“Fr. Ettore Boschini: Un samaritano dei nostri tempi” di Antonio Borrelli
Un samaritano dei nostri tempi, che nella scia di s. Camillo de’ Lellis, dedicò buona parte della sua vita a lenire le sofferenze dei bisognosi, soprattutto dei più diseredati e soli, andando perfino a cercarli per dare loro un punto di riferimento, in questa società indifferente.
Fratel Ettore Boschini nacque il 25 marzo 1928 nella frazione di Belvedere del Comune di Roverbella (Mantova), in una famiglia di benestanti agricoltori.
Ma già da quando aveva quattro anni, le condizioni economiche familiari cambiarono; a causa di una grave carestia, il padre fu obbligato a lasciare la tenuta agricola di Belvedere, per trasferire la famiglia nella contrada Malavicina, dove tentò di ricominciare tutto daccapo.
La fanciullezza di Ettore trascorse così in ristrettezze economiche familiari e giunto all’adolescenza dovette lasciare la scuola, per andare a lavorare nei campi e nelle stalle, alle dipendenze di piccoli proprietari terrieri.
Il lavoro era talmente duro per la sua giovane età, che gli procurò i violenti mal di schiena, che praticamente lo tormentarono per tutta la vita.
Giunto ai 24 anni, la vocazione allo stato religioso che avvertiva in sé, si fece più insistente, per cui scelse di entrare nell’Ordine dei Camilliani, venendo accolto il 6 gennaio 1952 e pronunciando i voti temporanei come Fratello, il 2 ottobre del 1953.
L’Ordine dei Ministri degli Infermi, conosciuti popolarmente come Camilliani o Camillini, fu fondato nel 1582 da s. Camillo de’ Lellis (Bucchianico, Chieti, 1550 – Roma, 1614); i membri, sia maschili che femminili (ramo fondato nel XIX secolo), sono dediti all’assistenza e cura degli ammalati, dei feriti in guerra, soprattutto negli ospedali, che grazie a loro, dal XVI secolo furono completamente rinnovati e quindi ogni ammalato poté ricevere le cure necessarie.
Fratel Ettore ebbe come destinazione la Casa camilliana degli Alberoni al Lido di Venezia, dove rimase come fratello operoso e benvoluto, per una ventina di anni.
Nei primi anni Settanta fu destinato a Milano, alla clinica camilliana “San Pio X”, dove mentre lavorava, riuscì a conseguire la licenza media e il diploma d’infermiere professionale.
Nel capoluogo lombardo, scoprì le miserie che si nascondono nella vita metropolitana delle grandi città e iniziò ad aiutare i più bisognosi, appoggiandosi dapprima alla clinica “San Camillo”, e poi dal 1979, con il permesso dei suoi Superiori, accogliendoli e dando loro un punto di riferimento in Via Sammartini.
Desideroso di stare vicino ai più diseredati, barboni, extracomunitari, senza tetto, persone sole senza affetti, prese ad istituire dei “Rifugi”, luoghi ospitali organizzati per soccorrerli al meglio, prima da solo, poi con l’aiuto di volontari, anime sensibili attratte dal suo carisma camilliano.
Il primo “Rifugio” fu appunto quello di Via Sammartini a Milano, un androne sotto i ponti della Stazione Centrale, un luogo molto particolare, con il soffitto che tremava con il passare dei treni e con lo sferragliare dei vagoni che assordava gli ospiti; erano dei disperati che comunque poterono a migliaia trovare negli anni un calore umano, accolti con amore infinito da fratel Ettore Boschini, che li considerava come suoi fratelli con dignità pari a quella di qualsiasi uomo e donna.
L’incontro di tante persone, di estrazione sociale differenti, di poco studio, abbruttite dalle necessità, di età diverse, bisognose di tutto, dal cibo ai servizi igienici, dal letto alla pulizia personale, dal vestiario e biancheria pulita alla necessità di parlare con qualcuno; generava una condizione effervescente e promiscua, che spesso sfociava in discussioni e intolleranze reciproche; in ciò interveniva paziente e umile fratel Ettore a riportare la calma e serenità, giungendo a fare recitare “senza imposizioni”, le preghiere di ringraziamento.
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