di Giorgio Cosmacini Missione salute N.6/2015
L’enciclica Laudato si di papa Francesco, un documento a tratta commovente, riserva molta attenzione alle malattie del pianeta globalizzato e al rapporto con i pazienti. È un invito per tutti a riscoprire i valori di Ippocrate.
La lettera enciclica Laudato si’ di papa Francesco esordisce (punto 2) con il rilievo dei «sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli essere viventi»
Sembra un richiamo all’antica medicina di Empedocle, il filosofo di Agrigento, e di Ippocrate, il padre dell’”arte di curare”: i quattro elementi primordiali posti a fondamento del cosmo – aria, acqua, terra e fuoco (quest’ultimo acceso nel sole e nei vulcani) – garantivano, se ordinati, anche l’armonia del corpo o viceversa, se stravolti, ne determinavano la malattia.
«I progressi scientifici più straordinari, le prodezze tecniche più strabilianti», afferma il papa (punto 4), «se non sono congiunte ad un autentico progresso sociale e morale, si rivolgono, in definitiva, contro l’uomo».
Contro il tecnicismo
L’applicazione della scienza alla tecnica e della tecnica alla pratica medica ha rappresentato, unitamente alla società dell’assistenza implicante il diritto di equità nelle cure, quella “straordinaria” e “strabiliante” rivoluzione tecnologica della medica che ha consentito l’acquisto di una maggior quantità di vita e di una migliore qualità della vita medesima.
Oggi, nei paesi nordoccidentali del pianeta, si vive più a lungo e si è meglio assistiti. Ma tutto ciò ha comportato e comporta dei rischi ce, se inavvertiti o colpevolmente trascurati, hanno provocato e provocano tuttora, negli stessi Paese o almeno nel nostro, una socializzazione dei servizi alla persona spesso incrinata dalla burocrazia e una tecnologia medica sovente trasformata in tecnicismo e questo in tecnocrazia. Ne consegue una chiusura degli spazi che spettano all’uomo, con rinuncia alla salvaguardia di quella che papa Francesco chiama (punto 5) «un’autentica ecologia umana». Come «l’ambiente naturale», afferma poi li papa (punto 6), «anche l’ambiente sociale ha le sue ferite». Natura e società sono le due dimensioni di un unico mondo, umano.
Natura e società
L’uomo, dicevano i medici di una volta, è affetto e afflitto tanto dalle «scorrettezze della natura» quanto dalle «sregolatezze della società».
Nella lettera pontificia si legge il riferimento sia alle tante, nuove malattie genetiche che affollano gli ospedali, sia alla vecchia e sempre nuova piaga sociale della miseria morborum genetrix, che la buona medicina d’ogni tempo e d’ogni luogo ha indicato e indica quale causa primaria di malattia per vaste fasce di popolazione in perdurante povertà.
Ecco allora il suggerimento, emergente dalle parole del papa (punto 11), che anche in campo medico-sanitario «l’ecologia integrale richiede apertura verso categorie che trascendono il linguaggio dell’umano». La medicina, che è basata su scienza – biologia, chimica, fisica, che tendono all’esattezza -, si esercita in un contesto di valori con al centro l’uomo. Senza riferimento a questa antropologia relazionale, tra medico e paziente, la tecnologia medica può raggiungere la precisione della conoscenza, ma rinunci all’umanità della comprensione e in tal modo perde di vista la propria finalità.
Così il medico, autoridotto a tecnico, perde la propria identità di curare e i suoi “atteggiamenti” (sono ancora parole del papa) «saranno quelli del dominatore, del consumatore, del mero sfruttatore», arroccato nel suo potere e non dispensatore del suo sapere al servizio dell’uomo. Entrando poi nella problematica patologica dei nostri tempi e delle nostre latitudini, papa Francesco rileva che (punto 20) «ci si ammala, per esempio, di elevate quantità di fumo».
Cultura dello scarto
Non fa menzione, forse per riserbo, al fumo d sigaretta che per molti costituisce una sorta di placebo, ma punta il dito sull’«inquinamento che colpisce tutti» e (punto 22) lancia la sua freccia contro la «cultura dello scarto» che riempie i cassonetti del cibo rifiutato da un’alimentazione preconsumistica sovrabbondante che spesso è causa di obesità.
Se l’obesità merita il nome di globesity, insediandosi al primo posto tra le epidemie globali, la «cultura dello scarto» denunciata dal papa è soprattutto quella dello scarto umano, a danno dei disadatti ed emarginati di sempre. (…)
Papa Francesco, quasi vestendo i panni del medico perenne, scrive che (punto 29) «la dissenteria e il colera, dovuti a servizi igienici e riserve di acqua inadeguati, son un fattore significativo di sofferenza e di mortalità infantile».
Si potrebbe continuare. Ma tanto basta per dire che a Jorge Maria Bergoglio, fra gli eponimi di volta in volta a lui attribuiti dai media, si addice anche quello di Franciscus medicus, una definizione che la medicina può, con pieno merito, risvegliarli.
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