In occasione della canonizzazione della Beata Giuseppina Vannini, che si terrà a Roma il 13 ottobre 2019, ripercorriamo le tappe della sua vita, dalla sua vocazione alla ideazione e realizzazione, insieme a al Beato Luigi Tezza, della Congregazione delle “Figlie di San Camillo.
di p. Felice Ruffini
Per gentile concessione della Reverendissima Madre Patricia Byrne, Superiora Generale delle «Suore di Nostra Signora del Cenacolo», abbiamo la fotografia della Cappella della Comunità in Via della Stamperia 29, Roma, – benedetta nel 1884 dal Cardinale Parrocchi, Vicario di Roma -, dove la giovane Giuditta Vannini al termine del “Corso di Esercizi Spirituali” dettati dal giovane camilliano P. Luigi Tezza nel dicembre 1891 , nella Confesssione aprì il suo animo e le sue aspirazioni di Consacrarsi a Dio nel carisma di assistere malati, poveri, sofferenti… ma che nelle varie esperiene fatte fino a quel momento erano state tutte negative.
L’appello che avevamo lanciato alla Rev.ma Superiora Generale era una “preghiera… supplica” perché purtroppo non si riusciva ad averne una idea, non esistendo assolutamente nulla nei vari fondi archivistici della prossima Santa. E così con la intelligente ricerca della Signora Archivista Wandrille de Floris, e le attente sollecitazioni della Signora Sabina Bianchini Secretaria del “Généralat de la Congrégation Notre Dame du Cénacle”, abbiamo questa stupefacente istantanea che ci riporta indietro nel tempo e ci fa rivivere le due Sante Anime in discernimento della Volontà di Dio, e quale via era da prendere.
Dalle biografie che abbiamo per consultazione, abbiamo selezionato qualche passo:
«Il Padre l’ascoltò attentamente, e certamente ispirato da Dio, le confidò il suo progetto di istituire una Congregazione femminile, secondo lo spirito di San Camillo de Lellis. Se la sarebbe sentita lei di collaborare con lui per iniziare una tale opera? Giuditta ascoltò attentamente, prese tempo, pregò e alla fine s’abbandonò all’ispirazione dello Spirito, dichiarandosi a disposizione per quel progetto. Padre Tezza, aveva già contattato altre due giovani: Vittorina Panetta e Teresa Eliseo; con Giuditta furono le prime tre postulanti della nuova Congregazione.
Ben presto il Padre Luigi Tezza, scopre in Giuditta la tempra della fondatrice. Sicura di sé; donna di preghiera e di sacrificio; obbediente e docile ai consigli; non gli fu difficile accoglierla come confondatrice della nuova opera. Le tre giovani dietro consiglio del Padre, trovarono alloggio in via Merulana 141, vicino all’ospedale San Giovanni in Laterano: era il 15 gennaio del 1892. Il due febbraio dello stesso anno, festa della Presentazione del Signore e memoria della conversione di San Camillo, il Superiore generale dei Camilliani, assistito da Padre Tezza, conferisce alle tre postulanti lo scapolare delle terziarie camilliane, fregiato della croce rossa. La celebrazione avvenne alla Maddalena, casa generalizia dei Camilliani, proprio nella stanza-infermieria, trasformata in cappella, dove morì San Camillo de Lellis. E’ questo il giorno della nascita della Congregazione delle Figlie di San Camillo che ha come fondatori il camilliano Padre Luigi Tezza e la Madre Vannini….. »
«Il progresso della fondazione fece maturare nel Tezza la decisione di conferire l’abito religioso a Giuditta. Durante la significativa cerimonia, che ebbe luogo il 19 marzo 1892 nella cappella delle Suore del Cenacolo, la Vannini assunse il nuovo nome di Maria Giuseppina. ln quella circostanza, con un gesto significativo il Tezza staccò dal proprio mantello la croce rossa offrendola alla Vannini perché, posta sul suo abito mostrasse “al mondo risorta la Congregazione delle Figlie di San Camillo”…..» [Brusco A., “L’amore non conosce confini”, p. 132]
La Comunità delle “Suore del Cenacolo” era ospitata nel Palazzo della Famiglia Carpegna, e qui rimase fino al 1927, stando alla didascalia della foto ricevuta.Nonostante le trasformazioni subite tra il secolo XVIII e il secolo XIX per adattare la fabbrica inizialmente in palazzo da affitto, successivamente in convento e in sede di uffici, dell’intervento di Borromini rimangono il portico a pianterreno aperto verso via della Stamperia e la Fontana di Trevi, – parzialmente modificato da Francesco Ferrari con la chiusura della prima campata di sinistra -, e la rampa elicoidale di collegamento con il piano nobile sovrastante e i piani superiori. Alla rampa si accede tramite il portale riccamente decorato da stucchi, visibile fin dall’ingresso principale al palazzo e la cui immagine è come proiettata sulla piazza esterna. Sono andati invece perduti gli stucchi che decoravano gli ingressi interni agli appartamenti superiori. L’edificio deve la sua fama e la sua fortuna critica all’intervento di Francesco Borromini, che tra il 1643 e il 1650, su commissione prima di Ambrogio, poi del cardinale Ulderico Carpegna, trasformò l’originario corpo di fabbrica tardo cinquecentesco, ampliato e ridefinito nel primo Seicento da Pietro Eschinardi, nell’edificio attuale.
Negli anni è passato ad essere Sede dell’«Accademia Nazionale di San Luca» con “lo scopo di promuovere le arti e l’architettura, di onorare il merito di artisti e studiosi, eleggendoli nel Corpo accademico, di adoperarsi per la valorizzazione e la promozione delle arti e dell’architettura italiane.” [Statuto 2005, art.1]
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