maggio – giugno 2015
Sostegno a 400 nuclei familiari
Con il mese di maggio ha avuto inizio il progetto di sostegno a gruppi familiari selezionati sulla base della loro vulnerabilità, segnalata dal ridotto introito economico (inferiore ai 2 US$ giornalieri ed al numero di orfani causati da Ebola). La selezione è stata realizzata dai 22 Community Based Psycho Social Support Facilitators (CBPSF) che hanno completato la prima parte della loro formazione e che così danno inizio alla parte pratica, esperienziale della stessa.
Obiettivo del sostegno ai nuclei familiari è duplice. Da un lato si mira a facilitarne la resilienza, aiutando il processo del passaggio dalla situazione di lutto alla ripresa delle funzioni proprie all’interno della famiglia e della società, in un processo armonico che non salti le fasi ma aiuti a integrarle. Dal punto di vista psicologico, infatti, questi due mesi di incontri hanno rivelato una estrema debolezza e fragilità legate soprattutto alla morte di numerosi cari; alla velocità dell’evento che ha colto di sorpresa ed ha impedito il processo del commiato; ed alla impossibilità – in molti casi – di aver dato degna sepoltura (spesso molti nemmeno conoscono il luogo) ai propri cari, mancando ad un dovere culturale. I traumi passati aprono spiragli nuvolosi sul futuro, soprattutto per quanto riguarda la capacità di far fronte al sostegno del nucleo familiare che spesso è ridotto per quanto riguarda gli elementi economicamente abili e aumentato per quanto riguarda quelli dipendenti (bambini). Il problema è avvertito in maniera acuta dalle donne rimaste sole e con numerosa prole (propria e orfani); ma è altrettanto evidente nei soggetti maschi, per l’incapacità di sostenere i figli rimasti a carico.
Nondimeno, i primi due mesi hanno anche rivelato una capacità “naturale” di resilienza, attraverso la forma della famiglia estesa e la solidarietà dei membri del villaggio. Sono queste risorse insospettate, che possono giocare un ruolo importante nel processo di superamento del trauma che le molte morti di Ebola hanno lasciato dietro di sé.
Il sostegno a 400 famiglie si realizza anche in una forma molto concreta, nella consapevolezza di una scala di bisogni che non può dimenticare i bisogni basilari quali l’alimentazione, la salute e il diritto allo studio. Nella fase post Ebola il Governo locale sta cercando di venire incontro ai bisogni della popolazione abolendo le tasse scolastiche e assicurando la cura gratuita per i sopravvissuti da Ebola nel tentativo di far ripartire il sistema sociale. Ma non sempre le buone intenzioni vanno di pari passo con la realtà la quale non cessa di proporre sfide ai cittadini, quali il difficile accesso all’educazione poiché molte scuole sono “di comunità” e non cadono sotto il sistema / finanziamento pubblico; ed alla sanità, per l’impossibilità reale da parte del sistema di controllare cosa avviene nelle migliaia di Peripheral Health Units incaricate della offerta di salute ai cittadini, esse stesse prive delle risorse per assicurare la copertura universale della salute! Per questa ragione, mensilmente il progetto offre ad ognuna delle famiglie beneficiarie una somma capace di promuovere quelle spese altrimenti neglette. In questi due mesi sono state distribuite – nel corso dei raduni mensili di mutuo aiuto – somme corrispondenti a circa 19.925 € a copertura del Conditional Cash Transfer (20 €/a famiglia): tale cifra include il CCT del mese di luglio consegnato alle famiglie provenienti da villaggi (8) inaccessibili durante la stagione delle piogge. Per queste famiglie, il raduno mensile riprenderà a settembre. Questa somma è stata finanziata per poco più del 40% da CEI ed il resto da fondi propri e di enti collaboratori.
Supervisione della attività dei CBPSF
Obiettivo del progetto è di creare strutture di sostegno psico sociale attraverso le risorse umane. Insomma, di assicurare la presenza di CBPSF capaci di sostenere le vittime nel difficile processo di gestione del lutto fino alla resilienza. Nel mese di maggio – completata la formazione teorica (I fase) – i CBPSF hanno iniziato l’attività nel proprio territorio di competenza definito entro i limiti della Parrocchia di appartenenza. L’attività consiste nel sostegno individuale ai nuclei familiari vulnerabili identificati attraverso la vicinanza e l’ascolto (counselling). Oltre al sostegno individuale, i CBPSF organizzano un incontro mensile di mutuo aiuto che fa propria la filosofia del valore del gruppo omogeneo nel sostegno reciproco. Infine, i CBPSF devono preparare un Case Management Report mensile che serve per monitorare il livello di efficienza della prestazione e il grado di assimilazione delle competenze relazionali.
