Le istituzioni Sanitarie Camilliane

  • Fratel Vincenzo Luise. Missionario in Burkina Faso

    Fratel Vincenzo Luise. Missionario in Burkina Faso

    Missione. Una strada scomoda e polverosa è quella della missione: va da Gerusalemme a Gaza; è il cammino lungo il quale l’apostolo Filippo ha incontrato l’Etiope aiutandolo a conoscere e a scoprire Cristo (At 8,26-39). L’Etiope è simbolo dei poveri e degli infermi di tutte le provenienze etniche culturali che incontriamo nella nostra missione (cfr. valore 7) e nelle terre cosiddette in via di sviluppo. Nel documento del Capitolo generale “Verso i poveri e il terzo mondo” (1989) esplicitamente si affermava «nei paesi in via di sviluppo la nostra collaborazione è indirizzata a suscitare in modo incisivo la com-partecipazione delle popolazioni e quindi dei poveri alle attività tese alla loro promozione, a favorire l’educazione sanitaria e la prevenzione della malattia, a promuovere la giustizia sociale in tutte le sua applicazioni legislative e pratiche e a testimoniare il nostro coinvolgimento attraverso la solidarietà e la condivisione. Il nostro sforzo sarà efficace se riuscirà a rendere i poveri consapevoli della loro situazione e a farli protagonisti della propria emancipazione e liberazione». Queste parole scritti ormai 20 anni orsono, con esplicito riferimento ai paesi cosiddetti “di missione” ora diventano un chiaro appello all’impegno nelle nostre società occidentali, multiculturali, multi religiose, con risvolti di povertà culturale, sanitaria, morale, relazionale, …(valore 9) sempre più evidenti ed appellanti un intervento intelligente e coerente.

  • Evangelizzazione. La terza strada si chiama evangelizzazione (valore 3): è il cammino che porta da Gerusalemme a Betania (Lc 10,38-42 – Marta e Maria). In questo villaggio Gesù ha incontrato Marta e Maria, nella loro casa, trasformando l’incontro in un momento di evangelizzazione. Paolo VI nell’enciclica Evangelii nuntiandi, riconosce che la sfida più grande per la chiesa è calare il Vangelo nella cultura; e Giovanni Paolo II prima ed ora Benedetto XVI propongono l’urgenza di una nuova evangelizzazione. Oggi nel mondo sanitario il Vangelo si annuncia in modo privilegiato attraverso il dialogo e la relazione di aiuto con il malato, soprattutto comprendendo e rispettando i suoi diversi modi di rispondere alla crisi della malattia. La malattia è «un tempo per volere»: essa costringe l’uomo a fermarsi, guardarsi dentro e interrogarsi e può divenire lo strumento di una trasformazione interiore.
    Il malato stesso può evangelizzare con il suo dolore e la sua testimonianza. In passato i sani parlavano ai malati per esortarli, oggi sono i malati – se

    Camillian Task Force in India

    Camillian Task Force in India

    glielo permettiamo! – che parlano ai sani per illuminarli.
    L’evangelizzazione si realizza ancora attraverso la formazione di una nuova visione di salute, concepita non come assenza di malattia ma come capacità dell’individuo di esprimere le sue potenzialità fisiche, psichiche e spirituali, anche nel contesto delle limitazioni prodotte dalla malattia. È, in assenza, riscoprire e promuovere l’antropologia della persona, nella sua totalità, dignità e sacralità, impegnandosi a testimoniare il patrimonio di valori umani e cristiani, particolarmente alla luce delle complesse sfide etiche (valori 2.4) sollevate dalla scienza odierna nei momenti critici della nascita e della morte.

