1.- CTF (Camillian Task Force) è nata quando Lei era Generale. Perché avete visto la necessità di creare CTF ? Può ricordarci un po’ la storia di questa nascita?
Monks. Mi sembra che ci sia stata da tempo tale idea e quando ero consultore già se ne parlava, cioè di un organismo chiamato in quel tempo Task Force. Un po’ è venuto dalla consulta in cui ero responsabile per il ministero mentre in Germania padre Weber aveva un grande interesse per questa iniziativa; poi c’è stata una buona risonanza da parte dei giovani che erano in casa Rebuschini. Tutto veniva semplicemente dal dopo-concilio che ha dato enorme enfasi al cambiamento, mettendo in evidenza la riscoperta del proprio carisma. E’ stato un periodo bellissimo specialmente durante il generalato di Vendrame, quando abbiamo scoperto che c’era molto da fare oltre alle opere o alla cappellania come modo di esprimere il carisma. C’è stata un’enorme ricchezza. Per esempio, sono stati inaugurati il Camillianum, i centri di pastorale, dando inoltre grande enfasi al problema dell’Aids. Ci sono state diverse espressioni come, ad esempio, il counselling per le persone in lutto e un nuovo metodo di approccio ai moribondi. Un periodo dunque ricco di espressioni, anche se – secondo me – si è un po’ dimenticato che in Camillo – il Gigante della Carità – c’èra anche Camillo, il Mistico. Nel libro di Domenico Casera, in cui l’Autore raccoglie tutte le testimonianze per la canonizzazione di San Camillo si leggono testimonianze personali in cui si scopre in Camillo l’uomo di preghiera, l’uomo davanti al crocifisso, l’uomo che confessava i malati, Camillo che celebra la messa. Dunque è possibile scorgere sia Camillo, gigante della carità, sia Camillo mistico, ma ogni periodo mette l’accento su un aspetto omettendone l’altro. In tali circostanze c’èra un riconoscimento: Camillo esprimendo il carisma nel suo tempo ha sottolineato la risposta ai bisogni e alle necessità che si presentavano via via.
Sono convinto, per esempio, che noi oggi siamo un Ordine religioso per il fatto che Camillo e i suoi primi compagni hanno risposto in modo straordinario alla peste del 1590-91; il Papa (Gregorio XIV), vedendo tutto questo li ha elevati allo stato di Ordine. Sappiamo che sono andati anche a Napoli sulle barche degli spagnoli quando c’èra la peste; hanno percorso l’Italia dal Nord al Sud quando c’erano difficoltà, sono andati anche a Bucchianico dove c’èra la fame,
Noi dobbiamo avere qualche risposta alle emergenze di oggi che non mancano e che sono peggiori delle peste del medioevo.
Ecco perchè da quel pensiero è venuta l’idea di formare una Task Force che ha avuto un certo appoggio fra i provinciali (ma non tutti) ; ce n’erano alcuni e, conseguentemente, come sempre, l’entusiamo di uno o due e questo basta. Non avrai mai l’appoggio di tutti. Se uno è infuocato con l’idea, semina e sparge. In quel periodo c’erano alcuni che venivano della Germania, c’era P. Menegon del Piemonte, c’erano – fra i giovani – P. Massimo Miraglio che lavora adesso in Haiti, c’era Scott Binet. Hanno formato il primo piccolo comitato in cui Binet è stato messo – su loro suggerimento – come responsabile. La prima cosa che ha fatto è stata quella di fare un grande giro cercando di sensibilizzare i religiosi sul luogo per avere delle persone disposte a rispondere immediatamente, con l’appoggio delle loro Province. Questo non era del tutto facile e poi dipende molto dalla persona che sta ‘vendendo’ queste merce e forse Scott aveva un enorme carisma per le lingue, enorme amore per i poveri, per gli emarginati ma, per un lavoro del genere, ci vuole un uomo di squadra.
