«In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo» (Lc 1,39-40).
C’è tanta leggerezza, nel corpo e nello spirito della Vergine Maria. Non la leggerezza di chi prende le cose con superficialità. È invece la leggerezza del passo veloce, dell’incontro appassionato, del canto gioioso. Non la leggerezza di chi finge di non sentire la fatica e il dolore. È piuttosto la leggerezza di chi scopre una forza più profonda per affrontare le arsure della vita. Maria è leggera, quando si alza in fretta e cammina verso la regione montuosa della Giudea.
Dopo l’incontro con l’angelo, e l’annuncio dell’evento che rivoluziona la storia dell’uomo – l’incarnazione del Figlio di Dio – Maria ha i palpiti del cuore a mille. Per questo cammina, quasi corre leggera, mossa dalla Vita che l’ha cercata e da una nuova Vita che inizia a pulsare nel suo grembo. La vita stessa ha bisogno di andare, e custodire la vita non significa immobilizzarsi pesantemente in inutili precauzioni.
Non è trascurato il dolore, non viene oscurata la pena. Solo acquista nuovo valore, nuovo peso. Non più il peso della condanna e del giudizio, ma quello potente dell’amore. La leggerezza dell’incontro in Dio rende pesante il dono d’amore. Maria è donna di speranza. Speranza è leggerezza di spirito, capacità di vedere dentro e oltre, movimento operoso del servizio.
L’Assunzione di Maria al cielo in anima e corpo è l’icona del nostro futuro, anticipazione di un comune destino. Il segno della donna nel cielo (cfr. Apocalisse 11,19; 12,1-6.10) evoca la figura di Maria, ma anche l’intera umanità, la Chiesa di Dio, ciascuno di noi, piccolo cuore ancora vestito d’ombre, ma affamato di sole. Contiene la nostra comune vocazione: assorbire luce, farsene custodi (la donna vestita di sole), essere nella vita datori di vita (la donna stava per partorire): vestiti di sole, portatori di vita, capaci di lottare contro il male (il drago rosso). Indossare la luce, trasmettere vita, non cedere al grande male.
La festa dell’Assunta ci chiama ad aver fede nell’esito buono, positivo della storia: la terra è gravida di vita e non finirà fra le spire della violenza; il futuro è minacciato, ma la bellezza e la vitalità della Donna sono più forti della violenza di qualsiasi drago.
La tradizione cristiana parla di questa come la festa della Dormitio Mariae, l’addormentamento di Maria nelle braccia del Padre. Come ci fa pregare splendidamente il prefazio della festa di oggi: «Non poteva conoscere la corruzione della morte, colei che aveva portato in grembo il Dio della vita». Maria è la prima dei risorti, la prima tra noi che ha conosciuto la totalità del destino di ogni uomo.
In montagna la guida è quella persona che non serve a niente ma che se non c’è nel momento del bisogno, si rischia nelle ascensioni seriamente di perdere la vita o di esporsi ad inutili pericoli. Anche in ascensioni relativamente semplici va sempre tutto bene; finché non capita qualcosa. Allora emerge la stoffa della guida: rassicura, interviene, risolve, vede passaggi che nessuno sa vedere, annusa l’aria e sa dove portarti. Fino alla vetta. Come Maria, proprio come lei. Perché non prenderla come guida per la nostra vita spirituale?
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