Prima di presentare il carisma specifico dei due Istituti Secolari (I.S.) che vivono la spiritualità di San Camillo, cioè le Kamillianischen Schwestern e le Missionarie degli Infermi “Cristo Speranza”, penso sia importante presentare in cosa consiste il carisma degli Istituti Secolari.
Gli I.S. sono nati dal cuore della Chiesa nel 1947 con il Documento Provida Mater Ecclesia che riconosceva la Consacrazione Secolare; cioè riconosceva che laici e laiche potevano, pur restando nel mondo, vivere pienamente la consacrazione, fino ad allora ritenuta possibile solo nella modalità religiosa.
Si tratta di una consacrazione piena, totale, per sempre, vissuta con l’impegno dei Consigli Evangelici di castità, obbedienza e povertà, evidentemente nella modalità laicale.
Il carisma specifico degli I.S. è quindi l’unità inscindibile di due elementi: la Consacrazione e la Secolarità.
La Congregazione per la Vita Consacrata, nel 2017, in occasione dei 70 anni della promulgazione di Provida Mater Ecclesia, ha preparato un documento da inviare a tutti i Vescovi del mondo per esprimere e rafforzare l’identità degli I.S.
Il Papa stesso disse in quell’occasione che la Chiesa nel 1947 aveva concepito un atto rivoluzionario di grande coraggio, dando vita e riconoscimento ad una vocazione di laicità consacrata che rompeva e superava tutti gli schemi precedenti.
Da allora quando si parla di Vita Consacrata, si deve tener ben presente che esistono due forme:
- La vita consacrata religiosa con le sue caratteristiche di segno con la comunità, le opere o azioni specificatamente più intra-ecclesiali
- La vita consacrata secolare con le sue caratteristiche di vita in diaspora, di presenza nelle realtà sociali, di lavoro, di ambiente più diverse.
L’identità degli Istituti Secolari è quindi la consacrazione secolare: secolarità e consacrazione reciprocamente si illuminano.
San Paolo VI così si è espresso: “L’anima di ogni I.S. è stata l’ansia profonda di una sintesi, l’anelito all’affermazione simultanea di due caratteristiche: la piena consacrazione della vita secondo i Consigli Evangelici e la piena responsabilità di una presenza e un’azione trasformatrice dal dentro del mondo”.
La secolarità ci spinge ad essere dentro tutte le realtà e situazioni, per vivere come ogni laico tutte le difficoltà, partecipando dal di dentro alla ricerca del bene comune, nel lavoro e nella fatica quotidiana. Questa presenza, radicata nel mistero dell’Incarnazione, di un Dio fatto uomo, vuole testimoniare che il Vangelo può essere vissuto in un qualunque ambiente e condizione di vita; e vuole collaborare e far emergere tutte le possibilità evangeliche spesso nascoste, ma già operanti nel mondo.
La secolarità dà forma evidentemente anche al modo di vivere la castità, la povertà e l’obbedienza, in una spiritualità laicale.
La secolarità implica anche la mancanza di vita comunitaria e di opere comuni. Infatti ciascuna vive come Chiesa, da laico cristiano, qualunque attività servizio in qualunque ambiente.
Non avere vita comunitaria non significa non vivere lo spirito di comunione. Siamo legata da un carisma comunitario, riconosciuto e approvato dalla Chiesa, e che si esprime in una Costituzione che ne precisa lo spirito e i vincoli.
Viviamo la comunione fraterna che è: forza e sostegno nelle difficoltà della vita, come famiglia spirituale; luogo di formazione continua e permanente attraverso periodici e regolari incontri di gruppo, luogo di aiuto e verifica della fedeltà attraverso il compito delle responsabili.
Gli I.S. hanno spiritualità e missioni differenti; alcuni hanno una missione specifica che dà loro una connotazione particolare, Due I.S. si rifanno alla spiritualità e missione di San Camillo.
L’Istituto secolare Missionarie degli Infermi “Cristo Speranza”
1) L’Istituto è stato fondato da Germana Sommaruga, che nel 1936, a 21 anni, ebbe la “prima idea”, cioè un’intuizione profetica di dare vita a un gruppo di donne che consacrassero la propria vita al servizio dei sofferenti, secondo lo spirito di San Camillo.
Negli anni seguenti col consiglio e il sostegno di p. Angelo Carazzo, camilliano, l’idea si fece più nitida e concreta, finché nel 1948 l’Istituto fu riconosciuto di diritto diocesano a Cremona dall’Arcivescovo Mons. Giovanni Cazzani col nome di “Missionarie degli Infermi”. Nel 1953 diventò di diritto pontificio e nel 1961 ottenne l’approvazione definitiva.
