Religiosi Camilliani – Figlie di San Camillo – Ministre degli Infermi di San Camillo
14 luglio 2015 Festa liturgica di San Camillo de Lellis, 401 anni dalla sua morte
ALLE CONSORELLE E AI CONFRATELLI ANZIANI E MALATI
Invecchiare con dignità ed eleganza:
un imperativo etico ed una scelta personale
Nell’anno dedicato alla Vita Consacrata, siamo invitati a “guardare al passato con gratitudine, a vivere il presente con passione, servendo come il Samaritano con compassione e ad abbracciare il futuro con speranza”. In questo messaggio esprimiamo la nostra gratitudine a coloro che hanno costruito la storia eroica del nostro Ordine e delle nostre Congregazioni religiose – una storia carismatica che ha attraversato quattro secoli e che è chiamata a rispondere alle molteplici sollecitazioni che ci stanno di fronte – per non dimenticare i nostri Confratelli e Consorelle anziani e malati di oggi.
A differenza della cultura asiatica in cui la persona anziana è ancora considerata culturalmente rilevante e socialmente rispettata come la memoria e la saggezza incarnata della comunità (cfr.: in Giappone, il giorno dedicato agli anziani si celebra come festa nazionale), nella nostra cultura occidentale, gli anziani non sono soggetti di molta considerazione. L’enfasi viene posta sempre più sulle loro disabilità e limitazioni, sui costi e le spese necessarie per l’assistenza a livello di politiche di sanità pubblica, sull’aggravio del sistema pensionistico; sempre meno si insiste sulla loro ricca storia di vita, sull’esperienza e la saggezza umana di cui sono depositari. A monte di questa visione riduttiva della persona umana, definita solo per quello che “produce e non per quello che è”, si colloca una grande questione: l’invecchiamento rappresenta una fase della vita caratterizzata da una crisi esistenziale in tre dimensioni: crisi di identità (con la perdita di sé), crisi di autonomia (con una crescente dipendenza dagli altri) e crisi di appartenenza (sradicamento dal proprio ambiente verso una casa di riposo).
È necessario recuperare, attraverso un atteggiamento resiliente, il significato di questa crisi che colpisce profondamente l’essere anziano, soprattutto nella nostra società ormai definita come civiltà dello scarto e della scadenza programmata!
Fino a non molto tempo fa si parlava semplicemente di vecchiaia. Oggi la letteratura scientifica a proposito dell’invecchiamento distingue tre categorie di anziani: a) gli anziani giovani di età compresa fra 65 e 75 anni; b) gli anziani propriamente detti di età compresa tra 75 e 85 anni; c) le persone molto anziane, oltre gli 85 anni, che nel prossimo futuro, secondo i ricercatori di questa area, aumenteranno sempre di più. Al tempo di san Camillo si parlava molto di poveri e malati, mentre la categoria degli anziani non veniva quasi menzionata nei suoi scritti! Sicuramente ci saranno state persone anziane in quell’epoca. Oggi, però, insieme ai poveri e agli ammalati, abbiamo anche il grande impegno degli anziani da curare, che hanno bisogno di particolare premura ed attenzione, soprattutto se affetti da malattie croniche degenerative come l’Alzheimer e il Parkinson. L’invecchiamento della popolazione è un fenomeno molto recente nella storia umana. Nei paesi sviluppati il numero degli ospedali pediatrici è diminuito in modo significativo e in molti casi sono anche scomparsi, ma in compenso le case di cura e/o riposo per anziani si moltiplicano, diventando una reale forma di business redditizio nel panorama del mondo della salute.
Oggi viviamo in una società chiamata “post-moderna“, si parla di civiltà “post-industriale“, “post-cristiana” e anche “post-umana“! Sì! Il “post-umanesimo” è un movimento ideologico che annunciando la messa al bando dalla vita dell’uomo della morte – vista insieme con l’invecchiamento come una malattia a cui bisogna trovare un rimedio e non come una dimensione della nostra esistenza – ci offre il “dono dell’immortalità” in questa terra.
Ma la società post-moderna non è ancora riuscita a far rispettare ed applicare i diritti fondamentali dell’uomo, proclamati dall’ONU nel 1948, al termine della Seconda Guerra Mondiale (1939-1945), diritti che garantiscono la possibilità di vivere con dignità (libertà di pensiero e di coscienza, educazione, salute, alloggio, lavoro, etc.): ed ora siamo già coinvolti in questa visione antropologica secondo cui l’essere umano è qualcosa che deve essere superato e sorpassato. Naturalmente, ci troviamo di fronte ad un’ideologia, che, così come ha cercato di negare la nostra finitezza, ora cerca anche di negare la nostra condizione umana. L’età non può essere vista come un processo patologico o peggio come un tragico destino rispetto al quale non possiamo intervenire se non accettandolo passivamente!
È necessario scoprire come possiamo invecchiare con grazia, saggezza, serenità ed eleganza estetica. Questo è l’orizzonte della nostra riflessione che proponiamo in questo messaggio.
SCARICA QUI IL MESSAGGIO COMPLETO IN ITALIANO, INGLESE, PORTOGHESE, SPAGNOLO , FRANCESE
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