In copertina:Vittime del terremoto a Kathmandu, in Nepal. Adnan Abidi, Reuters/Contrasto
Non si può mai prevedere il tipo di impatto che un terremoto come quello che ha colpito soprattutto la nazione nepalese, può avere su un’area urbana densamente popolata. Guardando la massa di persone accampate nelle strade, è incredibile che un simile evento possa causare in pochi secondi un tale scempio.
Kathmandu – la capitale del Nepal – conta circa un milione di abitanti. La maggior parte di essi, da sabato scorso, giorno del sisma, sta dormendo all’aperto, o perché le case sono state rase al suolo o per il terrore generato dalle potenti scosse di assestamento che potrebbero determinare anche altri crolli. Da lunedì in migliaia stanno abbandonando la città. Le strade che partano da Kathmandu sono intasate di gente, da bambini ed adulti che cercano di salire sugli autobus, con lunghi ingorghi di auto e camion. Lunghe code si sono formate anche in aeroporto. Sulle alte vette dell’Himalaya, centinaia di alpinisti sono bloccati al campo base dell’Everest, dove un enorme valanga dopo il terremoto ha ucciso almeno ventidue persone, nel più devastante evento che abbia mai colpito la montagna più alta del mondo.
Nonostante lo shock del grande terremoto, in pochi minuti, le squadre di soccorso si sono attivate ed ora sono affiancate da volontari provenienti da Bangladesh, India e Pakistan. È impossibile quantificare le persone ancora intrappolate sotto le macerie: la priorità è raggiungerle il più presto possibile. I detriti, le frane e le scosse di assestamento rendono ancor più difficile il lavoro di scavo e di ricerca per le squadre di soccorso. Tutta una serie interminabile di scosse di assestamento che ha fatto implodere le infrastrutture già pericolanti e la mancanza di fondi, stanno rallentato la fornitura di aiuti di primaria necessità per i più bisognosi.
A Kathmandu, i malati e le persone feriti giacciono ancora all’aperto, non essendo possibile trovare posti letto sufficienti negli ospedali della città devastata in modo orribile. Alcuni medici chirurghi hanno allestito una sala operatoria all’interno di una tenda nel parco del Kathmandu Medical College. Attraversando la capitale e non solo, le famiglie esauste e terrorizzate sono disposti su materassi su strada, dentro delle modeste tende per ripararsi dalla pioggia.
La gente è in coda per l’acqua erogata dai camion, mentre i pochi negozi ancora aperti hanno ormai esaurito le scorte alimentari di prima necessità sui loro scaffali. Per i sopravvissuti, i bisogni più immediati sono l’assistenza medica, il cibo, un riparo dalle intemperie e l’approvvigionamento dell’acqua. Da ieri sera è cominciato a piovere e si prevede che il mal tempo continuerà anche per i prossimi giorni. Per le migliaia di persone che vivono all’aperto – con la paura di andare casa o che una casa non ce l’hanno più – trovare un riparo è una priorità.
Le squadre di soccorso stanno usando gli elicotteri per il trasporto aereo di decine di persone – due alla volta – bloccate a quote più elevate. Sono cominciati anche gli aiuti nella capitale. Sono stati predisposti alcuni bagni chimici; alcune organizzazioni umanitarie locali stanno organizzando la distribuzione di cibo; dall’estero si intensificano gli sforzi per ottenere attrezzature mediche, medicinali, cibo, acqua, coperte, tende e squadre di ricerca e di salvataggio per i dispersi e/o sepolti sotto le macerie anche nelle zone più interne del Nepal. Si registrano molte scene caotiche nel principale aeroporto internazionale: questo sta rallentando il flusso degli aiuti.
Mentre sono già iniziati gli arrivi nella capitale dei soccorsi, compreso cibo, forniture mediche, tende e cani addestrati per operazioni di soccorso, le autorità stanno lottando per fornire sollievo nelle zone più lontane e difficile da raggiungere. Il tempo stringe per trovare i sopravvissuti tra le macerie degli edifici crollati. Nel nord della città di Kathmandu, sono state sospese le attività di ricerca dei sopravvissuti durante la notte, con l’intenzione di riprenderle quanto prima all’alba.
