12J.M. Favi, Compassione della Trinità. Compassione della Chiesa, Angelicum University Press, Roma, 2014 pp.350
Durante il XX secolo sono state elaborate nuove forme di teodicea: dal Dio non colpevole perché “debole” di H. Jonas, al Dio “tragico” di L. Pareyson, alla preoccupazione del come “dire” Dio di fronte al ministero del male e della sofferenza, fatta propria da A. Plantinga, il contributo proposto dal cosiddetto pensiero debole e tragico costituisce un autentico, anche se indiretto, appello al Dio-Trinità. Esso fornisce l’occasione per scandagliare teologicamente la croce del Nazareno, evento della compassione dei Tre, dell’autentico coinvolgimento della Trinità nella storia dell’uomo. Illuminati dalla narrazione biblica, guidati dal magistero ecclesiale e con l’apporto del dibattito contemporaneo, diventa possibile parlare del Dio che vive, a modo suo, la sofferenza umana, e che fa diventare la propria Chiesa – ripensata alla luce del Vaticano II – una comunità che è sacramento della compassione divina, “luogo” di solidarietà, di giustizia, di liberazione e di esperienza viva del Dio compassionante, popolo della condivisione del dolore e della vicinanza agli ultimi.
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