CTF era chiamata a intervenire in ogni disastro o soltanto nel caso di malattie?
Monks.: Come per ogni cosa si impara a camminare prima di correre. Dove ci sono disastri ci sono malati, ci sono i sofferenti, ci sono le vittime. Non si tratta di fare troppe distinzioni se ci sono malati. Per esempio in questo momento con tutta l’emigrazione dal Myanmar verso il Bangladesh di fatto ci sono le malattie che in questi casi sono sempre tante: ci sono gli affamati e soprattutto i bambini che soffrono. Basta guardare la televisione e vedi subito che sono ammalati ! Un modello di risposta, per esempio, dopo lo Tsunami del 2004 è stato quello della provincia Thailandia. Sono andati con tanto personale dell’ospedale : 40- 60 persone tra cui medici, infermieri, religiosi. Interessante era il fatto che non tutti erano cristiani o cattolici, anzi tanti di loro erano Indi, Buddisti… Sono andati e hanno iniziato con tre programmi: uno di 3 mesi, altri di 2 e 5 anni e hanno curato fino in fondo ogni programma. All’inizio era emergenza totale ma quando altre agenzie internazionali venivano, i Nostri non rimanevano là a ripetere quello che gli altri facevano, ma andavano oltre scoprendo che c’era un popolo non riconosciuto dallo Stato: costoro erano come se non esistessero per cui non avevano alcun diritto. Hanno cominciato con un programma di educazione alla salute ma hanno subito scoperto che erano analfabeti mentre l’AIDS era rampante. Hanno iniziato un nuovo programma realizzandolo insieme alla diocesi, con altri religiosi e specialmente con Caritas internazionale. I camilliani hanno coordinato tutto e quando il vescovo di questa mia diocesi di Meath è stato mandato per vedere come sono stati usati i soldi inviati, tornando in patria, alla televisione e alla radio, ha detto che il programma migliore visto da lui era quello in Thailandia portato avanti dai Camilliani e diceva: « Forse voi non avete mai sentito parlare dei Camilliani. Ma i Camilliani sono nella mia diocesi e io sono orgoglioso di questo ».
Una persona indù invece un giorno mi parlò della visita avuta dal loro vescovo (ma era il mio vescovo !) perché lui era andato due mesi prima di me e si riferivano a lui come loro vescovo ; anche se erano buddisti portavano la croce rossa. Questo era il merito dei religiosi che hanno accettato tutte le richieste, le hanno coordinate e hanno dato l’impronta di essere veramente Camilliani.
Anche i laici, passata l’emergenza, tornarono per cinque anni ; lavorando ore in più nell’ospedale, poi per una settimana ogni mese andavano nelle zona dell’emergenza lavorando intensamente, ma tutto ben organizzato e con una professionalità che per me ha dell’incredibile.
Tutto il lavoro che voi fate è il migliore modo di evangelizzare. Questo è un vero dialogo fra le genti
Ho visto la validità ma poi, come sempre, dipende dall’intelligenza. Ci vuole non solo un buon cuore. Ma se hai intelligenza senza cuore, non farai niente. Allora devi avere tutti e due. Tra questi giovani, c’erano due o tre di essi in particolare, che avevano un enorme cuore ed si erano dedicati con tutta l’anima per questi progetti e li hanno portati avanti. Hanno lasciato un buon esempio fra i diocesani, il vescovo, Caritas internazionale ; tutti costoro hanno detto che era una gioia collaborare con loro, perché dando i soldi, sapevano che sarebbero stati usati bene.
In tal modo c’è la possibilità di fare il bene e di aiutare tanti malati come pure di dare una testimonianza, evangelizzante. Per me un ministero senza evangelizzazione non è più ministero.
Se stai facendo quello che fa qualsiasi ONG, ma non hai il senso che sei in missione e che devi portare il messaggio di Gesù Cristo, allora è meglio stare a casa e andare via.
