A colloquio con p. Natale Paganelli, neo Vescovo di Makeni, Sierra Leone

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p. Natale Paganelli

In copertina: p. Natale Paganelli e p. Aris Miranda

Ieri, 6 agosto 2015, p. Natale ha visitato la Casa Generalizia dei Camilliani e durante un piacevole colloquio ci ha parlato della situazione attuale di Makeni. Vi ricordiamo che p. Paganelli ha accolto e sostenuto il progetto della Camillian Task Force in Sierra Leone contro il virus Ebola a favore della popolazione povera stremata dalla malattia e la morte.

“Innanzitutto grazie per la possibilità che mi date di condividere la situazione della diocesi di Makeni. Purtroppo noi non possiamo parlare di post-ebola siamo ancora in fase ebola, anche se speriamo di essere nella fase finale, una fase finale che sta durando più di quello che si pensava, la famosa coda dell’epidemia, diciamo che stiamo andando verso la fine. Se non sbaglio devono essere già 12/13 giorni che non ci sono nuovi casi di ebola in Sierra Leone, dobbiamo però raggiungere i famosi 40 giorni perché il paese sia dichiarato ebola Free. In questo momento solo la Liberia è in questa situazione mentre Sierra Leone e Guinea non ancora. Quindi siamo ancora in una fase in cui dobbiamo stare attenti che non ritorni il contagio, questo per il fatto che la gente si muove continuamente e quando uno si sente malato tende ad andare, chiedere aiuto e si sente sicuro e tende a tornare nel villaggio dove è nata la mamma per questo che il contagio si è diffuso fortemente in tutto il paese.

Con la Camillian Task Force, con la quale stiamo collaborando da vari mesi, in una prima fase si è cercato di continuare la sensibilizzazione della popolazione locale per prevenire il contagio, dopo si è iniziato un programma sistematico per aiutare 400 survivor (20 per ogni parrocchia) con un’assistenza sia di tipo economico, per aiutare le famiglie che avevano perso dei cari, e anche un’assistenza psicologica per aiutarli a superare il trauma. Sono stati preparati degli “accompagnatori”, uno in ogni parrocchia più altri di altre istituzioni, soprattutto di comunità religiose. Ogni accompagnatore segue un gruppo di 20 persone, tra di essi anche alcuni fratelli camilliani. Adesso c’è un fratello del Kenya Bonaventure, il quale coordina l’attività insieme a un’infermiera locale che ha seguito il corso per poter in un futuro continuare questa assistenza psicologica. In più c’è un progetto, sempre della Camillian Task Force sponsorizzato dalla commisione Turkson e di appoggio alla PHU (Primary health Unit), per rafforzare queste cliniche in modo che siano capaci di dare una risposta immediata in caso che in un futuro si ripetano situazioni analoghe.

Il nostro sogno è di riuscire a stabilire, finiti tutti queste progetti, quindi nel vero post ebola, un centro diocesano, una sorta di centro di ascolto che in Sierra Leone ancora non c’è. Quindi tra questi assistenti che hanno partecipato ai vari corsi, organizzati dalla CTF (ce ne sarà un altro in settembre) vorremmo individuarne 2/3 particolarmente capaci in modo da creare un centro di ascolto che sia permanente.

Questo tipo di assistenza così specializzata e in forma sistematica, non era mai stata fatta in Sierra Leone, nemmeno dopo la ferocissima guerra civile. Io spero che a partire dall’esperienza di queste 400 persone ci sia qualcuno che abbia maturato l’idea che questo tipo di assistenza è molto importante e necessaria e quindi che si possa continuare il nostro lavoro.”