Quasi subito i Professori competenti decisero di intervenire chirurgicamente. Mansueto ed ubbidiente, come sempre, accettò con spirito di profonda unione al Cristo sofferente, sull’esempio di S. Teresina affetta dall’ultimo male, accettò di sottoporsi a tanto delicato intervento… Ma tutto accettò senza reagire lasciandosi così docilmente e progressivamente stendere e inchiodare sulla sua Croce… Passò il periodo pasquale con particolare, intenso raccoglimento nella meditazione della Passione del Signore impegnandosi maggiormente ad uniformarsi. Infatti non aveva più dubbi sul suo male, lo sentiva ogni giorno più forte, espandersi nelle sue membra. Avvertiva già molto più la fatica anche delle piccole cose, poiché respirava con crescente difficoltà. Dimagriva di giorno in giorno per quanto non si lasciava intentato nessun mezzo e cura per sostenerlo e ristimolare un poco l’appetito.”
“Ma piacque a Gesù, Sacerdote Eterno, abbreviargli il tempo dell’attesa portandolo presto sulla vetta del Calvario dove il nostro Nicolino, facendosi olocausto per tutti, si offrì eroicamente a Dio quale vittima d’amore sull’esempio di Santa Teresa del Bambino Gesù che lo volle ospite a Lisieux, in Francia poco prima che passasse dalla terra nel regno dei beati attraverso la porta stretta indicata dal Vangelo per i pochi eletti.”
“Lo rividi sul letto di morte. Rimasi impressionato dal suo viso. Viso scarno, serio, asciutto di ogni traccia di luce. Il suo passaggio sarà stato davvero martiriale. La sua ora immersa nelle tenebre. Aveva, Nicolino, gustato l’amarezza del Calice di Gesù. E ne portava nel viso l’impronta della smorfia davanti all’amaro. Penso, ora, alla fisionomia del Servo Sofferente di Isaia: “Non ha apparenza né bellezza / per attirare i nostri sguardi / né splendore per provare in lui diletto” (Is. 54, 2). Così, come Gesù, anche Nicolino “fu eliminato dalla terra dei viventi” (Is. 54, 8)”
E chiudiamo con le espressioni di una amica della mamma, da anni trasferita in Roma, che seguì e assistette il giovane studente camilliano in tutto il suo cammino di sofferenze. Animo semplice, così riviveva quei momenti a molti anni di distanza: “Mi sembrava Gesù Cristo in Croce, sereno e fiducioso, con la preghiera sulla bocca, chiamando la Madonna “Mamma”. Poi ha piegato la testa sulla sinistra, la lingua si è leggermente mossa, e senza fare altri movimenti, così serenamente è morto. Il Dottore ha controllato l’avvenimento, ha aperto la porta e ha chiamato la mamma: “signora ecco tuo figlio”, quasi come se fosse la Madonna alla quale viene consegnato il figlio Crocifisso. La mamma si è buttata sul figlio, e poi si è messa in ginocchio piangendo forte forte…”
…il suo Messaggio
Il titolo del breve fortunato profilo che fu scritto a pochi mesi dalla sua morte, Quando l’Amore prega, era l’inizio di una di quelle riflessioni che Nicola D’Onofrio fissava su carta perché ne potesse poi seguire le indicazioni a lungo. Non si trova più. Ma il suo Maestro del Seminario maggiore, che lo ebbe tra le mani, attesta che “Il concetto espresso in quattro brevi versi si ricollegava al detto di S. Agostino: “Ama e fa quel che vuoi”. In concreto affermava che quando l’amore è confrontato con l’Amore di Dio, tramite la preghiera e la presenza a Lui, si può camminare sereni verso la propria meta. ”
Quando Dio lo invitò a vivere come S. Paolo il “Completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, in favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1, 24), Nicola D’Onofrio non si è tirato indietro.
Strettamente unito alla Madre di Dio, ha vissuto coerentemente quel “Tota vita Christi crux fuit et martyrium”, vergato in una quiete notte del Noviziato, aderendovi fortemente con “Tutto per voi Gesù, Maria”.
La “maternità nuova” – che la Vergine Maria ricevette dal Figlio morente sulla Croce – “spirituale e universale verso tutti gli uomini, affinché ognuno, nella peregrinazione della fede, gli rimanesse insieme con Lei strettamente unito fino alla Croce e, con la forza di questa Croce, ogni sofferenza rigenerata diventasse, da debolezza dell’uomo, potenza di Dio”, in Nicola D’Onofrio si realizzò pienamente, e ne rimane nel tempo uno splendido modello.
Il giovane studente camilliano, passando attraverso il mistero della sofferenza umana elevata dal Cristo a livello di redenzione, con gioia e serenità, fu e rimane un testimone credibile che la scelta fatta di vivere i Consigli Evangelici manifesta “i beni celesti già presenti in questo mondo, meglio testimonia la vita nuova ed eterna acquistata dalla Redenzione di Cristo, e meglio preannunzia la futura resurrezione e la gloria del Regno Celeste”.
I giovani che si accostano alla sua breve esperienza terrena ne rimangono affascinati. Per tutti ricordiamo Marie-Louise, che volendo seguire l’invito di Giovanni Paolo II lanciato a Compostela di “N’ayez pas peur de devenir saints!”, ci ha scritto di aver deciso di prendere “Nicolas D’Onofrio come modello di vita… cercavo un modello di vita contemporanea e ho trovato nella vita di questo giovane i disegni che ho scelto di seguire poco tempo fa”. Da anni ormai, Marie-Louise è tutta dedita in una delle nuove istituzioni di vita consacrata nel mondo, a servizio di Dio tramite il servizio ai fratelli e sorelle malati e poveri.
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