di Luciana Mellone
Un gigante della carità, un gigante della riforma cattolica, così viene definito San Camillo e, in realtà, un gigante lo era: nel fisico, nell’anima e, soprattutto, nel cuore.
Visse a cavallo tra due secoli, tra il 1550 e il 1614. Epoca che se da un lato rappresenta un periodo rigoglioso dal punto di vista dell’arte, del pensiero filosofico, teologico e scientifico; dall’altro, si prospetta come un periodo oscurantista: le guerre dilagano, carestie e distruzioni, le nuove scoperte geografiche cambiano il quadro economico con nuove rotte commerciali, in Italia francesi, tedeschi e spagnoli estendono i loro domini e autorità. Per ciò che riguarda la Chiesa, la riforma protestante porta ad una frattura religiosa, con il conseguente decadimento del prestigio papale e dell’autorità ecclesiastica. La realtà non è più equilibrata e in armonia come l’ideale rinascimentale, ma appare una realtà frammentata in cui l’uomo sembra smarrirsi. La controriforma cerca di ristabilire l’ortodossia cattolica e riconsolidare il proprio potere in campo spirituale, cercando di contrastare, l’egoismo, l’individualismo, la corruzione.
Camillo si introduce in questo clima e sarà uno dei grandi santi e dei grandi riformatori di questo periodo. Di fronte alla sofferenza, alle diseguaglianze che caratterizzano la società dell’epoca tra la popolazione povera e indigente, malata, abbandonata, che contrasta con quella dei signori nobili che vivono nei grandi palazzi, in cui il problema dell’assistenza carente da più punti di vista, si affaccia prepotentemente, egli, non volge lo sguardo altrove, ma cerca con grande entusiasmo di portare la luce, là dove c’è buio, di trasformare il dolore in conforto, là dove c’è sofferenza; tra le corsie dei grandi ospedali, sostituitisi ai piccoli ospizi del medioevo tenuti da una fitta rete caritativo-assistenziale riconducibile a corporazioni e confraternite, nelle case private e per le strade delle città in cui operava.
E sarà proprio nell’assistenza ai malati che Camillo troverà lo scopo principale della sua vita, la sua sarà una dedizione piena agli ammalati, un’assistenza a tutto tondo che non rivolge l’attenzione solo alla salvezza dello spirito. Il suo sarà un modo moderno di assistere il malato: “L’idea di Camillo è di attribuire dignità autonoma all’assistenza fisica del malato, rispetto a quella spirituale, dedicando un’attenzione meticolosa ai modi in cui deve esplicarsi la cura e l’assistenza del malato. L’impegno assistenziale viene delineandosi, così nell’apostolato camilliano, con contorni sempre più netti e precisi, all’interno di una religiosità tutta calata nella pratica delle opere”[1]
Per la prima volta il malato assurgeva a dignità umana, diveniva un essere degno di attenzione, nel corpo, prima ancora che nell’anima, ribaltando inveterate consuetudini maturate in seno alla Chiesa stessa come, ad esempio, l’obbligo della confessione, necessaria per ottenere il ricovero.
In questo clima di restaurazione in atto, nell’affrontare il problema dell’assistenza, creò una rete di solidarietà, attraverso i suoi discepoli ai quali chiedeva di agire con carità e attraverso una presenza costante e vigile accanto al malato, con lo stesso trasporto che nutre una madre nell’assistere il suo unico figlio malato. Con cuore nelle mani.
Ed è questa azione di carità dell’uomo nuovo, Camillo, che ha il sapore di un insegnamento e la forza viva e toccante di una vera e propria riforma. La riforma di Camillo di assistenza corporale ai malati nell’apostolato di carità è la vera eredità che Camillo “riformatore e santo” lascia ai suoi Figli, Ministri degli Infermi, padri, maestri, guide e conforto a chi soffre. Un’azione di riforma, questa, sempre in atto, che assicura a Camillo de Lellis, nella sua fondazione di Ministri degli Infermi, vita perenne.[2]
E per noi tutti, oggi, in un mondo dove al progresso della scienza medica si è assistito parallelamente ad un regresso nell’assistenza al malato e dei valori spirituali e morali, seguire le orme di San Camillo, sia d’insegnamento nel perseguire e riscoprire la grandezza e i valori della persona umana, il significato della vita, dono di Dio, che va difesa, salvaguardata, assistita.
[1] Elisa Novi Chavarria: S. Camillo de Lellis e l’ideale di Santità in età moderna in San Camillo e il suo tempo p.33
[2] Vanti, Mario. Un Gigante della Riforma Cattolica S. Camillo de Lellis, Domesticum Anno XLIX – 1953 n 6
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