Domenica 7 settembre, presso la Basilica di Maria SS. a Capodimonte (Napoli), il confratello Alfredo Tortorella della provincia Siculo-napoletana è stato consacrato sacerdote.
Queste sono state le parole pronunciate al termine della sua prima S. Messa che ha celebrato, con parenti, confratelli ed amici, lunedì 8 settembre, presso la Parrocchia “S. Maria delle Grazie” in Melito di Napoli.
“Vorrei trasmettervi per un minuto quello che ho dentro; vorrei passarvi per un istante la gratitudine che ho davanti a Dio: non è tanto perché ho ricevuto qualcosa, o perché ho raggiunto un traguardo o cose del genere.. queste sono cose umane. Il mio è stupore: il Signore, così grande, Lui, l’amore, passa attraverso di me, piccolo e uomo come tutti gli altri.. Non certo perché sono migliore, assolutamente … questo per me, oggi, è il mistero più grande. E come diceva mons. Lemmo, all’omelia del mio diaconato, ciò avviene di mano in mano, nella storia, da millenni..
Nei giorni del mio 36° compleanno, il Signore, con Provvidenza amorevole, ha voluto che per me vi fosse un cambiamento nell’essere: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me … per usare le parole dell’Apostolo Paolo.
Mi pongo tante domande. Una fra tutte, credo sia la più importante: ne sono degno? E’ la domanda che il vescovo ieri ha rivolto al mio superiore provinciale …
qualcuno dunque ha risposto per me.
Poi sono state cantate le litanie dei santi, ed io ho avvertito che tanti intercedevano per me, non solo qui in terra ma anche in Cielo: era la Chiesa celeste e terrestre che per me pregava..e la sua preghiera, la vostra preghiera, è stata ed è la mia forza.
Di fronte a tanta grazia, a tanta vicinanza, oso solo dire .. GRAZIE!
Grazie alla vita che voi genitori miei, mi avete trasmesso: grazie, papà e mamma, che vi siete fatti collaboratori di Dio in questo donarmi la vita; mamma e papà voi mi avete insegnato che nella vita non siamo mai soli. C’è sempre un rimedio, una soluzione, qualcuno che ci aiuterà.
Grazie alla famiglia: anzitutto a voi Maria e Giovanna, mie sorelle: essere vostro fratello mi è servito a farmi sentire fratello del mondo, fratello di tutti. E grazie alla famiglia allargata, zii, cugini, nipoti, e anche ai nonni che sono in cielo: ognuno è stato, per me, strumento del buon Dio! Alla mia famiglia allargata dico, specie ai giovani, non sciupiamo questa vita dietro ciò che non è pane, indossando vestiti troppo stretti o troppo larghi.. la vita è un dono prezioso!
Grazie ai sacerdoti e alle religiose della mia infanzia e della mia adolescenza, il primo volto della Chiesa consacrata da me incontrato: penso alla mia maestra delle elementari suor Enrichetta, oggi missionaria in Indonesia, e alle Ancelle Eucaristiche. Penso poi ai sacerdoti di questa chiesa che è in Melito, don Luigi Marano, Mons. Chianese, don Ciro Papa che cantano ora le lodi con gli angeli! Penso a don Mario Tornincasa, a don Nicola Longobardo, a Mons. Lucio che ieri mi ha ordinato presbitero, e prima della mia entrata nei Camilliani, al grande ruolo svolto da don Maurizio Pepe, don Italo Mastrolonardo e don Michele Madonna: grazie per la vostra paternità, vi sarò eternamente grato! Un grazie sincero anche a don Giovanni Tolma, don Luigi Coppola e agli altri sacerdoti amici presenti. Oggi, poi, la mia gioia è grande perché con me ha concelebrato uno zio sacerdote, don Antonio Corvino, parente di mamma che stasera finalmente ho conosciuto: che bello, averti qui, zio Antonio!
Un grazie profondo e unico alla mia famiglia religiosa: i Ministri degli Infermi, i Camilliani! Anzitutto a te caro p. Rosario, mio superiore provinciale. Grazie in particolare per quest’anno vissuto al Monaldi: da te, da tutta la comunità del Monaldi, c’è veramente tanto da imparare in quanto a fraternità e in quanto ad amore verso i fratelli sofferenti! Grazie, grazie, grazie! Per una cosa importante ti rigrazio, p. Rosà: perché sai aspettare, sai avere pazienza, in questo mi dimostri la fiduciosa speranza in Dio.
Un grazie a fratel Carlo Mangione, a fratel Leonardo Grasso, a p. Hubert Goudjinou, a p. Umberto Andreetto e ai fratelli in formazione ad Acireale Mangano, e tra questi fratel Vincenzo Duca, mio compagno di cammino in questi anni: con voi ho vissuto anni fondamentali, anni bellissimi, di salite e discese, di crescita quotidiana, in una vera scuola di vita a servizio dei cari malati di AIDS, dei poveri della mensa, dei disabili psichici.
Penso con affetto, in questo momento, ai tanti malati di tumore incontrati nell’anno ormai passato presso l’oncologia del Monaldi, ai trapiantati di cuore, e agli altri ricoverati: molti che ora sono in Paradiso, hanno pregato per me, e sono stati loro ad accompagnare me alle soglie dell’altro mondo, loro mi hanno fatto vedere il Paradiso su questa terra, secondo quanto diceva san Camillo: I poveri e i sofferenti vi faranno vedere il volto di Dio.
E’ doveroso e fondamentale, infine, ringraziare voi tutti che avete curato la buona riuscita di questa liturgia: anzitutto le corali, quella delle Grandi Occasioni di Melito e quella dell’Ospedale Monaldi: insieme, siete un po’ il segno delle mie origini e di chi sono attualmente .. Grazie in particolare al mio amico Nicola, a fratel Salvatore Pontillo e a te Loredana perché mi siete stati dietro nelle varie idee sui canti che io chiamavo “ispirazioni” … Grazie a Luca, finalmente seminarista, mio cerimoniere per questa occasione, con i giovani ministranti, i diaconi e a tutti voi convenuti da varie parti, non solo della provincia di Napoli.
Due settimane fa, mentre ero in esercizi spirituali, chiesi al Signore di parlarmi, di rivelarmi qualcosa attraverso la sua Parola: così, con fede, aprii la Bibbia e gli occhi mi caddero su un versetto del Libro del Siracide, il versetto 10 del capitolo 4: “Sii come un padre per gli orfani e come un marito per la loro madre e sarai un figlio dell’Altissimo ed egli ti amerà più di tua madre”.
Ecco: “Sii come un padre per gli orfani..” mi diceva Dio! Pregate, dunque, perché io non scappi davanti ai lupi, ma sia un pastore vigile; pregate che io sia come un padre per l’umanità orfana, per i figli feriti e abbandonati, per i sofferenti, che incontrerò lungo il mio cammino di sacerdote camilliano.
Insieme, oggi e sempre, con la Vergine Maria e san Camillo, rendiamo lode, onore e grazie a Dio, mai per un uomo, mai … ma per Dio stesso, che ama servirsi di poveri uomini!
Sia lodato Gesù Cristo!”
P. Alfredo M. Tortorella, m.i
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