Nel 1979 la Congregazione autorizza l’aggiunta di “Cristo Speranza” al nome primitivo. Questa aggiunta è il frutto di un cammino di riflessione in particolare sulla missione
Infatti la spiritualità della speranza anima e illumina ogni aspetto del carisma e in particolare la “missione”; ci spinge ad accostare il mondo della sofferenza per portarvi speranza che sgorga da Cristo crocifisso e risorto, che nella morte offre la pienezza della vita.
Ci spinge ad operare nel mondo, amandolo come luogo della presenza di Dio e operando con la sua Grazia per collaborare e costruire una civiltà dell’amore, nella speranza.
2) il carisma dell’Istituto ha tre caratteristiche essenziali e inseparabili:
– la consacrazione vissuta come risposta ad una chiamata, come dono per realizzare il progetto d’amore del Padre, alla sequela di Gesù.
– la secolarità che trova il suo modello in Cristo che ha condiviso la vita della sua gente e del suo tempo e che spinge ad essere nella società sole, luce, fermento di verità nella carità.
– la “missione” specifica verso i sofferenti che attinge alla spiritualità di San Camillo, e che si esprime con il IV voto.
In forza della “missione” vogliamo: essere presenza di Cristo Risorto.
Speranza degli uomini tra i più piccoli e poveri dei nostri fratelli: malati, morenti, anziani, handicappati, oppressi da qualunque patimento.
Cercare di rendere attenti a questi nostri fratelli anche coloro che ci circondano e operare per contribuire a formare una società solidale e fraterna.
Ogni membro si impegna, secondo i tempi, le possibilità e le circostanze, nel modo che meglio risponde alla chiamata personale.
La croce rossa che riceviamo al momento della Donazione, ci ricorda questo impegno di amore pieno e totale.
3) Questa modalità di missione è specifica, proprio perché l’Istituto non ha alcuna opera propria, in nessuna forma. Il nostro vivere in diaspora, richiede un profondo senso comunitario e un profondo impegno formativo.
L’Istituto ha un Governo con una Presidente generale (votata in Assemblea generale e che dura in carica 5 anni), e si articola poi in Regioni e gruppi; a questo livello si svolge tutta la vita di formazione con momenti di incontro mensili, giornate di studio, corsi di rinnovamento annuale, incontri personali per la verifica della fedeltà al cammino vocazionale, stampa formativa etc…
Il discernimento vocazionale è intenso e vuole aiutare la persona a comprendere se è chiamata a vivere questa forma di consacrazione nel mondo che richiede capacità e disponibilità. Durante questo periodo è affiancata da un’incaricata che continua poi ad aiutarla a comprendere e assimilare la spiritualità e il carisma dell’istituto e a tradurre ciò che la Costituzione richiede. Questo periodo di formazione dura da 3 a 5 anni e termina con la Donazione temporanea che dura da 5 a 7 anni per giungere alla Consacrazione per sempre.
La Consacrazione secolare richiede una vera vocazione per poter vivere in pienezza e nella gioia, a servizio di Dio e dei fratelli nella realtà consacrata di tutti i giorni.
L’Istituto è radicato in diversi Paesi del mondo, con gruppi più o meno numerosi, ma sempre con persone locali. Attualmente siamo circa 250, e siamo presenti in:
Europa: Italia, Francia, Polonia
America Latina: Brasile, Argentina, Perù, Colombia, Cile
Asia: Vietnam, Taiwan
Africa: Madagascar, Camerun, Burkina Faso, Benin
L’Istituto sente fortemente questo impegno missionario che consiste nel collaborare con la Chiesa locale per sostenere la vocazione alla formazione del laicato e dell’attenzione al mondo della sofferenza.
Dovunque nel mondo si soffre e si muore, dovunque nel mondo occorre impegnarsi per la giustizia e per costruire una società più umana secondo i Consigli evangelici. Quindi dovunque necessaria la presenza di persone che testimonino e incarnino il messaggio evangelico, vivendo il dono di sé al Signore e operando come presenza di speranza soprattutto tra i più sofferenti.
Germana, dopo una vita di grande attività e impegno, è morta in una casa di riposo, come una qualunque laica, a 81 anni il 4 ottobre 1995.
È già stata dichiarata “Serva di Dio” ed è in corso la Causa di Beatificazione.
Le Missionarie degli Infermi cercano di vivere il dono della vocazione di consacrazione secolare nell’umiltà e nella semplicità, ricordando le parole che Germana Sommaruga ha lasciato nel suo testamento.
“Vi ricordo di dare la mano a Dio che è Padre buono, di restare in comunione con Cristo che è la nostra speranza, di ascoltare lo Spirito santo e santificatore, di essere figlie per Maria, segno di sicura speranza e consolazione, di guardare a Camillo e di volergli bene.
Vi invito a estendere con slancio e insieme umiltà, la spiritualità nostra e la nostra “missione”
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