Questa Lettera non è stata chiamata da San Camillo “testamento”, ma come tale fu sempre accolta dai suoi religiosi e con questa considerazione fu gelosamente conservata e trasmessa ai posteri. In tal modo, è stata rispettata la volontà in essa espressa da S. Camillo: “sarebbe mio desiderio e volontà che questa lettera si conservi ad perpetuam rei memoriam nell’archivio dove si tengono le scritture della casa e si badi che non si perda”.
Stranamente il P. Cicatelli non menziona mai questa Lettera in nessuna delle edizioni della sua “Vita del P. Camillo”. Al contrario, P. Novati ne comprese tutta l’importanza tanto che la lesse a conclusione del Capitolo generale (14 maggio 1640) e fu il primo a definirla Testamento in una lettera (il 19 maggio 1640) a p. Francesco M. Giovardi addetto all’ospedale di Genova.
Il 28 ottobre 1641, dedicata allo stesso p. Novati, il nobile Lorenzo Olivero di Genova stampò la «Lettera del vener. Padre Camillo de Lellis, fondatore / della Religione de Ministri de gl’Infermi, tutta in ordine alla necessaria conservatione / et accrescimento di essa». Il P. Novati ha conservato nell’archivio generale questa prima riproduzione a mezzo stampa della Lettera testamento. L’anno successivo, negli “Annali” del padre Lenzo (1642), troviamo di nuovo la stampa di questa Lettera.
Gangi, ritrova (1717) gli atti capitolari originali sottoscritti da Camillo che erano stati smarriti. In una nota ad essi apposta, riferisce che tra quei documenti vi era «l’ultima (lettera) originale che (Camillo) scrisse pochi giorni avanti di morire; con raccomandare in essa (che) si conservasse nel nostro archivio ad perpetuam rei memoriam per tener(la) acusì di somma consideratione» (Intr., p. XXI).
Il Generale p. Domenico Costantini, «nell’immediata vigilia della Canonizzazione (1746) del S. P. Camillo, faceva pervenire copia a tutte le Case della Religione della Lettera Testamento, affinché dalla sua meditazione si attingesse il vero spirito dell’Ordine, ci si informasse alla genuina spiritualità Camilliana».
Nel maggio 1845, il Generale p. Luigi Togni, nel corso della visita canonica alla Provincia Lombardo-Veneta, donava ad ogni religioso una copia della Lettera Testamento. Tre anni dopo, nel 1848, lo stesso Generale p. Togni – in appendice alla nuova edizione delle Regole e Costituzioni – fece riprodurre la «Lettera Testamento», presentandola come «la celeberrima e mai abbastanza raccomandata lettera del N. S. P. Camillo, da lui scritta sul punto di passare dalla terra al cielo e indirizzata a tutti e singoli i professi di ogni tempo della religione da lui fondata».
Il p. Camillo Cesare Bresciani, si ispirò molto a questa lettera. Nei dodici numeri del “Domesticum” del 1903 fu riprodotto “Regole e Costituzioni” (del 1848) e fu commentata la Lettera. Successivamente (1906) fu stampata su un foglio («Lettera Testamento del S. P. Camillo») per essere esposta in ogni casa.
Nel 1914, la Lettera (quella del 10 luglio 1614) fu stampata nel volume I Padri Ministri degli Infermi o del Bel Morire in Firenze (Ed. Fiorentina) del sacerdote Paolo de Töth. Nel 1920 un certo M. Monti, presentò su una rivista («Rivista trimestrale di studi filosofici e religiosi») una copia originale del Testamento di San Camillo che era in suo possesso.
Tra il 1928-1929 il Generale p. Pio Holzer fece riprodurre (in formato un po’ più piccolo) il testo manoscritto. L’originale (cm. 85 x 70) si conserva alla Maddalena sotto cornice.
Nel 1929 la Lettera Testamento comparve nella nuova Vita di Camillo de Lellis (pp. 621-624) ed entrò nella raccolta di «Lettere del N. S. P. Camillo» stampate a cura di p. Müller (XXXI, pp. 48-51) e nel 1943 nel Il vol. della Storia dell’Ordine (p. 107 ss.) con commento storico-critico.
In seguito la Lettera ha visto molte stampe e traduzioni nelle lingue dei paesi ove si espandeva la presenza dei Camilliani.
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