A cura di Claudio Girardi
Padre Felice Chech, missionario camilliano nato nel 1943 sul Montello ma vissuto a Verona per lunghissimo tempo e diventato sacerdote nella nostra città nel 1970 oggi si prepara a festeggiare i suoi 44 anni di attività missionaria a Taiwan.” Sono – dice padre Felice Chech – missionario presente a Taiwan dal 1971, ed oggi essere missionario a Taiwan non è facile. Nel Paese – Repubblica di Cina – un tempo noto come Formosa, e ancora oggi non riconosciuto né dalla Cina né dai Paesi Nato, il calo delle nascite e l’esiguo numero di cattolici non aiutano le vocazioni. I cattolici presenti nell’isola sono solo l’1% della popolazione e nella gestione di ospedali e parrocchie oggi siamo in circa 15 tra sacerdoti e fratelli e seguiamo 2 ospedali, circa 15 tra parrocchie e chiese cattoliche. Oggi è più difficile evangelizzare in quanto se un tempo la gente aveva bisogno di aiuto sia fisico che morale oggi quasi tutti qui sono legati molto ai soldi e fanno le cose solo per il denaro”. Ecco allora che padre Felice Chech, ha pensato ad una ‘campagna vocazionale’ molto particolare, grazie anche all’aiuto di un gruppo di buddisti. Nelle scuole padre Felice tiene incontri ‘sui generis’ raccontando semplicemente la vita di San Camillo De Lellis, il padre fondatore dell’ordine cui appartiene come missionario.
“In 38 pannelli mi presento nelle scuole cattoliche e chiedo di lasciarli lì in luoghi frequentati per almeno due settimane. Questi pannelli raccontano e la vita di San Camillo e progetti e opere realizzati dai camilliani nel Paese. Opere utili che hanno aiutato le persone. Non si parla di religione in modo diretto ma di interventi dei missionari. Chiedo poi al direttore della scuola di concedermi un’ora di lezione”, ci spiega padre Felice. E’ durante quest’ora di incontro diretto con i ragazzi che padre Felice presenta la figura di un ragazzo come loro: San Camillo. “E siccome so che il 90% dei ragazzi che ascoltano sono vivaci, interessati a sentir parlare di un coetaneo, presento la storia di un giovane che attraverso varie peripezie si è convertito alla fede. Poco importa che sia un giovane vissuto 450 anni fa, l’importante è che loro oggi lo percepiscano come uno di loro”.
Nelle scuole cattoliche padre Felice entra facilmente e si dedica alla sua campagna vocazionale nella speranza di ottenere qualche frutto. “Nelle altre scuole mi dicono non parli né di religione né di politica. E così io parlo di Camillo. A qualcuno nasce il desiderio di essere come lui. Qualcuno fa una domanda o scrive una letterina”. Come avviene l’incontro con i buddisti e in che modo padre Felice ha trovato il loro sostegno? “Un gruppo di buddisti mi aiuta in queste campagne vocazionali, loro sanno il bene che fanno anche se lo fanno per la chiesa cattolica. Loro sono disinteressati: il bene è bene anche per budda….dicono”. Oggi i camilliani a Taiwan resistono ma le vocazioni arrivano non più dall’Europa, come spiega padre Felice ma dal Vietnam e dalle Filippine. “I nuovi missionari sono asiatici e loro vengono a Taiwan per aiutarci nell’opera di evangelizzazione”. Padre Felice poi ha indetto un concorso per descrivere la figura di Camillo tra gli scolari delle scuole di Taiwan. I 78 migliori disegni saranno poi presentati a gennaio 2016 in occasione della prossima Montefortiana (gara podistica veronese).
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