Scoperti nuovi casi in pochi giorni a Monrovia È allarme in Congo per il contagio da animali
PARIGI
Dalla Guinea Conakry alla Repubblica democratica del Congo, il virus ebola sembra accelerare nuovamente la propria tragica corsa nell’Africa occidentale e centrale, tornando a minacciare persino la Liberia. Fra gli allarmi lanciati nelle ultime ore, c’è quello di fratel Luca Perletti, camilliano, appena rientrato dalla Sierra Leone, dov’è stato testimone di una recrudescenza del virus secondo «una media di 2-3 contagi al giorno, in particolare in tre zone del Paese: Freetown, Kambia e Port Loko», come ha raccontato all’agenzia Fides.
Secondo il missionario, la popolazione segue ancora a singhiozzo le indicazioni delle autorità sanitarie, su cui continuano ad addensarsi sospetti e miti popolari. Giorno dopo giorno, si sgonfiano dunque le speranze nutrite a partire da maggio, quando «i casi erano scesi a zero». Proprio a inizio maggio, nella vicina Liberia, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) aveva dichiarato ufficialmente la fine dell’epidemia, dato che l’ultima infezione registrata risaliva a fine marzo. Ma negli ultimi giorni, è stato segnalato un primo nuovo focolaio a Nedowein, villaggio a circa 40 chilometri dalla capitale Monrovia, con 3 casi di persone entrate in contatto con un «cane disseppellito ». Il 28 giugno, un diciassettenne era morto a causa della malaria, secondo una prima diagnosi.
Però un test più accurato ha rivelato un’infezione da virus ebola. Mercoledì e venerdì, fra i suoi conoscenti, sono stati trovati altri due contagiati, attualmente in situazione stazionaria.
È stato rapidamente deciso un cordone sanitario preventivo attorno alle 102 persone entrate in contatto con il diciassettenne, inizialmente ricoverato in una struttura specializzata nella malaria e poi tornato a casa. Fra loro, restano sotto quarantena 14 soccorritori. L’Oms sta analizzando il profilo genetico del ceppo infettivo, per determinare ogni eventuale mutazione rispetto al virus che ha già provocato oltre 11mila morti, fra cui 4.806 in Liberia, contaminando in tutto 27mila persone, fra cui oltre 13mila in Sierra Leone. Geograficamente più vasta dei vicini, la Guinea rappresenta il terzo Paese maggiormente colpito. E anche qui, il virus continua a propagarsi quotidianamente.
Nelle ultime ore, l’emergenza è scattata pure in un villaggio della Repubblica democratica del Congo, Paese dove scorre il fiume che ha dato il nome al virus. Masambio, a 270 chilometri dalla capitale Kinshasa, sembra essere il teatro di un nuovo focolaio, secondo i drammatici sintomi accusati da 6 cacciatori, di cui 4 sono spirati nelle ultime ore. Avevano partecipato tutti alla stessa battuta e la trasmissione sarebbe dovuta a un pasto a base d’antilope. Già in passato, il commercio di selvaggina ha rappresentato una causa frequente di contagio.
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