Sollecitato dalla richiesta di un Confratello “fratello”, in vista della preparazione di una conferenza formativa sull’identità del religioso “fratello”, il nostro archivio ci ha rivelato un testo prezioso, scritto 36 anni, ma ancora di forte ed impattante attualità: “Il fratello nell’Ordine dei Ministri degli Infermi (Camilliani)”.
In poche pagine p. Calisto Vendrame e i Consultori ripercorrono i cardini strutturali dell’identità del religioso fratello, le tensioni e la crisi che tale identità vocazionale ha subito, ma anche la volontà di tornare concretamente all’intuizione originaria del Fondatore offrendo alcune realistiche piste di rinnovamento. Basta leggere anche sommariamente i titoli dei paragrafi del testo: l’istituto è comune; la novità della proposta camilliana; l’equilibrio si rompe; ritorno allo spirito di san Camillo; nello spirito del Vaticano II; nel concreto della vita; comunità fraterna; comunità di servizio; un’adeguata preparazione; la formazione permanente e la promozione vocazionale.
San Camillo riconosceva realmente nei malati la presenza del Signore e voleva perciò che questi fossero serviti come Cristo stesso. E da subito si rese conto che questo era un’impresa impossibile con gli addetti all’assistenza presenti nell’ospedale. Non vide altra soluzione che costituire una «Compagnia d’huomini pij, e da bene, che non per mercede, ma volontariamente e per amor d’Iddio gli servissero con quella charità et amorevolezza che sogliono far le madri verso i loro proprij figlioli infermi». Quindi un gruppo di secolari a completa disposizione dei malati dell’ospedale s. Giacomo dove lui, laico, lavorava come “maestro di casa” (economo).
Restando secolare, però, non sarebbe stato seguito da nessuno. Perciò si fece sacerdote e così, avendo lasciato l’ospedale s. Giacomo, con Bernardino e Curzio iniziò ad andare ogni giorno all’ospedale S. Spirito a servire i malati nei loro bisogni corporali e spirituali. Le enormi difficoltà iniziali furono affrontate da Camillo con la convinzione che quell’opera proveniva da Dio e tale si dimostrò dai cambiamenti, sopravvenuti nel tempo, rispetto al primo pensiero avuto da Camillo. L’istituto appariva molto diverso da tutte quelle già esistenti ed “era lontanissima dal pensiero di Camillo” che divenisse una Religione: si arrivò a questo attraverso il concorso di alcuni pressanti fattori e personaggi esterni alla Fondazione.
“Un punto però gli rimase sempre fermo nella mente: i padri e i fratelli dovevano lavorare di comune accordo e vivere il servizio agli infermi su un piano di parità […]. Questa singolarità di rapporti, che non trovava riscontri nelle comunità religiose dell’epoca, era conseguente al carisma di servizio alla persona del malato nei suoi bisogni concreti. […]
La cura del malato sotto il duplice profilo, sanitario e spirituale, è l’aspetto più rilevante della riforma avviata da Camillo. Tutti i Ministri degli Infermi erano a servizio del malato con compiti sostanziali complementari, superando rigide divisioni settoriali. Le testimonianze dei religiosi contemporanei del fondatore, i primi documenti ufficiali di fondazione e gli Atti dei primi cinque capitoli generali depongono a favore dell’equiparazione completa sul fronte del comune impegno caritativo […]
Ma la loro equiparazione giuridica fu discussa e sofferta, come avviene di solito quando si tratta di dare veste giuridica a vedute carismatiche. […] Le spinte contrastanti, presenti nell’istituto fin dagli inizi tra la chiara volontà del fondatore per una equiparazione completa e il vestito giuridico entro il quale bisognava muoversi e agire, finirono per avviare un processo di clericalizzazione a danno degli orientamenti carismatici del fondatore”.
Che si potesse deviare fu una preoccupazione sentita da S. Camillo fin alla sua morte tanto che nella “lettera testamento” scrisse in maniera accorata: “non voglio mancare di ricordare l’unione pace, et concordia tra patri, et fratelli poiché piamente parlando la grande providenza del Signore non senza causa et misterio ha voluto, che habbiamo questo nome di ministri dell’infermi, che comprende tutti li patri et fratelli et l’instituto è comune, sempre intentendo di guidarci conforme la seconda bolla, stabilitici le cose per ordine, si di padri sacerdoti come de fratelli in quello, che dovemo fare, ne bisogna guardare che l’altre religioni nella chiesa di Dio non caminano per questa strada perché l’instituto loro non è comune come il nostro, raccomandando anco a tutti la vera, et perfetta osservanza dell’altri voti, et ogni uno si guardi di non ardire sotto qualsivoglia spetie di bene de levare dello stato de fratelli quello che la Santa Sede apostolica gli ha concesso”.
Dopo la morte del Fondatore l’Ordine non sempre ha saputo apprezzare sufficientemente l’originalità della propria configurazione, che lo differenzia dagli altri ordini di Chierici Regolari: quella, cioè, di non essere un Ordine laicale, dove la componente sacerdotale fosse soltanto di supporto funzionale per il culto e l’azione pastorale nell’ospedale, e neppure un semplice Ordine clericale dove alla componente laicale fosse affidato soltanto un ruolo di servizio domestico, ma un Ordine religioso dove le due componenti, in una complementarità di ruoli e di funzioni, dessero vita a un servizio nuovo, efficiente, completo, quale totale risposta ai bisogni dell’uomo infermo.
Il ritorno allo spirito di S. Camillo e l’attuale Costituzione. «Felicemente, il rinnovamento ad opera del Concilio e plasmato nella nuova Costituzione ha ricondotto l’Ordine ai momenti delle origini in cui padri e fratelli condividevano uno stesso carisma e un’unica missione. Poiché non è solo questione di governo quanto di fedeltà e di creatività carismatica, la “questione” padri-fratelli continuerà a porci delle opportunità nuove e anche delle sfide da affrontare saggiamente».
L’attuale Costituzione
“Tutti noi religiosi dell’Ordine condividiamo l’identico carisma, ci riuniamo nella stessa comunità, assumiamo insieme l’identica missione, secondo i doni propri di ciascuno e il servizio richiesto dall’Istituto” (Costituzione 14).
“Il nostro Istituto formato per sua indole di religiosi chierici e di religiosi laici, chiamati da San Camillo padri e fratelli, ha per scopo il servizio completo del malato nella globalità del suo essere. Alla sua persona prestiamo tutte le nostre cure, secondo le sue necessità e le nostre capacità e competenze” (Costituzione 43).
“Il nostro Ordine, annoverato dalla Chiesa tra gli istituti clericali, è costituito da persone unite col vincolo della professione, chiamate secondo la tradizione, padri e fratelli, che in quanto religiosi tendono allo stesso scopo, sono di pari dignità e hanno uguali diritti ed obblighi, eccettuati quelli che scaturiscono dall’ordine sacro. I professi di voti perpetui godono della voce attiva e passiva” (Costituzione 90).
LEGGI QUI IL TESTO “Il fratello nell’Ordine dei Ministri degli Infermi” ITALIANO/INGLESE
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