CADIS può essere un canale camilliano per raggiungere le periferie dell’esistenza umana?
Monks :Si, perché rispondendo alle emergenze, non ci sono più ricchi o poveri : tutti vengono colpiti. Non c’è alcun dubbio che sono sempre i poveri che soffrono di più perché i benestanti hanno sempre la possibilità di scappare come pure di tornare : anzi tante volte, tornando, se ne approfittano del disastro; ma anche i ricchi hanno bisogno di evangelizzazione. Questa possibilità di portare quello che Papa Francesco chiama la tenerezza di Dio è enorme perché loro hanno bisogno di persone che sono li, e agiscono perché sono convinti che ogni essere umano ha la stessa dignità e per dare l’opportunità (forse una cosa che si potrebbe fare di più) di avere medici, infermieri, professionisti dell’Ovest che vanno coordinati dai camilliani. Ricordo sempre l’esperienza dell’India. Ero là due giorni dopo lo tsunami e i parenti stavano cercando i loro bambini, figli, le mogli ; ho visto delle cose spaventose. Ma una delle cose molto belle che ho visto è stato un giovane medico il quale mi ha detto che inizialmente avevano paura di coloro che venivano dell’ovest: questi medici, infermieri forse vorranno avere questo, quello e criticheranno tutto. E invece è stato proprio l’opposto. Questi giovani hanno dormito sul pavimento e, anche dopo avere lavorato per 18 ore, si alzavano senza brontolare quando erano chiamati, mentre erano proprio i nostri medici (provenienti da Calcutta e da New Delhi) a criticare le condizioni. E continua: «Per me è stata un’apertura degli occhi vedere che non tutto nell’ovest è per prendere i soldi. Sono rimasto molto colpito dal comportamento di questi giovani così capaci e semplici nel loro modo di vivere. Certo, l’Europa è secolarizzata, de-cristianizzata però c’è ancora tanta bontà là e tocca a noi di trovare un modo per evangelizzare loro».
Sono appena tornato dall’Uganda dove ho incontrato due giovani, una coppia sposata da 10 anni ; 7 anni fa sono andati in Uganda a dare una mano per un mese o due e non sono mai ritornati. Stanno là ancora. Hanno fondato un hospice con i loro soldi senza l’aiuto di nessuno e vanno con l’ambulanza nei villaggi dove non va mai un medico o un infermiere. Mi fa pensare che loro non sono gli unici. Ci sono tanti con questa generosità ma forse si potrebbe aiutare e prendere più persone disposte di andare per qualche mese.
E’ vero che CADIS ha appena un anno di esistenza. Ma c’è la difficoltà a coinvolgere i religiosi camilliani in quest’avventura. Ha un consiglio, una parola da dare ai religiosi ?
Monks :La prima tappa da realizzare è quella d’impegnarsi a sensibilizzare educando gli altri senza scoraggiarvi : infatti tutti non la pensano come voi. Altri religiosi hanno interessi diversi che sono validi, ma non vuol dire che debbano pensare come voi. Porto un esempio personale : ho sempre avuto a cuore la famiglia camilliana laica, ma non ho mai visto nessuna Provincia in cui tutti erano entusiasti o interessati per questo impegno. Se penso che l’opera in atto è buona e ha l’appogio dei superiori, tiro avanti e nessuno mi fermerà. Ci saranno sempre quelli che vogliono guardare senza fare niente e criticare quando sbagli : questo è un disastro, ma è una realtà. La famiglia camilliana laica è cresciuta in alcune parti ed è vivente. Un vescovo di una diocesi in cui i camilliani non c’erano più mi diceva che ha visto più croci rosse quando ha fatto la visita pastorale. E continuava: « Quando volevo visitare i malati era solo la famiglia camilliana laica che sapeva chi era malato e dove fosse, mentre il loro parroco non sapeva nulla». In realtà i religiosi che erano stati là, erano entusiasti, bisogna cercare di fare il proprio lavoro, cogliendo l’opportunità per parlare e condividere ciò che fate ; solo allora si potrà andare avanti. C’è poi il fatto che quando si è in situazioni di emergenza si cercano dei fondi, ma la gente è stanca di questo. Occorre trovare metodi diversi.
