Di p. I. Radrizzani
PADRE ALESSANDRO PEDRONI
«Quanto amo il nostro Ordine! Desidero
vederlo propagato in tutte le regione del mondo,
per diffondervi i tesori della sua carità evangelica»
A padre Alessandro Pedroni toccò l’onore e la gloria di avere idealizzato ed effettuato il grande programma di carità delle missioni camilliane.
Fin dai primi anni della sua vita sacerdotale egli previde l’efficacia dell’apostolato camilliano in terra di missione.
Avvalendosi del suo ufficio di Superiore e Formatore, seppe persuadere i giovani in modo da suscitare una vera ansia di vedere rispendere quanto prima la croce rossa di San Camillo in terra di missione, particolarmente in estremo oriente.
Riuscì inoltre a guadagnare a questo ideale l’opinione pubblica della sua Provincia; tutti si persuasero del valore eccezionale del carisma dell’Ordine nella conversione dei pagani e degli infedeli. Fu questa una delle sue più belle vittorie.
Intuì pure che era giunta l’ora della Provvidenza, per dare inizio all’apostolato missionario camilliano e mobilitare tutti gli sforzi, senza risparmiare sacrifici, fino a vedere realizzato il suo sogno. In lui era presente il germe della vocazione missionaria fino dal tempo della sua giovinezza, quando era studente camilliano. Ecco ciò che troviamo nel suo diario di quel tempo. «mio Dio, accresci il nostro Ordine, purificalo dalle miserie che tanto dispiacciono al Tuo Cuore Santissimo; Cuore Divino, allontana tutto coloro che con il oro cattivo esempio pregiudicano la perfetta osservanza. Mio Dio! Fa che io sia un santo camilliano, oppure mandami la morte subito dopo la mia santa professione. Mio Dio, ti ripeto, fa si che io sia un santo imitatore del mio Santo Fodnatore, oppure chiamami, evitando che sia anch’io pietra di scandalo per gli altri».
PADRE CELESTINO RIZZI
«Mia suprema soddisfazione sarebbe
bagnare con il mio sangue questa arida terra»
Padre Rizzi impiegò tutti i mezzi per la realizzazione del suo ideale; «visse per questo, prima e dopo la sua attuazione, con rigorosa fedeltà e adesione, fino all’eroismo» (P. Crotti)
«L’ideale missionario fu per il p. Rizzi una seconda natura. Se guardiamo la croce eretta sul suo tumulo, potremo valutare pienamente il suo sacrificio e fino a che punto lo spinse questo ideale missionario» (P. Colzani).
Venne inviato a Pechino per un anno, per lo studio della lingua cinese. Quanto più egli si perfezionava nella cultura, tanto più l’ardore missionario aumentava nel suo spirito. Approssimandosi il giorno del suo ritorno nello Yünnan scrisse: «Mi sento felicissimo! Attendo con ansi l’ora del volo. Provo gioia di una nuova vita e mi sento entusiasmato come un giovane avventuroso e fortunato». La sua attività fu soltanto di tre anni – dal 9 settembre 1948 al 13 settembre 1951 – ma intensa e di grande valore.
Nella Circolare dell’ottobre 1950 egli scriveva: «Sgorga spontaneamente dal profondo del nostro cuore l’inno della gratitudine a Dio, che senza merito alcuno da parte nostra si degnò collocarci nel glorioso esercito dei missionari cattolici. Ripetiamo spesso: «Se avessi non una, ma mille vite, sempre mi farei missionario». «Seguiamo con ardore – scriveva a un padre che gli era molto caro – la stella luminosa della nostra vocazione missionaria camilliana; essa ci porterà alla gloria e alla felicità alla quale parteciperanno con noi le anime salvate per mezzo nostro».
PADRE ALDO ANTONELLI
Per alleviare le sofferenze dei fratelli,
ha dato tutta la sua vita
Il terzo missionario camilliano, oggetto della nostra speciale considerazione, è il p. Aldo Antonelli.
Notiamo in lui, anzitutto, un aspetto che lo distingue dagli altri due missionari: è il primo missionario camilliano, sacerdote e medico.
Secondo quanto dichiarò egli stesso, quando già era missionario, p. Antonelli nutriva questo ideale, per il quale sentiva attrazione ed entusiasmo, ancora prima di entrare nell’Ordine.
Quando entrò come aspirante al Sacerdozio, e trovò un ambiente di fervore missionario, dovuto alla recente missione in Cina, si entusiasmò a tal punto, che optò per l’apostolato missionario, preferibilmente in Cina per unirsi ai Confratelli che si trovavano là.
Esattamente in quell’epoca e in quell’ambiente i giovani parlavano dell’opportunità che l’uno o l’altro dei missionari fosse medico, il che avrebbe costituito un ottimo contributo alle nostre missioni. Uno dei più entusiasti di quest’idea fu il chierico Aldo Antonelli.
Pedroni, fondatore delle nostre missioni in estremo Oriente, e buon conoscitore di ciò che avrebbe potuto facilitare l’apostolato missionario, sostenne quest’idea e, in un incontro con i Seminaristi, manifestò il desiderio di trovare qualcuno disposto a laurearsi in Medicina, in vista di un’attività missionaria. Il primo ad offrirsi, con vivacità ed entusiasmo, fu il Chierico Antonelli.
Approfittando delle sue buone disposizioni, p. Pedroni decise che si iscrivesse alla Facoltà di Medicina dell’Università di Padova e partisse nell’anno successivo 81948), già sacerdote, per Shangai, continuando là i suoi studi in conformità alle Leggi del Paese.
Giunto là, vi restò soltanto due anni, poiché venne espulso dai comunisti. Tornò quindi in Italia e completò i suoi studi nell’Università di Padova. Conseguita brillantemente la laurea in Medicina- Chirurgia, partì per Formosa (Cina Nazionalista) ove ebbe tutta la liberà di esercitare la sua professione.
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