Il mondo dell’autismo non è solo: il Papa e con lui la Chiesa intera si sono impegnati ad accogliere e a stare accanto alle persone che soffrono di questo grave disturbo e a sostenere famiglie e associazioni che lottano ogni giorno per garantire i diritti e la possibilità di una vita migliore. Ecco il grande messaggio di speranza lanciato — sabato mattina, 22 novembre, nell’aula Paolo VI — in occasione del primo grande incontro del Papa con la realtà dell’autismo, a conclusione della conferenza interna-zionale promossa dal Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari.
E stato un dialogo aperto fatto di preghiera e testimonianze, ma anche con il sapore della festa per provare a rompere l’isolamento nel quale gli autistici solitamente restano chiusi. «Proprio per il notevole apporto offerto dalla musica a questa specifica patologia — ha precisato l’arcivescovo presidente Zygmunt Zimowski -si è ritenuto opportuno che l’incontro con il Papa assumesse proprio i contorni di una “festa”, rendendo
così più agevole il coinvolgimento e la partecipazione delle persone presenti, quale segno anche di attenzione, vicinanza e solidarietà».
Concretezza e speranza sono state le direttrici fondamentali dell’appassionata testimonianza di Barbara Barigelli Calcari, mamma di Chiara, una ragazza autistica di diciassette anni. «La prima cosa — racconta — è fare il possibile per assicurare ai ragazzi tutti i diritti; E cioè l’accompagnamento, l’assistenza domiciliare, l’insegnante di sostegno e l’assistente educativo a scuola, e la terapia occupazionale». Sempre «nella speranza che la ricerca scientifica vada avanti e riesca finalménte a trovare soluzioni e terapie adeguate». Tra gli artisti presenti, la cantante Àrisa e il gruppo sardo dei Tazenda che ha cantato Ave, Maria bella accompagnato > dal coro di sessanta bambini dell’Istituto romano Marymount che hanno anche coinvolto i presenti in una gestualità — darsi la mano seguendo un movimento ritmico — inconsueta ;per le persone autistiche. Il brano dedicato alla Madonna è stato composto da Mogol, da tempo impegnato in prima linea con la moglie per aiutare le associazioni autistiche. Infine il maestro Gioni Barbera ha eseguito al pianoforte Rosa mentirosa, un tango di sua composizione. «Ho sperimentato di persona quanto siano importanti per i ragazzi autistici l’accoglienza e l’incoraggiamento con la musicoterapia e la ippoterapia» spiega Mogol, raccontando l’esperienza di due cavalcate di oltre cento chilo-metri attraverso l’Italia, sullo stesso percorso che lo vide protagonista nel 1970 insieme a Lucio Battisti. E aggiunge: «Cerchiamo di dare un aiuto a concreto a tanti genitori che portano avanti la loro missione quotidiana accanto ai figli, senza mai desistere nonostante fatiche e delusioni. Ma nella convinzione che la terapia dell’amore sia la migliore cura possibile».
A presentare il complesso mondo dell’autismo al Papa è stato l’arcivescovo, Zimowski che, all’inizio dell’udienza, ha anche illustrato le linee emerse nei tre giorni della conferenza internazionale. L’obiettivo centrale, ha spiegato il presule, è quello di «animare la speranza anche nelle situazioni più difficili e precarie, nelle quali i lineamenti umani, quantunque deturpati o segnati dalla sofferenza, mai e in alcun modo possono offuscare la bellezza e la dignità impresse in ogni persona dal Creatore». Non è mancato nella conferenza anche «un approccio teologico e pastorale, per rimarcare il ruolo concreto della Chiesa in questa delicata realtà che coinvolge in modo del tutto particolare la famiglia». In conclusione monsignor Zimowski ha annunciato il tema della prossima conferenza internazionale promossa dal Pontificio Consiglio: dal 19 al 21 novembre 2015 si parlerà su come «servire la cultura della vita e dell’accoglienza, a vent’anni dall’Evangelium vitae». Infine l’arcivescovo ha anche ricordato il cardinale Angelini, primo presidente del dicastero, morto nella notte.
Fonte: L’Osservatore Romano, 23 novembre 2014, p. 8.
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