Di Alfredo M. Tortorella
Con una “lieta” presentazione dell’Arcivescovo di Napoli, S. E. il Cardinale Crescenzio Sepe, è stato pubblicato un nuovo lavoro di p. Antonio Puca, camilliano, docente all’ Istituto di Teologia Pastorale Sanitaria Camillianum di Roma, per anni collaboratore dell’Ufficio diocesano di Pastorale della Salute dell’archidiocesi partenopea e cappellano presso gli ospedali “Policlinico” e “Monaldi”.
Il nuovo libro di p. Puca, che s’intitola Le tre perle della carità di Napoli, riporta uno studio approfondito e al tempo stesso agevole, su tre ospedali cittadini – la Real Santa Casa dell’Annunziata, l’Ospedale S. Maria del popolo degli Incurabili e l’Ospedale dell’Arciconfraternita della SS. Trinità dei Pellegrini e Convalescenti – che hanno gloriato la stessa storia della carità partenopea, che, come dimostrato dall’autore e ricordato dal Card. Sepe nella sua presentazione, ha origini antichissime, così come anche mostrato da indagini archeologiche. Anche papa Benedetto XVI in Deus caritas est al n. 23 – illustrando come sia in oriente che in occidente, sia accanto ai monasteri che nelle diocesi, andavano costituendosi le diaconie, quali realtà istituite per l’assistenza ai bisognosi e ai malati – cita la Diaconia di Napoli come già nota alla Chiesa antica, tanto che papa S. Gregorio Magno († 604) ne parla nelle sue Epistole come realtà ben consolidata e attiva.
In Le tre perle della carità di Napoli, non potevano mancare due capitoli importanti che sono forse il cuore del libro. Il primo (il cap. V) sui santi e beati a servizio dei malati che, in particolare presso l’Ospedale degli Incurabili, hanno lasciato a Napoli una vera eredità di carità: Gaetano Thiene, Camillo de Lellis, Giovanna A. Thouret, Caterina Volpicelli, Bartolo Longo, Ludovico da Casoria (recentemente canonizzato e festeggiato solennemente in diocesi) Giuseppe Moscati; il secondo importante capitolo (il cap. VI), spicca per l’illustrazione sulla presenza dei Religiosi Camilliani a Napoli durante le epidemie coleriche e di peste, quando diversi tra questi consacrati persero la vita per il contagio per l’eroica assistenza agli infermi.
Il volume di p. Antonio Puca, dunque, rimanda il lettore e in particolare il lettore legato alla città di Napoli, non solo a “un tuffo” in un glorioso passato, ma anche alla riflessione sull’oggi e, in particolare, sulla vocazione di ciascun battezzato a quella vita di carità che è pienezza e garanzia di autentica sequela di Cristo, misteriosamente presente nei sofferenti e, al tempo stesso, in quanti di oro si prendono cura.
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