«Mi sono chiesto se il “disimparare”, nella vita religiosa, possa essere una strada di conversione, di ritorno al vangelo, di nuova vita vitalizzante per i religiosi/e e gli altri». Così scrive p. Tullio Locatelli, giuseppino del Murialdo, presentando il volumetto del suo confratello, Rino Cozza, affermato e apprezzato autore di libri e articoli sulla vita religiosa.
In che senso “disimparare”? Nel senso di mettere tra parentesi teorie e prassi del passato della vita religiosa per aprire nuove strade e nuovi orizzonti che rendano significativa oggi la vita dei consacrati. E prende ad esempio papa Francesco che, con parole e gesti, «ci sta aiutando a disimparare una certa visione di Chiesa, di papa, di annuncio».
Nel passato la vita religiosa era pensata come “fuga da tutti e da tutto” per dedicarsi alla propria santificazione. Sono ancora sostenibili un’idea e una prassi del genere? Se è vero che la Chiesa è un «corpo comunicativo», che è stata fondata «per la comunione» – scrive padre Cozza nel Proemio – la vita religiosa potrà sottrarsi a questa visione ecclesiologica? Evidentemente no. Tanto è vero – dichiara l’autore – che se oggi la vita di consacrazione si trova impoverita, «deve trovarne la causa nel non essere stata fecondata dalla sana “contaminazione” delle relazioni intensamente umane e dai contatti con i diversi». Perché la vita religiosa riprenda vigore, ha bisogno di incontrare i «luoghi promiscui del vivere» e di essere nutrita «dai tanti cibi del villaggio globale». L’autore, a conferma delle sue convinzioni, cita la teologa Serena Noceti, secondo la quale «la vita religiosa dovrà crescere secondo modelli relazionali e partecipativi, che manifestino la Chiesa sinodale e inclusiva».
I primi tre capitoli del testo sono dedicati alla qualità e alla spiritualità delle relazioni e ai voti declinati come luoghi di relazione. I successivi sei capitoli sono incentrati sul tema dell’incontro: con Cristo, con i fratelli/sorelle, con l’umano, con la storia, con il mondo, con la Chiesa locale.
Il capitolo 10° – “In uscita” per poter “incontrare” – spinge a osare nuove strade, evitando scelte “non generative”, ma investendo il proprio carisma in “luoghi” che privilegino le relazioni.
Lo stile asciutto e concreto dell’autore, unito alla sua esperienza, fa di queste pagine un prezioso contributo al rinnovamento della vita religiosa. Bruno Scapin
Rino Cozza, Servitori della cultura dell’incontro
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