Il desiderio di contribuire a diminuire la sofferenza spingeva Germana a donarsi, ma anche a coinvolgere altri, perché – diceva – dovunque si soffre e si muore e la sofferenza assume infinite forme che il cristiano è chiamato a scoprire e sollevare. Ha sognato e ripetuto spesso che nel campo della carità c’è posto per tutti e questo l’ha spinta ad aprire la via della spiritualità e della “missione” dell’Istituto anche ad “Associati”: Comunità famigliari, “Cristo Speranza”, Collaboratrici “Cristo Speranza”, Ausiliari “Cristo Speranza”. Piccoli gruppi, di cui l’Istituto Secolare è garante di fronte alla Chiesa, che assumono l’impegno di una vita evangelica nel loro stato di vita, per la missione verso i sofferenti, secondo un proprio 10 progetto di vita.
Un tema che le fu particolarmente caro fu il ruolo dei laici nella società e nella Chiesa: lottò con le idee, con la costanza, la fermezza e la dolcezza che le erano proprie, perché i laici prendessero coscienza del loro compito nella Chiesa, fossero presenti in modo attivo nella società; dopo il Concilio, fu presenza viva, propositiva, amata e stimata, presso la Santa Sede, anche come consultore per gli Istituti Secolari.
Ma soprattutto visse semplicemente da laica la sua quotidianità fatta di fedeltà al proprio dovere: competenza e preparazione seria nel lavoro di insegnante, partecipazione alla vita della scuola, dell’ambiente, della parrocchia…. Scrive: “Il mondo è l’ambiente privilegiato in cui i cristiani sono chiamati a vivere e realizzarsi: il mondo in cui sono nati e cresciuti, rimanendo in mezzo alle realtà temporali da ordinare secondo Dio, da orientare a Lui. Il mondo è il luogo in cui il laico esercita pienamente la vita che diventa apostolato: una vita per Cristo e per gli uomini, animata dallo Spirito, vissuta nei suoi aspetti terreni e profani, escluso il peccato. Una vita che assume e santifica in Cristo i valori e le tensioni del proprio tempo, le fatiche, le gioie, le aspirazioni degli uomini, per cercare insieme, in Cristo, la risposta di fondo ai problemi.”
La Costituzione per le Missionarie e i Progetti per gli Associati sono per lei una linea di vita chiara e stabile, sul fondamento della Chiesa, ma al tempo stesso sono l’espressione del suo spirito vibrante, sempre attento al nuovo, al bisogno attuale, impegnato ad accordare la sua azione e il suo pensiero a quello di Dio. E con la Chiesa ha sempre respirato, in modo propositivo, cosciente di dovere obbedienza, ma sempre alla ricerca di una fedeltà più profonda, impegnata, come laica, a portare alla gerarchia l’esperienza di vita e le attese degli uomini e a questi il magistero della Chiesa. Proprio per questo suo atteggiamento filiale ma adulto, è stata molto amata.
Aperta sempre a tutto e a tutti, pur in mezzo a tante sofferenze fisiche e morali che hanno attraversato la sua vita fin dalla più tenera età e l’hanno accompagnata fino alla fine, sembrava vivere una perenne giovinezza. In lei non c’è mai stato vittimismo, anzi dalla sofferenza scaturiva nuovo slancio e disponibilità per le sofferenze degli altri.
Globalmente si può dire che proprio il suo vivere valorizzando e dando significato alle realtà e alle esperienze quotidiane, anche le più normali, fu “profezia”. Infatti il mondo, cioè le famiglie, i luoghi di lavoro, i gruppi sociali, i diversi ambienti restano o diventano “umani” proprio per opera di milioni e milioni di persone “qualunque” che percorrono il cammino della vita con onestà e coerenza, donando ciò che la vita richiede, amando semplicemente.
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