di p. Alfredo M.Tortorella, m.i.
I tempi del lockdown italiano dello scorso marzo, con i suoi slogan sull’ “Andrà tutto bene” corredati da arcobaleni colorati sembrano ormai veramente lontani, sebbene il Covid-19, con le sue mosse veramente imprevedibili, ci espone continuamente ad attenzione sanitaria, misure cautelari individuali e collettive, nuovi decreti ministeriali e chi più ne ha più ne metta. Sperimentiamo giorno per giorno che nonostante abbiamo escogitato e applicato i più disparati e studiati mezzi di precauzione, la battaglia contro il piccolo ma potente nemico invisibile, è ancora lungi da un trionfo definitivo. La stessa scienza – almeno quella voce medica che fa da padrona in salotti televisivi e talk show in rete – sembra rassegnarsi all’idea della convivenza prolungata, oppure, ricordando la storia delle epidemie, dà, a nostro avviso, deboli e inopportune speranze, in quanto a rigore di logica un’epidemia non è un’altra e un contesto epocale del passato non è sicuramente il nostro attuale.
Il fuoco dell’incertezza e della paura sembra diffondersi alimentato da una fiducia che vien meno verso le stesse istituzioni mediche, specie quando sono infelici nel saper comunicare, con criterio e metodo, analisi e situazioni da affrontare. E c’è da chiedersi: “Andrà ancora così bene?”. Forse no, e con coraggio, senza panico, muniti di buone virtù cristiane, occorrerà dirselo sempre più a voce chiara.
Ma intanto ci chiediamo: come sopravvivere? E’ una domanda lecita e non legata a un eventuale prossimo lockdown con relativa spesa di lievito, latte e mascherine da fare. Come sopravvivere spiritualmente, moralmente e interiormente parlando? Ecco qualche consiglio che forse potrà risultare utile in questo guazzabuglio comunicativo e di a volte ansiosa attenzione sanitaria:
- Per quanto occorra essere prudenti ed attenti, non bisogna dedicare tutto il tempo della giornata alla “questione pandemia”: le informazioni sul Covid-19 e misure annesse siano solo parte delle informazioni che si cercano. Ci si interessi anche a politica e questioni sociali internazionali, sport, questioni legate al proprio territorio dove si vive. A tal proposito è necessario non soffermarsi troppo a discutere e a contrastare opinioni circa il Covid su blog, forum e spazi di discussione. L’abbiamo appreso: in rete soprattutto, circola tutto e il contrario di tutto anche in materia di pandemia, per cui schierarsi da una parte o dall’altra non aiuta la salute dell’anima e la quiete interiore.
- Ritornare a un sano lockdown personale, non imposto ma ricercato: non rinchiudendosi in casa, ma riscoprendola ancora come il proprio ambiente salutare per difendere la mente e lo spirito. Pregare in casa, ritornare a letture belle, coltivare le proprie passioni legate alla musica, all’arte, al cinema, alla botanica e agli animali domestici.
- Ricordare a se stessi che non si è in quel famoso lockdown di marzo, per cui abbiamo ampia libertà di frequentare la nostra chiesa con le sue attività consentite, tanti luoghi pubblici e all’aperto, osservando ovviamente il distanziamento e le precauzioni. A tal proposito, è importante e fondamentale vivere la carità verso coloro che, specie se amici o familiari, sono nella necessità: con le giuste attenzioni possiamo ancora renderci utili ai nostri anziani, ai disabili, ai vicini soli e a coloro che, non lontani da noi, sono nella necessità. La solidarietà fraterna, lì dove è possibile e fattibile, è un vero toccasana per l’anima: anche se il mondo è malato, la carità e la vicinanza a chi necessita ed è possibilmente e facilmente raggiungibile, ricorda che la vita è condivisione e incontro.
- Avere l’umiltà di lasciarsi aiutare: chiedere aiuto, se si avverte una pesantezza interiore, è doveroso in questo tempo di incertezze. L’angoscia, le paure e i timori si acuiscono se restano chiusi nella nostra interiorità. Avere l’umiltà di parlarne con qualcuno è beneficio non solo individuale, ma comunitario. Quando si parla dei pesi dell’anima a un amico, al proprio caro che sa portare il peso a sua volta, al proprio sacerdote o a un terapista di fiducia, non solo si affronta il problema riconoscendo umilmente la propria debolezza, ma si inizia un processo di guarigione e di sollievo dell’intero contesto in cui si vive.
Dunque, “andrà tutto bene”? Per il Covid, onestamente non sappiamo. Ma andrà tutto bene per la quiete dell’animo, se eviteremo il panico inutile e ci metteremo a vagliare, come priorità di ogni mattina, ciò che veramente ci serve da ciò che è tossico per la nostra pace. È un lavoro individuale, mirante alla salute psicofisica, ma che ha anche uno scopo altamente comunitario: una migliore qualità della vita in questo tempo così teso, per un bene condiviso con chi viviamo e interagiamo quotidianamente.
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