C.Maccise, Cento Temi di vita consacrata. Storia e Teologia, Spiritualità e Diritto, EDB, Bologna, 2007, p.253
«Il noviziato, con il quale si inizia la vita nell’istituto, è ordinato a far sì che i novizi possano prendere meglio conoscenza della vocazione divina, quale propria dell’istituto, sperimentarne lo stile di vita, formarsi mente e cuore secondo il suo spirito; e al tempo stesso siano verificate la loro intenzione e la loro idoneità» (CIC can. 646)
Alla luce del canone citato appare quale sia la finalità del noviziato: offrire una vera esperienza di ciò che significa essere consacrato in un particolare istituto. Per questo, in tale periodo di formazione si presterà l’aiuto necessario perché i novizi comprendano il senso e l’importanza dei consigli evangelici, che abbracceranno con i voti, e di altri valori teologici inerenti la vita consacrata. Essendo un periodo intenso di esperienze e di riflessione, è necessario che si svolga in un ambiente appropriato, che proponga e renda visibili i valori della vita consacrata in generale e quelli proprio dell’istituto religioso. Ordinariamente, si fa in modo che nella casa del noviziato ci sia un’atmosfera di raccoglimento che inviti alla preghiera e ad approfondire l’esperienza di Dio, fonte e apice di ogni vita cristiana e della vita consacrata.
[…]Nel noviziato si pongono le basi del futuro: vi si impara come vivere secondo lo spirito delle beatitudini alla sequela di Gesù e vi si va costruendo la propria identità di persona consacrata, che include il senso di appartenenza a una famiglia religiosa. Il noviziato è un’iniziazione alla vita fraterna evangelica, poiché la fede si approfondisce nella comunità e si trasforma in comunione.
Il noviziato deve pure approfondire un’esperienza ecclesiale e di comunione dentro la Chiesa particolare e nella cerchia più ampia della Chiesa universale. Bisogna creare la coscienza della complementarietà delle vocazioni dentro il popolo di Dio e indurre a collaborare a iniziative di formazione di carattere intercongregazionale.
«I novizi, consapevoli della propria responsabilità, si impegnano ad un’attiva collaborazione con il proprio maestro, per poter rispondere fedelmente alla grazia della vocazione divina» e «i membri dell’istituto si adoperino nel cooperare alla formazione dei novizi, per la parte che loro spetta, con l’esempio della vita e con la preghiera» (CIC can. 652,3-4)
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