Quando Madre Teresa ha iniziato era sola, però aveva la benedizione della sua Congregazione e lei è andata in pace ; l’influsso di questa piccola donna è stato enorme ed è una lezione per noi. Quando i grandi giornalisti le hanno detto: « Madre, quello che stai cercando di fare è il lavoro di grandi governi, di grandi Enti internazionali, perché quello che fai è come una goccia nell’oceano». Lei rispose : «E’ vero. Ma l’oceano e il mare migliorano per il semplice fatto che c’è una goccia in più». Questo è lo spirito perché facendo qualsiasi cosa di nuovo, ci sarà sempre resistenza, sempre indifferenza.
Un giorno ho visitato un mio parente che stava morendo. Era sempre stato radicale a causa del suo lavoro fatto per i poveri. E’ sempre stato nei guai dappertutto; aveva interesse per i poveri, gli emarginati e continuava a fare il suo dovere. Da poco tempo era in una nuova comunità e perciò gli ho chiesto: «Come stai in questa comunità? » e mi rispose: «Non c’è uno nella comunità che sia interessato del regno di Dio (ride) : comunità di frati». L’aspettare entusiasmo da tutti non è realistico ; sappiamo che in ogni comunità ci sono religiosi bravissimi ma ci sono anche quelli che non sono né freddi né caldi ; allora possiamo veramente chiederci perché sono religiosi : ma questa è la realtà.
Certamente hai sentito parlare di fratel Ettore : il Cardinale di Milano ha celebrato la messa per i funerali e mi ha lasciato esprimere un pensiero. Ho detto che Fratel Ettore era una spina nel fianco di noi Camilliani, però era una spina di cui avevamo bisogno. Ettore provocava la coscienza di tutti noi. Perché non facciamo ? Perché non abbiamo più interesse per i poveri e gli emarginati ? E così per il lavoro compiuto, è stato aperta la causa di canonizzazione. Questa è la via !
Cercate perciò di mettere in azione i vostri programmi perché nulla delude quanto andare a un raduno, vedere programmi che sono bellissimi ma, dopo un anno, rendersi conto che nulla è stato fatto nel frattempo.
Per esperienza sappiamo che alcune delle nostre Province erano esperte nella programmazione, ma incapaci nel mettere in pratica, altre non dicevano niente ma facevano. Ecco dove c’è la testimonianza. Allora continuate ! Non lasciate che le critiche distruggano il vostro entusiasmo.
Può dare un parere circa il 25 di Maggio – ricordo dei “Martiri della Carità”- come iniziativa per una giornata di promozione di CADIS a livello dell’Ordine ?
Monks : Il 25 maggio è una data quanto mai significativa per noi camilliani: è il giorno-compleanno di San Camillo ed è anche la data in cui si ricordano i Martiri della Carità… e questo è importante, specialmente quando si parla di emergenze e risposte. I Martiri della Carità erano quasi tutti giovani religiosi che hanno risposto dando in sacrificio la loro vita durante la peste o altre epidemie del tempo… Se CADIS fa parte dell’Ordine, noi tutti dobbiamo sentirci interessati. Il 25 maggio può essere quindi un’ottima occasione perché non sempre celebriamo i giorni significativi camilliani ; da noi si fa la festa di San Camillo : viene celebrata alla grande e ha un impatto su tutta le Diocesi e località, però – ad esempio – la Madonna della Salute, la Conversione di San Camillo, i Martiri della Carità non vengono celebrati in maniera sufficiente, eccetto a Roma (ma alcuni direbbero « Perché lì non hanno nient’altro da fare », ma questo è un giudizio piuttosto cinico !).
