In questi giorni, viene lanciata presso il Holy Spirit Hospital di Makeni la campagna di siero sorveglianza sui sopravvissuti da Ebola e l’indagine della diffusione potenziale del virus tra i contatti (si tratta di coloro che sono stati prossimi ad un infettato, ne hanno toccato il cadavere nelle cerimonie di purificazione e di commiato, hanno lavato la biancheria, se ne sono presi cura ecc). Si tratta di un progetto reso possibile dal nuovo Laboratorio installato presso lo stesso Ospedale la cui realizzazione, affidata a EuroBioPark, è stata facilitata da Camillian Task Force attraverso i finanziamenti della Conferenza Episcopale Italiana. Questo progetto, oltre a valorizzare la strumentazione a disposizione dell’Ospedale diocesano, ne esalta le potenzialità e rende un notevole servizio alla comunità civile ed a quella scientifica. Infatti, mentre l’indagine sierologica atta a rilevare le conseguenze del virus su altri organi (es. risvegliare patologie dormienti) permette di monitorare le sequele della epidemia e di curare precocemente i sopravvissuti, la ricerca di anticorpi in soggetti asintomatici, permette di verificare la diffusione del virus, la sua virulenza e la capacità di resistenza umana, rivelando – così – una mutazione del virus, più diffuso ma meno letale.
A questo scopo, i sopravvissuti verranno sottoposti a test clinici per riscontrare l’attivazione di epatite B o C, controllandone anche la gravità attraverso la indagine enzimatica. Altre forme latenti, quali il virus dell’HIV, verranno testate per permettere una presa in carico precoce. Nei contatti asintomatici, al contrario, si cercheranno gli anticorpi anti-Ebola per verificare l’esposizione al contatto e il superamento della malattia in forma asintomatica.
La realizzazione di questa iniziativa, le cui caratteristiche sono cliniche e di ricerca allo stesso tempo, non è stata facile. Infatti, mentre altrove – in occasione di epidemie – è prassi fare ricerca sierologica, in Sierra Leone, per una serie di ragioni, questa iniziativa ha trovato diversi ostacoli istituzionali, e nemmeno l’OMS è stato capace di invertire la rotta. Rotta che, in qualche modo, cambia ora, anche se in forma molto ridotta non trattandosi di una vera e propria campagna epidemiologica a tappeto ma solo della ricerca nei soggetti sopravvissuti e in alcuni loro contatti prossimi.
Oltre che all’Holy Spirit Hospital, la stessa indagine/ricerca verrà realizzata presso il Loreto Health Services Clinic delle Suore di Cluny. Questo Centro, infatti, si prende cura di oltre un centinaio di sopravvissuti, provenienti dai villaggi dove le Suore di Cluny svolgono attività di carattere medico. Un vasto bacino d’utenza che si pone come una grande risorsa per l’indagine clinica e per la ricerca.
Il ruolo di Camillian Task Force in questo processo è stato quello di aver coordinato i diversi partner facilitando un lavoro di squadra con il fine di:
promuovere iniziative a carattere sanitario e di ricerca;
sostenere 400 nuclei famigliari in 20 parrocchie in cui sia rilevante il disagio psicologico;
favorire la formazione di 28 Facilitatori di processi psico-sociali nella comunità;
rinforzare la strutture sanitarie di base chiamate Primary Health Units (PHUs).
I vari attori in campo hanno specifiche aree di intervento benché ogni programma fa capo all’unico progetto di trasformare questa ulteriore calamità in una opportunità di crescita.
Fr. Luca Perletti
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