Rino Cozza, Non giocate a fari i profeti. Dalla vita religiosa alla vita evangelica, EDB, Bologna, 2015, pp.118
La vita religiosa ha oggi la necessità di misurarsi con una sensibilità che le impone di ripensarsi daccapo e in modo radicale, se non vuole trasformarsi in un teatrino senz’anima escluso dai circuiti della vita, più delle opere che del vangelo. L’esortazione apostolica Evangelii gaudium mette in guardia dal «sognare piani apostolici espansionistici, meticolosi e ben disegnati, tipici dei generali sconfitti». Dietro certe dichiarazioni programmatiche e progetti solo in apparenza risolutivi, non c’è tanto la forza di un’invitante idea carismatica quanto la debolezza di chi è spaesato e cerca soluzioni in scelte che portano inconsciamente a servirsi delle vocazioni piuttosto che a servire la vocazione.
Per nuove stagioni di profezia al servizio della Chiesa servono nuovi interprete della fantasia di Dio che non si lascino irretire dalla grandezza, dall’organizzazione e dall’efficienza, ma che nell’impasto dell’umanità diventino facilitatori di fermenti evangelici mettendo in gioco gli aspetti vitali, l’esperienza e l’originalità.
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