L’accoglienza dei rifugiati continua ad essere una tragica priorità. I volti delle persone nei barconi o delle proteste per la chiusura del campo di Idomeni in Grecia non possono che interrogarci sul senso della nostra missione. I numeri scorrono sotto i nostri occhi tutti i giorni: 186000 sono i migranti arrivati in Europa nei primi 5 mesi del 2016, 9307 dei quali sono sbarcati in Italia.
Almeno 244 persone sono morte in mare in 120 giorni. Numeri che posti uno accanto all’altro descrivono una realtà che è molto piu grave. La progressiva chiusura del campo di Dadab in Kenya vicino alla Somalia confermata in questi giorni porterà ad una nuova ondata migratoria di oltre 400000 persone. Si, avete letto bene gli zeri. Il doppio della popolazione della città di Padova fatta di Somali, etiopi, congolesi, sudanesi,…sarà costretta ad un esodo biblico che si aggiungerà a quello in atto nel Medio Oriente. Pochi ne parlano ma da quel campo dove probabilmente sono partiti i killer “disperati” della strage di Garissa di solo un anno fa (ricordiamo 140 giovani trucidati dagli al shabab). In questo mare apparentemente incontenibile, ci siamo interrogati nella logica dei piccoli segni che cercano di costruire percorsi di integrazione ed accoglienza. Da qui è nato il progetto a Vienna.
Grazie alla Provincia Austriaca ed inparticolare a Padre Leonard e Alberto siamo riusciti a costruire un percorso che si sta realizzando nei padiglioni di un ospedale viennese che da sempre ci vede responsabili della cappellania e che attualmente sta ospitando oltre 900 persone. Un hotspot per l’Unione Europea , un luogo dove persone che provengono da Siria, Iran, Pakistan…cercano di tornare a sperare. In particolare è partito dal primo maggio un programma rivolto alle donne migranti provenienti da Siria, Iran , Iraq ed Afghanistan, individuate fra le persone con maggior bisogno che sono accompagnate in un cammino di integrazione fatto di insegnamento della lingua tedesca, di corsi di cucina, di laboratori di pittura e musica ma soprattutto di passione ed accoglienza.
Il progetto promosso dal Camillian Disaster Service in collaborazione con la Provincia Austriaca ha come come coordinatrice esecutiva Christina Berneck una giovane operatrice che sin dall’arrivo dei rifugiati ha collaborato con i Camilliani nell’accoglienza. Parliamo di 30 persone che sembrano essere un nulla rispetto ai numeri di cui abbiamo scritto ma che siamo sicuri possono iniziare un cammino di senso per ognuno di noi che vive l’odore delle radici della storia del nostro carisma.
Marco Iazzolino
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