In preparazione al Giubileo dei Malati e delle persone con disabilità che celebreremo insieme a papa Francesco, domenica 12 giugno 2016, riponiamo la meditazione che San Giovanni Paolo II – già segnato dalla ‘sua’ malattia – propose ai malati in occasione del loro Giubileo (11 febbraio), nell’anno 2000, Anno santo della Redenzione!
“Verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge” (Lc 1,78). Con queste parole Zaccaria preannunciava l’ormai prossima venuta del Messia nel mondo.
Nella pagina evangelica poc’anzi proclamata abbiamo rivissuto l’episodio della Visitazione: la visitazione di Maria alla cugina Elisabetta, la visitazione di Gesù a Giovanni, la visitazione di Dio all’uomo.
Carissimi Fratelli e Sorelle infermi, che siete oggi convenuti in questa Piazza per celebrare il vostro Giubileo, anche l’evento che stiamo vivendo è espressione di una peculiare visitazione di Dio. Con questa consapevolezza vi accolgo e vi saluto cordialmente. Voi siete nel cuore del Successore di Pietro, che condivide ogni vostra preoccupazione ed ansia: siate i benvenuti! Con intima partecipazione celebro oggi il Grande Giubileo dell’Anno Duemila insieme con voi, e con gli operatori sanitari, i familiari, i volontari che vi stanno accanto con premurosa dedizione.
“Verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge”. Sì! Dio oggi ci ha visitato. In ogni situazione Egli è con noi. Ma il Giubileo è esperienza d’una sua visitazione quanto mai singolare. Facendosi uomo, il Figlio di Dio è venuto a visitare ogni persona e si è fatto per ciascuno «la Porta»: Porta della vita, Porta della salvezza. L’uomo deve entrare attraverso questa Porta se vuol trovare salvezza. Ciascuno è invitato a varcare questa soglia.
Oggi siete invitati a varcarla specialmente voi, cari infermi e sofferenti, convenuti in Piazza San Pietro da Roma, dall’Italia e dal mondo intero.
Carissimi Fratelli e Sorelle, alcuni di voi sono da anni inchiodati in un letto di dolore: prego Dio perché l’odierno incontro sia per loro di straordinario sollievo fisico e spirituale! Desidero che questa toccante celebrazione offra a tutti, sani e malati, l’opportunità di meditare sul valore salvifico della sofferenza.
Il dolore e la malattia fanno parte del mistero dell’uomo sulla terra. Certo, è giusto lottare contro la malattia, perché la salute è un dono di Dio. Ma è importante anche saper leggere il disegno di Dio quando la sofferenza bussa alla nostra porta. La «chiave» di tale lettura è costituita dalla Croce di Cristo. Il Verbo incarnato si è fatto incontro alla nostra debolezza assumendola su di sé nel mistero della Croce. Da allora ogni sofferenza ha acquistato una possibilità di senso, che la rende singolarmente preziosa. Da duemila anni, dal giorno della Passione, la Croce brilla come somma manifestazione dell’amore che Iddio ha per noi. Chi sa accoglierla nella sua vita sperimenta come il dolore, illuminato dalla fede, diventi fonte di speranza e di salvezza.
Cristo sia la Porta per voi, cari ammalati chiamati in questo momento a sostenere una croce più pesante. Cristo sia anche la Porta per voi, cari accompagnatori, che vi prendete cura di loro. Come il buon Samaritano, ogni credente deve offrire amore a chi vive nella sofferenza. Non è consentito «passare oltre» di fronte a chi è provato dalla malattia. Occorre piuttosto fermarsi, chinarsi sulla sua infermità e condividerla generosamente, alleviandone i pesi e le difficoltà.
San Giacomo scrive: “Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e se ha commesso peccati, gli saranno perdonati” (Gc 5, 14-15). Il sacramento dell’Unzione degli Infermi ridonando vigore spirituale e fisico, pone ben in evidenza che Cristo è per la persona sofferente la Porta che conduce alla vita.
Cari ammalati, è questo il momento culminante del vostro Giubileo! Varcando la soglia della Porta Santa, unitevi a tutti coloro che, in ogni parte del mondo, l’hanno già varcata ed a quanti la varcheranno durante l’Anno giubilare. Passare attraverso la Porta Santa sia segno del vostro ingresso spirituale nel mistero di Cristo, il Redentore crocifisso e risorto, che per amore “si è caricato delle nostre sofferenze e ha portato i nostri dolori” (Is 53,4).
La Chiesa entra nel nuovo millennio stringendo al suo cuore il Vangelo della sofferenza, che è annuncio di redenzione e di salvezza. Fratelli e Sorelle ammalati, voi siete testimoni singolari di questo Vangelo. Il terzo millennio attende dai cristiani sofferenti questa testimonianza. La attende anche da voi, Operatori della pastorale sanitaria, che con ruoli diversi svolgete accanto ai malati una missione tanto significativa ed apprezzata.
Si chini su ciascuno di voi la Vergine Immacolata, che a Lourdes è venuta a visitarci, come oggi ricordiamo con gioia e riconoscenza. Nella Grotta di Massabielle Ella affidò a santa Bernardetta un messaggio che porta al cuore del Vangelo: alla conversione e alla penitenza, alla preghiera e al fiducioso abbandono nelle mani di Dio.
Con Maria, la Vergine della Visitazione, eleviamo anche noi al Signore il «Magnificat», che è il canto della speranza di tutti i poveri, i malati, i sofferenti del mondo, i quali esultano di gioia perché sanno che Dio è accanto a loro come Salvatore.
Insieme alla Vergine Santissima vogliamo proclamare: “L’anima mia magnifica il Signore” e volgere i nostri passi verso la vera Porta giubilare: Gesù Cristo, che è lo stesso ieri, oggi e sempre!
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