L’uomo è uno “spirito incarnato”, per questo la Parola di Dio invita tutti i credenti ad amare ogni uomo e tutto l’uomo, nella sua misteriosa unità di corpo e di spirito. Dopo avere riflettuto pertanto sui bisogni corporali, possiamo ora più agevolmente approfondire la complessa realtà dei bisogni spirituali dell’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio. Ciò che rende infatti l’uomo grande nobile ed immortale è la sua anima, il “soffio vitale dello Spirito”(cfr Gen.2,7), il suo cuore che anela alla pace, alla gioia, al coraggio, alla consolazione, alla verità, alla vita senza fine; aspirazioni tutte che troveranno pienezza e compimento solo in Dio nel paradiso. Per questo il grande Agostino, dopo avere sperimentato le gioie effimere del mondo, troverà pace e gioia solo tra le braccia misericordiose del Padre: “Hai fatto Signore il nostro cuore per Te, ed è inquieto finché non si riposa in Te!” Vi è da notare, prima di approfondire le singole opere di carità, che oltre alla “misericordia” domina la parola “spirito”, quasi a sottolineare rispetto alle opere corporali, che il principale attore di tali opere non siamo noi ma lo Spirito che Dio ha infuso nei nostri cuori, promesso da Gesù Cristo prima di tornare al Padre e che ci farà conoscere la verità tutta intera. Pertanto è fondamentale ricordare che, mentre nelle opere corporali operavano prevalentemente le nostre mani, illuminate dalla fede, per donare pane, vestiti, alloggio, dissetare, curare, visitare la persona di Gesù incarnata in ogni uomo bisognoso; nelle opere spirituali è invece lo Spirito Santo l’attore principale, la sorgente e l’ anima di ogni gesto di misericordia; è Lui che dobbiamo con fervore e insistenza invocare ; solo se saremo pieni di Dio e innamorati di Lui, riusciremo a compiere efficacemente queste opere che toccano il mistero profondo di Dio e i bisogni esistenziali dell’uomo. “Egli è luce intelligibile e aiuto per la ricerca della verità, mite e lieve il Suo avvento, fragrante e soave la Sua presenza, leggerissimo il Suo giogo.
Viene infatti a salvare, a sanare, a insegnare, a esortare, a rafforzare e consolare”. Gesù ce l’aveva promesso: ”Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità”.(Gv.14,16) “Le anime che hanno in sé lo Spirito e sono illuminate dalla sua presenza, diventano anch’esse sante e riflettono la grazia sugli altri”.(S.Basilio Magno.PG 32,107)” Egli è la luce delle nostre menti, lo splendore delle nostre anime”.(S.Ilario, PL 10,50) Ma è un dono e una presenza che dobbiamo chiedere ogni giorno: ”Implorai e venne in me lo Spirito di sapienza, io l’ho preferito agli onori e al potere.”(Sap. 7,7) “Se qualcuno di voi manca di sapienza, la domandi a Dio, che dona a tutti con semplicità e senza condizioni, e gli sarà data”.(Gc.1,5) Dobbiamo amarla come una dolce sposa nella intimità della casa; è proprio il libro della Sapienza a darci questo suggestivo consiglio:”Questa ho amato e ricercato fin dalla mia giovinezza, ho cercato di prendermela come sposa, mi sono innamorato della sua bellezza… essa conosce la sottigliezza dei discorsi e le soluzioni degli enigmi. Ho dunque deciso di prenderla a compagna della mia vita”.(Sap.8,1-21)
Chi ha letto le precedenti riflessioni, potrà notare che le “Opere di Misericordia Corporali” fanno quasi tutte riferimento al Capitolo 25 dell’Evangelista Matteo, mentre quelle spirituali risulteranno sparse quà e là nella Sacra Scrittura, che rimanda a sua volta ai Profeti, ai Libri Sapienziali e a quelli Storici. Così come sono enunciate oggi dal Catechismo, tutte e quattordici le Opere fanno riferimento per la prima volta allo scrittore ecclesiastico Lattanzio. (250-325)Il numero sette ripetuto è segno della completezza. Ciò che crea fondamento a queste Opere è la “Misericordia.” Essa indica il culmine dell’amore, perché attesta la permanente fedeltà che sa giungere fino al perdono e al dono di sé. Sono implicate la miseria e il cuore dell’uomo.
La persona cioè si apre all’esigenza dell’altro e non le fa mancare la sua attiva partecipazione e condivisione. Nel richiamo alla misericordia, come proviene dall’uso biblico, si sottolinea maggiormente la tenerezza e la bontà di Dio. E’ a partire da questa dimensione che si scoprono i tratti materni dell’amore divino. Dio, che è come un Padre per Israele, ma che ama con la tenerezza e la premura di una Madre. Leggendo alcuni passi, c’è solo da emozionarsi e commuoversi fino alle lacrime di esultanza e di gioia: “Gerusalemme ha detto: il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato. Si dimentica forse una donna del suo bambino, al punto da non più commuoversi per il frutto del suo grembo? Ebbene, anche se una madre si dimenticasse del suo bambino, io non mi dimenticherò mai di te!”(Isaia, 49,14-15) “Quando Israele era giovinetto io l’ho amato. Ma più li amavo, più si allontanavano da me. Ad Efraim io ho insegnato a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro. Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore, ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi chinavo su di lui per dargli da mangiare.”(Osea 11,1-4) “Come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il tuo creatore, come gioisce lo sposo per la sposa, così per te gioirà il tuo Dio.”(Isaia, 62,5)”Oracolo del Signore. Ecco la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore… Ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore. Allora Israele canterà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d’Egitto…”(Osea 2,21-22) “Oracolo del Signore. Perciò ,ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore.”(Osea 2,16) Qualcuno infatti come il profeta Geremia non riuscirà a resistere alla seduzione di Dio: “Mi hai sedotto Signore, ed io mi sono lasciato sedurre, mi hai fatto forza e hai prevalso. Mi dicevo: non penserò più a lui, non parlerò più in suo nome. Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo.”(Geremia 20,7-9) Non meno toccanti sono le immagini quando Dio, prima ancora di Gesù, si presenta al suo popolo come il “buon pastore”: “Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna, porta gli agnellini sul petto e conduce pian piano le pecore madri.”(Isaia, 40,11) “Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferità e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte, le pascerò con giustizia.”(Ezechiele,34,16)
La Misericordia, quindi, sintetizza tutta la Bibbia ed esprime l’essenza stessa di Dio. Non è un caso che il libro dell’Esodo, prima di ogni altra qualificazione, attribuisca a Dio il titolo della misericordia: “Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà, che conserva il suo amore per mille generazioni, che perdona la colpa la trasgressione e il peccato.”(Esodo 34,6-7)E’ questa pertanto l’affermazione lapidaria che il testo sacro ci lascia come un’icona su cui tenere fisso lo sguardo.
Padre Rosario Messina
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