Ricordare Germana significa ricordare in lei i miliardi di persone “qualunque” che “reggono” il mondo, ma sapendo però che per lei la realtà sociologica assumeva un significato “teologico”, perché viveva in Cristo, incarnato e vissuto da uomo per esprimere la totalità dell’amore del Padre’ Germana precorse sempre i tempi, con l’intuizione dell’amore. Diceva che nessuno si dovrebbe sentire “speciale”: siamo semplici creature, ma possiamo guardare i problemi dell’altro con cuore e intelligenza, essere attenti, interessati, conoscere per poter offrire aiuto e competenza.
E seppe con la stessa semplicità, ritirarsi quando la sua sofferenza divenne troppo forte e l’età le impedì di bastare a se stessa: come una “donna qualunque” entrò in una casa di riposo dei Religiosi Camilliani, a Capriate, dove visse gli ultimi anni, continuando a donare la sua carica umana, la sua esperienza e il suo amore a Camillo.
Una bella testimonianza della sua esperienza ci viene anche da questa poesia, “Amore e Speranza”, scritta per gli 80 anni di Efisia che per tanti anni condivise la vita con lei. Questa poesia fu premiata al concorso “Premio Poesia ‘Andrea Manzotti’” di Vaprio d’Adda (Milano) dell’ottobre 1993, prima classificata.
Amore e Speranza
Non scorgi il mio volto
anche se di gioia brillano,
morti,
i tuoi occhi.
Mi riconosci
– quando il cielo s’inazzurra –
per la carezza lieve e fraterna
della mia mano deforme
sui tuoi capelli.
Così, senza parole, ti dico:
“sono qui, ti voglio bene!”
e attendo il tuo balbettio
a me dolcissimo: “na… nana… nana… na!”
o il tuo pianto.
Senza parole,
è comunione d’amore
di due ottantenni
l’una all’altra testimoni
di speranza.
“Na… nana… nana… na…” balbettii.
Io ti dono un sorriso,
la tenerezza
d’un gesto d’amicizia.
Un povero nulla.
S’inazzurra il cielo.
Domani? sarà il nostro tramonto.
Oggi? è l’ultimo chiarore del Sole.
Anche un nulla può essere Amore. Germana Maria Speranza
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