Benché il risultato dell’operatività dei CBPSF si rifletta sul gruppo dei nuclei familiari selezionati, contribuendone ad un aumentato benessere (obiettivo aspettato), la loro stessa attività diventa una occasione per saggiarne le competenze relazionali, il grado di apprendimento della formazione ricevuta arrivando a identificare un nucleo centrale di CBPSF su cui fare conto in vista della possibile “istituzionalizzazione” del centro di ascolto. Insomma, vero e reale aiuto a persone realmente in difficoltà, da un lato; formazione continua (coaching) e scrematura dei candidati con le migliori caratteristiche relazionali dall’altro!
Nel mese di maggio, i gruppi di mutuo aiuto hanno fornito la base per saggiare le capacità dei CBPSF. Il gruppo di mutuo aiuto è un’occasione per condividere in gruppo alcune problematiche comuni cercando in questo il sostegno se non addirittura la soluzione. I CBPSF hanno assolto il compito di organizzare i raduni e di guidarli. In questo hanno dato dimostrazione di capacità organizzativa, di creatività, d’interesse per i beneficiari e di legame con loro, di sensibilità e di ascolto. È stato un banco di prova per iniziare una prima valutazione del gruppo selezionato, pur tenendo in conto che le competenze per l’ascolto individuale e l’animazione di un gruppo sono diverse. Nondimeno, è stato possibile avere un primo quadro. Per poter realizzare la valutazione, abbiamo partecipato a tutti i 20 raduni mensili organizzati nelle 20 aree della Diocesi di Makeni, avendo avuto cura di preparare un calendario di incontri che permettesse la partecipazione del CTF field worker e del supervisore, contemporaneamente. In due occasioni è stato necessario dividersi i compiti per la contemporanea realizzazione di due programmi in altrettante diverse località. Durante questi incontri abbiamo focalizzato la nostra attenzione sulla performance del CBPSF valutata secondo alcuni parametri: organizzazione e facilitazione dell’evento; leadership e capacità di prendere decisioni; competenze relazionali (focalizzazione dei problemi; capacità di fare sintesi e di stimolare ulteriore condivisione; verbalizzazione dei sentimenti; proposta di soluzioni); altri elementi che potessero emergere dalla partecipazione al gruppo. Al termine di ogni gruppo, ci siamo intrattenuti con i CBPSF per una valutazione nella quale abbiamo avuto cura di mettere in risalto aspetti positivi e negativi riscontati nella animazione del gruppo, dando così un primo feed back al CBPSF. Tali iniziali valutazioni sono state poi cristallizzate in una relazione scritta che entra a far parte della loro valutazione così che al termine dei nove mesi di “tirocinio” sia possibile avere un quadro delle risorse umane disponibili in base alle prestazioni offerte.
La partecipazione ai gruppi rivela anche un quadro importante di sofferenza e di disagio che richiede interventi mirati e a cui spesso i CBPSF sono impreparati. La valutazione al termine di ogni raduno è diventata anche un’opportunità per pianificare il successivo e per fornire materiale informativo e formativo atto a facilitare questo compito. Attraverso l’offerta di altro materiale di formazione teorica si è potuto integrare la formazione di base ricevuta nel mese di aprile e assicurare una minima formazione continua.
Infine, un successivo metro di valutazione delle risorse umane è stato fornito dagli stessi utenti / fruitori dell’accompagnamento, i 20 nuclei familiari delle 20 aree di servizio, incontrati in maniera occasionale e/o intervistati direttamente alla fine dei gruppi di mutuo aiuto. Infatti, a partire da giugno, ogni gruppo di mutuo aiuto è servito non solo per verificare ulteriormente l’efficienza dei CBPSF ma anche per tastare il livello di soddisfazione e di gradimento dei beneficiari con particolare valutazione di sensazioni soggettive quali stato di percepito benessere; frequenza e livello di sostegno; reale vicinanza e accompagnamento, il tutto valutato attraverso domande a risposte chiuse, conteggiando il numero di risposte per ogni singola opzione offerta. Va da sé che si tratta di un tipo di indagine solo quantitativo e non entra in dettagli approfonditi, resi impossibili dalla disponibilità di tempo e dal fatto che il progetto è portato avanti da un CTF field worker con un supervisore locale, cioè in ristrettezza di numeri. Del resto, è impossibile fare una supervisione diretta degli incontri tra CBPSF e cliente al fine di valutare le competenze relazionali per non alterare o ostacolare la relazione (a) e per limiti di comprensione della lingua (b) che avrebbe richiesto continua traduzione. Il metodo di valutazione indiretta (basato sulle risposte dell’utente) ha, comunque, permesso di avere una prima valutazione dell’impatto del servizio dei CBPSF aperto a ulteriori, futuri approfondimenti.
