giuseppe II ordinò la soppressione di tutti gli ordini, i Ministri degli Infermi in un primo tempo si salvarono, ma con la seconda discesa di Napoleone anche loro vennero sciolti nel 1810. I Camilliani tornarono a Milano nel 1896 e costruirono un nuovo Santuario che inaugurarono nel 1912 con il titolo di  san Camillo in via Boscovich.

Fra il 1966 e il 1985 la chiesa della Sanità subì un periodo di degrado, rimanendo anche talvolta chiusa per inagibilità. È stata ampiamente restaurata e riaperta al pubblico nel 1996.

Giuseppe, nel santuario san Camillo.

PIETRO VERZETTI – Agonia di san Giuseppe (particolare)

Nel santuario si evidenza la Cappellina di s. Giuseppe, all’inizio della scala destra che porta al sacello della Madonna della Salute. L’altare di marmo è stato eseguito nel 1935 da Remuzzi, su disegno di Annibale Pagnone. La tela raffigurante S. Giuseppe, venerato come patrono dei moribondi assistito da Gesù e Maria è del prof. Pietro Verzetti dell’Accademia di Brera.

Nelle pareti rivestite di marmo rosato sono inseriti quattro pannelli musivi che riproducono felicemente su sfondo giallo canarino i simboli biblici inneggianti alla grandezza di s. Giuseppe.

A sinistra dell’altare è riprodotta una bella palma da datteri con la dicitura: Il giusto fiorirà come palma; a destra un cedro gigante s’innalzerà come il cedro del Libano (sal. 91).

Di fronte a questi, in altri due specchi vi sono mosaicati i simboli della dinastia davidica: la corona sovrastante lo scettro con il salmo “Hai posto sul suo capo una corona di pietre preziose (sal. 20)”; e gli strumenti del lavoro che hanno caratterizzato la vita operosa del fabbro di Nazaret: la sega, il martello, la pialla, fra i quali fiorisce il tradizionale giglio; sotto vi leggiamo: Il lavoro delle sue mani germoglierà – con il giglio – per l’eternità (dalla liturgia). La Ditta Sgorlon ha eseguito questi mosaici su cartoni della pittrice Elena Mazzari di Milano. Sulla finestra a colori è raffigurato un giglio con la scritta: Ite ad Ioseph (Andate da Giuseppe).

Continuando la visita all’interno del Santuario troviamo altri riferimenti a S. Giuseppe, che non sono mai disgiunte da quelle di Maria come è possibile notare nella vetrata sopra il pinnacolo centrale dell’altare della B.V. del Carmelo. Il volto celestiale di S. Giuseppe appare con il giglio in mano simbolo della scelta di Dio per il matrimonio con Maria.

All’esterno dell’edificio nel pronao, troviamo altre quattro statue che danno decoro all’entrata e qui incontriamo S. Giuseppe (falegname), la Madonna di Fatima ed inoltre gli apostoli S. Pietro e S. Paolo (tutte le statue misurano m. 1.15).

Mosaici con i simboli della dinastia davidica e della vita di San Giuseppe

Alcune osservazioni:

San Giuseppe, operaio (Pronao santuario) e Madonna di Fatima (Peonao santuario)

Meraviglia che il quadro presente nella chiesa settecentesca “Madonna della sanità” in via Durini a  Milano costituisca una “novità” per l’Ordine Camilliano, infatti non corrisponde alla Salus infirmorum presente alla Chiesa della Maddalena (Roma). Dalle cronache del tempo si legge infatti che ad ogni comunità camilliana del Seicento era stata inviata copia dal P. Cesare Simonio. Sembra impossibile che non sia giunta a Milano dove esisteva una nutrita comunità di Religiosi fondata da san Camillo.

Per quanto riguarda i due quadri di san Giuseppe presi in considerazione, notiamo come il tema della Sua agonia e morte non sia presente in alcun Vangelo o in altri riferimenti canonici del Nuovo Testamento. L’episodio infatti si trova nella narrazione di alcuni scritti apocrifi, come ad esempio nella “Storia di Giuseppe falegname” in cui si afferma:

“Questa è la relazione del trapasso del corpo del nostro santo padre Giuseppe falegname, padre di Cristo secondo la carne, che visse centoundici anni. Il nostro Salvatore ha raccontato agli apostoli tutta la sua biografia sul monte degli Ulivi. Gli stessi apostoli hanno scritto queste parole e le hanno depositate nella biblioteca di Gerusalemme…  Tutto quanto vi ho detto si riassume in questo: il forte non può essere salvato dalla sua forza, né alcuno può salvarsi ad opera della sua grande ricchezza (Ger 9, 22-23). Ascoltate ora, ch’io vi racconterò la storia di mio padre Giuseppe, il vecchio falegname. Sia benedetto!”

Insieme a quanto tratteggiato per le note artistiche della presenza di San Giuseppe, non possiamo omettere il significato di quanto esplicitato. È chiara, prima di tutto, la devozione a Giuseppe in quanto Patrono dei moribondi, un ministero profondamente sentito già da San Camillo e tramandato nei secoli successivi (XVIII-XX) con celebrazioni particolari (predicazione e preghiere al mercoledì, tridui vari con esposizione del SS.mo Sacramento, mese di san Giuseppe, preghiere per i moribondi e durante l’agonia di qualche confratello).

Non possono passare sotto silenzio le virtù di Giuseppe: “sposo della B.V. Maria”, “uomo giusto” “fedele”, “lavoratore” “silenzioso” …

Accanto a Giuseppe poi c’è sempre Maria; accanto a Maria c’è sempre Giuseppe: si tratta di due coordinate che diventano prassi liturgica per i religiosi camilliani. Una prassi che non è da dimenticare, ma da realizzare per il bene dei morenti nel compiere il ministero angelico al letto dei malati che lasciano questo mondo per entrare nella vita gloriosa di Cristo e Maria, aiutati dal sacro conforto del nostro Patriarca Giuseppe.

Preghiera semplice alla Sacra Famiglia

(per i moribondi)

Gesù, Giuseppe e Maria, Vi dono il cuore e l’anima mia.
Gesù, Giuseppe e Maria, assistetemi nell’ultima mia agonia.
Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace l’anima mia.