di p.Felice Ruffini
Chi seppe leggere i segni che vennero dal suo comportamento dinanzi alla suprema prova della vita, ne recepì il Messaggio. Le manifestazioni di stima che vennero espresse nel momento della sua morte e, come già si è detto, si concretizzarono in una straordinaria ondata di emozione affettiva e religiosa, travalicarono l’ambito della Comunità camilliana e il tempo.
Non con le nostre parole, ma con una breve selezione di quello che i Testimoni hanno scritto per la Postulazione Generale dell’Ordine Camilliano, esporremo la conferma di quanto Nicolino ci ha lasciato scritto.
…Milite dell’Immacolata
Così la rivista della Milizia dell’Immacolata lo presentò ai suoi lettori: “Aveva raggiunto il terzo grado della M.I.: quello dell’offerta senza limiti; donarsi totalmente a Maria, accogliere con fede e generosità ogni sofferenza per conformarsi al mistero della passione e della morte di Cristo, fino al martirio. Nicolino, consumato dal dolore si offriva come vittima per tanti fratelli bisognosi di speranza e di salvezza. Anche se in modo e circostanze diverse la sua offerta può essere avvicinata a quella di P. Kolbe che nell’Immacolata ha trovato la forza e l’amore per dare tutto se stesso non solo per un padre di famiglia, ma per l’umanità intera. La morte del chierico camilliano e il martirio di P. Kolbe trovano la loro spiegazione e il loro messaggio nella Parola eterna del Vangelo… Nicolino tanto giovane, ma così sapiente, aveva compreso molto bene quello che P. Kolbe diceva in un suo scritto: “si vive una sola volta, non due. Bisogna diventare santi non a metà, ma totalmente, per la maggior gloria dell’Immacolata, e attraverso l’Immacolata per la maggior gloria di Dio…”.
…Sofferenza Redentiva
“Vedeva in tutto i disegni di Dio, dirigeva a Lui tutte le sue azioni e accettava con gioia le pene e le sofferenze. Mi diceva: “La sofferenza è la migliore moneta con la quale possiamo comprare il Cielo”. La sua morte fu tranquilla, io ebbi la grazia di trovarmi presente.
“Nei mesi successivi il suo male si evidenziò con sempre maggiore crudeltà e Nicolino soffriva visibilmente, ma con grandissima dignità Pregava molto per i peccatori e sentiva la Passione di Gesù e le sofferenze di S. Teresina come modelli da imitare, quasi alla lettera…Nella sua malattia seppe come Gesù affrontare le tappe di un lungo Calvario andando gioiosamente incontro al Padre nel Regno promesso ai servi buoni e fedeli.
“Assistevo quella notte D’Onofrio, e mi destarono, sul far del giorno le sue grida affannose. Mi precipitai nella stanzetta; egli, appoggiato sui gomiti, per quanto le forze glielo permettevano, chiedeva a viva voce a Dio, di guarire: “sarò un Sacerdote… salverò tante anime… guariscimi Signore ti prego… Madonna mia intercedi… San Camillo….! Padre mi aiuti… su preghiamo insieme che devo ottenerlo questo miracolo… devo guarire!…” Lo tirai su e l’aiutai fino a che di lì a poco s’acquietò stremato. Poi, in tono più calmo, e pieno di rassegnato abbandono disse: “Bene… però se non è possibile… sia come tu vuoi Dio mio!” Questo è il senso delle sue parole anche se, chissà, non le ricordo bene alla lettera. M’impressionò quel rimettersi a Dio, quell’accettazione ultima, tanto che non potei fare a meno di paragonarla a quella di Cristo in Croce che chiede supplicante e finisce nella splendida sottomissione alla Volontà del Padre.
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