Infine, un ultimo elemento di valutazione è stata la prontezza e la tempestività nel presentare il Case Management Report, strumento di analisi della capacità relazionale e analitica (lettura del contesto) del CBPSF. La stesura del Case Management Report è iniziata nel mese di maggio ed al momento di questa relazione ne sono stati consegnati / preparati due! La maggioranza dei CBPSF è in linea con il piano di lavoro previsto. La valutazione dei contenuti è affidata ai trainer nel corso della formazione intermedia di settembre.
Sostegno economico dei CBPSF e del supervisore
Pur trattandosi di una attività amministrativa, è stata completata con puntualità e precisione tenendo in conto – in poche occasioni – eventuali richieste di modifiche sollevate dai CBPSF. Queste hanno prevalentemente riguardato il costo relativo agli spostamenti per raggiungere i nuclei familiari beneficiari. Infatti, in qualche occasione essi si trovano distanti dalla sede del CBPSF tanto da far aumentare le spese. Trattandosi di una voce imprevedibile si è deciso di venire incontro ai (pochi) richiedenti, consapevoli che il contrario avrebbe avuto un effetto negativo sul benessere delle famiglie beneficiarie che si sarebbero viste private del sostegno emozionale offerto dai CBPSF. Inoltre è stato possibile sostenere questa “spesa” senza alterare il preventivo poiché il numero di CBPSF è stato ridotto di tre unità rispetto al previsto!
Pur limitato, il sostegno economico assicura una lieve entrata e motiva i CBPSF a portare avanti il proprio servizio, riconoscendone l’importanza!
Il supervisore, svolge un importante ruolo di raccordo tra il CTF field worker, i CBSF ed i beneficiari e non solo per la conoscenza delle lingue locali e della cultura. Il supervisore è uno dei pochi esperti in salute mentale in Sierra Leone e sa guidare il gruppo con competenza e assertività, venendo riconosciuto ed accettato come tale.
Rinforzo delle strutture sanitarie di base (PHUs)
Già il II report (marzo – aprile 2015) accennava ai problemi emersi con il partner Dokita e alla decisione di spostare l’attenzione su alcuni PHUs nella zona di Lunsar avvalendosi della collaborazione con ENGIM, la ONG dei religiosi S. Giuseppe del Murialdo, da anni radicata sul territorio e garanzia che il progetto non solo avesse avuto inizio ma anche continuità. Avendo fatto questa scelta strategica, abbiamo dovuto ripetere il processo attuato nel distretto di Bombali in merito a rilevazione dei dati; avvio della partnership comunitaria; identificazione e determinazione delle aree di intervento e accordi con le autorità istituzionali locali. Pur trattandosi di un numero ridotto di PHUs (6 anziché 12 come a Bombali) il processo è stato lungo per le distanze (CTF risiede a Makeni) e l’unico staff di CTF deve anche seguire il progetto psico sociale; per la sopravvenuta malattia del locale District Medical Officer (DMO) che ha reso vacante la sede ed ha impedito una firma di accordo tra le parti; e per la necessità del partner ENGIM di rivedere e armonizzare il progetto già approvato dalla Cooperazione Italiana con le mutate esigenze e i nuovi destinatari. Insomma, il mese di maggio è andato avanti nella ricerca di disegnare un progetto comune e di amalgamare tutti i partner (soprattutto la comunità locale, espressione del desiderio che questa non sia solo beneficiaria ma attivamente coinvolta nel processo di appropriazione del progetto), obiettivo raggiunto a fine mese.
Nel mese di giugno si è dato avvio ad iniziative concrete cercando di utilizzare al massimo il tempo prima che la stagione delle piogge renda impossibile ogni lavoro edilizio, rimandando il tutto alla stagione secca, dopo settembre. Purtroppo, CTF non è stata in grado di realizzare tutto quanto aveva in serbo per questo mese, a motivo dei ritardi del partner. CTF ha comunque potuto finalizzare il preventivo del materiale sanitario per i PHUs, acquisto che verrà reso esecutivo nel mese di luglio; ha contribuito a dare avvio alle attività di posa del sistema WASH, sostenendo parzialmente le spese di scavo di due pozzi situati a Masimera e Royaben; infine, si è anche convenuto al 60% sui contenuti e sul calendario della formazione che verrà offerta al personale dei PHUs, quale parte del progetto di rafforzamento delle competenze dello stesso e della sua abilitazione a assicurare un servizio competente e sicuro. I corsi offerti verranno realizzati a partire da settembre – stagione in cui è più facile muoversi dopo le piogge di luglio ed agosto – e potranno contare su personale locale, su personale espatriato già in loco per altri corsi e sulla collaborazione di istituzioni pubbliche a questo deputate. Il quarto bimestre (luglio – agosto) benché ostacolato dalle piogge dovrebbe vedere la conclusione di questi lavori edilizi e la consegna del materiale sanitario, atti a rendere le 6 PHUs luoghi di sanità in sicurezza!
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