  • In preghiera Arrial Moura. Fortaleza 2011. Foto di Guillermo Luna

    In preghiera Arrial Moura. Fortaleza 2011.
    Foto di Guillermo Luna

    Umanizzazione.La seconda strada un po’ confusa e caotica, è quella dell’umanizzazione, chiamata Gerusalemme-Gerico: è la via percorsa dal buon Samaritano che si china ad alleviare le ferite del malcapitato (Lc 10,30-37). Oggi si avverte l’urgenza di umanizzare il mondo della sanità a tutti i livelli (valori 1.2.4.5), recuperando il «cuore nelle mani» al servizio del malato. Il primo passo per umanizzare è umanizzarsi. L’umanità si trasmette attraverso l’accoglienza, i gesti, atteggiamenti sananti … a volte attraverso un semplice sorriso: «Chi non sorride – diceva don Orione – non è una persona seria». In secondo luogo, si umanizza ponendo il malato al centro del servizio. Spesso al malto si sono sostituiti altri protagonismi ed interessi: ideologici, politici, clientelari, sindacali, efficientistici. Umanizzare significa educare (ex-ducere, ossia tirar fuori quello di cui ciascuno già dispone, più che buttare dentro qualcosa ex-novo) a rapportarsi al malato non come oggetto di cuore, ma quale protagonista del suo processo di guarigione, coinvolgendolo nell’assumere le sue responsabilità e nel risvegliare il suo «medico interiore».

  • Formazione. La quarta strada è una corsia preferenziale che si chiama formazione (valori 5.8). È rappresentata dall’itinerario Gerusalemme-Emmaus (Lc 24,13-25), lungo il quale Gesù si è fatto compagno di cammino dei discepoli scoraggiati e smarriti per illuminarli con la catechesi, per animarli e renderli testimoni di speranza.
  • Oggi si avverte una progressiva presa di coscienza del bisogno di professionalità e competenza. Una presenza sempre più umana ed umanizzante non si improvvisa: la mente è come un paracadute; funziona solo quando si apre! La formazione, i corsi, gli incontri, … servono a stimolare motivazioni ed intuizioni nuove e a ridurre il tasso di pressapochismo, ripetitività e logorio che può minare la creatività pastorale e professionale, riattivando piuttosto un’animazione più dinamica per un più competente servizio accanto al malato.
  • Conversione. La quinta strada, molto trafficata, si chiama collaborazione (valori 5.8.10), ed è simboleggiata dal percorso Gerusalemme-Cafarnao (Mc 2,1-5). In questa cittadina l’iniziativa di quattro volontari che portavano un paralitico a Gesù calandolo dal tetto, ha contribuito ad un progetto di salvezza e di guarigione. Il loro sforzo comunitario richiama l’urgenza di sviluppare una pastorale e più in generale degli interventi terapeutici d’insieme per superare individualismi, frammentarietà di sforzi, mentalità settoriali.
copertina capitolare ok

Camilliani riuniti al Capitolo Straordinario 2014

La sfida è di lavorare insieme per servire meglio il mondo della salute, armonizzando e coordinando i carismi e le risorse di tutti: il malato, la famiglia, gli operatori sanitari e la comunità ecclesiale (valore 8), il volontariato, gli organismi ecclesiali e civili.

La sesta strada si chiama conversione ed è rappresentata dal percorso Gerusalemme-Damasco (At 9,1-17) lungo il quale san Paolo ha sperimentato la trasformazione di una vita. È un itinerario che riguarda ciascuno di noi da vicino e che si esprime nella disponibilità «di essere in grado, ad ogni momento, di sacrificare ciò che siamo per ciò che possiamo essere».

Da una parte è un cammino personale che richiede l’umiltà di cambiare in noi ciò che ha bisogno di essere cambiato, dall’altra è un confronto con l’esterno che richiede il coraggio profetico di denunciare ingiustizie, di essere propositivi di valori, di suscitare nuovi modelli.

Conversione è avere anche il coraggio di riconvertire lo scopo o identità di determinate opere (valore 10), adattandole alle nuove sfide e liberando le risorse e le persone per orizzonti e progetti più profetici. Questa visione profetica si scontra spesso con reticenze e paure e con il timore di perdere sicurezze, stabilità e protagonismi. D’altro canto il rischio è che «chi non impara dalla storia è destinato a ripeterla» (filosofo Santayana).