Il panorama di distruzione di case ed infrastrutture e le condizioni di vita dei sopravvissuti appare come uno scenario apocalittico. Ci si può anche preparare ad un evento sismico, ma nulla lo può fermare. È stato un terremoto con una potenza enorme, con epicentro molto superficiale e quindi l’impatto è stato devastante. Molti hanno dovuto comprare cibo e acqua a prezzi esorbitanti e passare la notte in spazi aperti ed in aree dismesse o intorno all’unico aeroporto internazionale del Nepal.
Quasi un milione di bambini in Nepal sono stati gravemente colpiti dal sisma ed ora si devono proteggere la rischio dell’acqua contaminata e dalle malattie infettive. Le famiglie e gli amici delle vittime accendono centinaia di roghi per bruciare i cadaveri nelle città e nelle campagne. Molte persone in tutto il Nepal hanno dormito all’aperto per la terza notte. A Kathmandu, come altrove, in migliaia dormono sui marciapiedi, per le strade e nei parchi, molti sotto tende di fortuna. Gli ospedali sono pieni fino all’orlo, mentre l’acqua, il cibo e l’energia elettrica sono scarse, aumentando il rischio della contaminazione dell’acqua disponibile.
La grande sfida ora sono gli interventi umanitari. Esortiamo i paesi stranieri ad inviare materiale di soccorso e squadre mediche. La situazione è anche peggiore nelle zone rurali più remote. Le vie di comunicazione sono state bloccate da frane e molti villaggi e comunità sono senz’acqua ed elettricità, sopravvivendo con cibo recuperato e senza alcun aiuto esterno.
La Camillian Task Force sta arrivando con il suo team a Katmandu. L’aereo partito da New Dehli arriverà nel pomeriggio di oggi. Il team sanitario coordinato da Fratel Madhu farà base presso il Centro pastorale del Vicariato Apostolico e di intesa con Caritas Nepal opererà in due villaggi nei dintorni della città cercando di intervenire sulle priorità soprattutto quelle di carattere sanitario (campi di soccorso medico, la distribuzione di tende, assistenza medica e medicinali).
Il Nepal ha bisogno di aiuti urgenti che supportino la devastazione del terremoto di sabato scorso. I Camilliani (Camillian Task Force India) stanno inviando un team per valutare i danni ed offrire i primi soccorsi insieme a Caritas e Catholic Relief Service (CRS). La Camillian Task Force è pronta ad inviare da subito operatori sanitari, medicine e tutto ciò che è necessario da subito.
Sappiamo solo che migliaia di persone hanno perso la vita, migliaia hanno perso le case e le persone amate, migliaia di corpi sono stati trovati senza la possibilità di essere ancora identificati e migliaia sono i scomparsi. Vi chiediamo di supportare la nostra missione di aiuto in Nepal con preghiere ed un aiuto finanziario nella misura in un cui è possibile. Vi assicuriamo che ogni aiuto raggiungerà attraverso Camillian Task Force-India le persone che hanno bisogno.
Un sostegno economico può essere inviato attraverso Sneha Charitable Trust for CTF Relief Fund. Bank Name: The South Indian Bank Address: Sarjapur Road Branch. A/C Name: Camillian Task Force A/C No: 0518053000007532 and IFSC Code: SIBL 0000518 (Exempt u/s. 80g (5).
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Conto: Casa Generalizia Ord. dei Chierici Reg. Ministri degli Infermi, Banca: Banca Prossima SpA, Sportello di Roma IBAN IT62 G033 5901 6001 0000 0070 486 Swift: BCITITMX Causale: Emergenza Nepal.
Continuare a pregare per le vittime e a sostenere ed incoraggiare i nostri volontari sanitari
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