È necessario anzitutto presentarsi: sono Alfredo Tortorella, camilliano da quattro anni, nell’Ordine da sei, prossimo alla Professione Solenne (Domenica prossima, 17 novembre) e al sacerdozio. Sono originario di Napoli, da dove attualmente scrivo e dove vivo in comunità camilliana, presso l’Ospedale civile “V. Monaldi”. Amo definire Napoli, la mia città, unica e bellissima per un elemento particolare: la “contraddizione” … Napoli è bella per i suoi splendidi panorami e per i suoi quartieri oscuri, per la sua gente che sa accogliere e al tempo stesso deludere. Non mi sono mai vergognato di questa città, perché è produttrice quotidiana di una dinamica tutta cristiana: la resurrezione! È come se al male prodotto da alcuni, tanti altri della stessa città rispondano col bene del cuore. Un esempio fra tutti: la terra resa dei fuochi e avvelenata da alcuni, produce anche chi, con amore si prende cura dei tanti malati di tumore. Ciò lo dico con cognizione di causa: è dal 14 settembre 2013 che sono al “Monaldi” e visito quotidianamente i pazienti in oncologia, cardiochirurgia e chirurgia vascolare. E vedo proprio questo: l’amore accanto a chi soffre!
I Camilliani non sono da meno. Venendo al “Monaldi” è come se mi fossi innestato su un buon e vecchio albero che, nel tempo, ha prodotto tanti buoni frutti. Da 74 anni i Camilliani sono presenti in questo nosocomio, confortando i malati, annunciando loro la consolazione del Vangelo e formando spiritualmente il personale sanitario e tanti volontari all’amore gratuito verso le sofferenze della gente. Ed è la prima volta, in 74 anni, che all’Ospedale “Monaldi” di Napoli un camilliano testimonierà, mediante la Professione Solenne dei Voti, che vuole spendere la propria vita così, accanto a chi soffre, 24 ore su 24, quale amico di Gesù e amico degli uomini.
È per me significativo che la preparazione alla Professione Solenne dei Voti sia capitata in una settimana “di fuoco” per l’Ordine Camilliano: sappiamo tutti della bufera mediatica a cui la nostra Famiglia Religiosa è stata sottoposta. Dovevo andare in ritiro spirituale per riflettere sul “gran passo” che il 17 novembre farò con gioia e in piena convinzione, ma la Provvidenza ha voluto che tale riflessione avvenisse invece diversamente. Mi sono reso conto allora che la storia passata e la storia attuale del nostro Ordine in cui mi vado ad inserire è una ricchezza da annunciare: tanti miei confratelli, nei secoli passati, sono morti servendo i malati contagiosi; tanti altri, attualmente, danno le loro forze nei Paesi di missione o negli antichi ospedali occidentali, che altrettanto sono terra di ri – evangelizzazione; e come dimenticare il servo di Dio fratel Ettore Boschini, il giovane Nicola D’Onofrio, i missionari padre Stanislao Carcereri e fratel Marcello Caon? Come non ricordare i camilliani recentemente scomparsi tanto amati dalla gente, come padre Carlo Colafranceschi, padre Pietro Santoro, padre Gino Cisternino? Come dimenticare, infine,le attuali Comunità per i poveri come le Tende di Cristo di padre Zambotti, la mensa di Acireale e la Tenda San Camillo per i malati di AIDS?
Sì, sono contento proprio di farmi camilliano … per sempre, per tutta la vita! Gli esempi santi e giusti ce li ho davanti agli occhi e non devio dalla strada che Gesù ha scelto per me! Io continuo con gioia … il resto, invece, lo lascio a chi vuole vedere solo il male!
Domenica 17 novembre alle ore 17.00, presso la Chiesa del Crocefisso all’interno del “Monaldi” di Napoli, mi consacrerò nell’Ordine dei Ministri degli Infermi, circondato dai confratelli, dagli amici e dai ricoverati: sinceramente, non la vedo come la “mia personale festa” ma come la festa dell’Ordine che da più di 400 anni è inserito in quella Roccia che è la Chiesa la quale – secondo quanto promesso da Cristo – non vedrà mai prevalere su di essa le porte di nessun inferno!
Napoli, lì 9 novembre ’13
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