Una delle cose migliori che abbiamo fatto negli ultimi tempi, è stata quella di portare il cuore di San Camillo da noi, in una zona rurale, ma 45 mila persone sono venute per l’insigne reliquia, nonostante fosse un periodo difficile per la Chiesa in Irlanda, in seguito agli scandali di pedofilia. Alcuni giornalisti hanno detto che si trattava di un gesto un po’ macabro (togliere il cuore dal corpo di una persona), ma quando sono venuti, non hanno notato nulla di strano. Due Monsignori mi hanno detto : “Vi ammiriamo, perché non vi nascondete come tanti stanno facendo”. Quando poi i giornalisti hanno chiesto: « Perché portare qui il cuore, perché questo gesto?» Ho risposto: « Perché il cuore di San Camillo rappresenta il cuore che devi avere quando lavori per i malati. Il cuore di San Camillo è enorme, è più grande del normale, perché lui ha dato proprio tutto per i malati. Questa è una reliquia che conta tantissimo perciò abbiamo desiderato condividere questo avvenimento con i gli amici che qui hanno lo stesso impegno».
Il giornalista ha anche saputo che siamo arrivati in questi luoghi nel 1935, quando non c’erano infermieri come oggi, ma noi andavamo in bicicletta a curare i malati a casa. Per questo motivo è stato pubblicato nei loro giornali «E questo un gruppo di uomini di cui non si sente mai parlare ma che ‘fanno’. Basta parlare con la gente locale, e se provi a criticarli, ti mangiano vivo, perché questi religiosi sono molto apprezzati per quello che fanno».
Dobbiamo pubblicare un po’ di più le nostre iniziative senza la paura di mostrare chi siamo. L’occasione del 25 maggio è un’ottima opportunità e dobbiamo trarne profitto preparando bene il tutto per sensibilizzare la gente ma con molto coraggio e senza timori.
Quale appello ha da fare ai giovani nell’impegno della vita religiosa e quali suggerimenti per lo sviluppo di CADIS.
Monks : Direi ai giovani religiosi di aver coraggio e di usare la loro creatività perché l’Ordine è loro, è nelle loro mani, e vi dico di non fare necessariamente quello che ha fatto Camillo, ma di capire e avere un po’ lo spirito di Camillo ; se non bruci in questo spirito, non farai mai niente. Quindi nessuna paura del lavoro né della preghiera perché c’è Camillo, gigante della Carità, ma anche Camillo, il mistico.
L’Ordine non è stato fondato per pregare, ma per i malati, tuttavia non si può fare questo se non siamo uomini di preghiera. Quando vedo uno della mia età che ancora celebra la messa con entusiasmo, si prepara per le prediche… è per me un’ispirazione. Così i giovani devono pensare un po’ su periodi a lungo termine, usando i doni che Dio ha dato, senza il timore di essere creativi.
In quanto a CADIS, ribadisco che voi siete una parte integrale dell’Ordine e avete il sostegno del Generale e della Consulta. Fare quello che ha fatto Camillo, sarebbe un disastro, ma noi abbiamo preso lo stesso carisma, gli stessi doni da Dio, e quindi dobbiamo prendere il dono di Camillo adattandolo al tempo in cui viviamo, dobbiamo portarlo alla Chiesa dell’oggi con i suoi problemi.
Al tempo della mia ordinazione era molto più facile per un prete lavorare nelle cappellanie in Irlanda ; tutti cercavano e volevano il sacerdote, ma ora devo adattarmi all’oggi e devo essere più umile e aperto alle voce dei fedeli.
Voi siete già riconosciuti dalla Consulta, non dovete aspettarvi di essere riconosciuti da ogni religioso ; avete un appoggio importante e ci aspettiamo da voi, un po’ di creatività, di entusiasmo, mentre ringrazio Dio per quello che fate e farete.
Grazie padre per la disponibilità.
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