Molti benpensanti lo chiamavano “il matto”. Per i vagabondi, i senzatetto, gli sbandati sporchi e maleodoranti della Stazione Centrale di Milano fratel Ettore fu un padre, un rifugio, un punto di riferimento. Non li accoglieva, non aspettava che andassero da lui, era lui stesso ad andare a cercarli. Se li portava a casa, e non si limitava a sfamarli, ma li lavava e li rivestiva di tessuto e dignità. Dava loro un letto, un posto a tavola, un pasto caldo.
La sua testimonianza di straordinaria umanità – intrisa di quella fede che “sposta le montagne” – fu evidente a tutti, credenti e non credenti, e costrinse molte coscienze milanesi a interrogarsi sulla fredda indifferenza di una città ricca che fingeva di non vedere la condizione disumana di tanti emarginati.
Presto fratel Ettore sarà proclamato esempio da seguire per tutta la cristianità: nel febbraio 2013 la Conferenza episcopale lombarda ha dato il via libera al processo di beatificazione.
A dieci anni dalla morte, questo libro rende giustizia a un uomo di grande spiritualità, snocciolando i capitoli più belli di una parabola esistenziale ricca di avventura, di passione, di coraggio.
• Collana Religione
• Serie Saggistica
• Pagine 280
• Pubblicato a maggio 2014
Intervista a Roberto Allegri
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