Conferenza tenuta alla Famiglia Camilliana il 9 giugno 2001
Di Gianluigi Valtorta in Vita Nostra, Anno LII – n,3 Luglio-Settembre 2001 pp. 354-369
Quando mi è stato affidato il compito di preparare questa riflessione, un primo titolo propostomi era: “Dall’ascolto della Parola di Dio, all’ascolto della parola del malato”. Dio e il malato, dunque, i punti di riferimento. L’ascolto di entrambi, l’esperienza da vivere. La parola dell’uno e dell’altro, l’oggetto sul quale orientare l’ascolto. Il movimento poi, da un riferimento all’altro – da, a – suppone, forse, che il primo faccia da luce e da orientamento all’altro.
Cercando di interpretare l’originaria proposta ho ritenuto opportuno, con un nuovo titolo – “Ascoltare: dal cuore alle mani” – mettere a fuoco l’esperienza dell’ascolto ed evidenziarne la natura specifica.
L’orizzonte, comunque, è quello originario. È il malato – la persona che soffre – l’interlocutore dell’ascolto. La dinamica con la quale questa esperienza viene vissuta, o si auspica che venga vissuta, prende forma e sostanza da quell’ascolto che diventa normativo per chi vuole vivere l’esperienza della fiducia, della speranza, dell’amore.
Il fine del nostro riflettere è quello di prendere coscienza dell’importanza e della portata che l’esperienza dell’ascolto ha nei nostri incontri con le persone in difficoltà. Cosa avviene, cosa accade, o meglio, cosa possiamo far accadere quando viviamo l’ascolto in un certo modo. Non solamente “presa di coscienza”, ma pure desiderio e volontà di affinare e sviluppare al meglio la nostra capacità di ascolto, insieme alla scoperta, forse imprevedibile, dei frutti che essa produce.
Infine la prospettiva con la quale tentiamo di leggere la nostra tematica. Essa ha un contenuto squisitamente spirituale. Ossia: il vissuto cristiano, inteso come incontro vivo con Cristo, come ascolto dello Spirito che avita in noi e come assunzione di atteggiamenti unificanti, decisivi, che orientano, atteggiamenti e scelte che siamo chiamati ad esprimere per dare un senso preciso a ciò che facciamo.
Questa premessa serve per capire la direzione che intendiamo prendere. Quanto seguirà presenterà, nella semplicità, degli inviti a riflettere, degli impulsi e qualche volta delle provocazioni a fare e a vivere questo “passaggio” qualitativo – “Dal cuore alle mani” – che dà un significato profondo alla vera attenzione che poniamo verso coloro che sono nel bisogno e nel disagio provocato dal limite della malattia
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