Francesco, Il nome di Dio è misericordi. Una conversazione con Andrea Tornielli, Piemme, Milano, 2016 pp. 113
«La misericordia è il primo attributo di Dio. È il nome di Dio. Non ci sono situazioni dalle quali non possiamo uscire, non siamo condannati ad affondare nelle sabbie mobili.»
Con parole semplici e dirette, papa Francesco si rivolge a ogni uomo e donna del pianeta istaurando un dialogo intimo e personale. Al centro, c’è il tema che più gli sta a cuore – la misericordia – da sempre fulcro della sua testimonianza e ora del suo pontificato.
In ogni pagina vibra il desiderio di raggiungere tutte quelle anime – dentro e fuori la Chiesa – che cercano un senso alla vita, una strada di pace e di riconciliazione, una cura alle ferite fisiche e spirituali. In primo luogo quell’umanità inquieta e dolente che chiede di essere accolta e non respinta: i poveri e gli emarginati, i carcerati e le prostitute, ma anche i disorientati e i lontani dalla fede, gli omosessuali e i divorziati.
Nella conversazione con il vaticanista Andrea Tornielli, Francesco spiega – attraverso ricordi di gioventù ed episodi toccanti della sua esperienza di pastore – le ragioni di un Anno Santo straordinario da lui fortemente voluto. Senza disconoscere le questioni etiche e teologiche, ribadisce che la Chiesa non può chiudere la porta a nessuno; piuttosto ha il compito di far breccia nelle coscienze per aprire spiragli di assunzione di responsabilità e di allontamento dal male compiuto.
Nella schiettezza del dialogo, Francesco non si sottrae neppure nell’affrontare il nodo del rapporto fra misericordia, giustizia, corruzione.
E a quei cristiani che si annoverano nella schiera dei “giusti”, rammenta: “Anche il papa è un uomo che ha bisogno della misericordia di Dio».
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