Il nostro Ordine ha potuto svilupparsi perché ha saputo rispondere ai bisogni pressanti ed urgenti della società europea del sedicesimo secolo. La sua crescita è stata resa possibile, e sempre lo sarà, per la capacità di identificare e rispondere ai bisogni attuali.
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“La ‘slimming disease’ o malattia dimagrante” come viene colloquialmente chiamato l’AIDS, offre all’Ordine alcune tra le sue maggiori sfide.
Le statistiche continuamente aggiornate danno luce all’ampiezza del problema. Si calcola che nella sola Africa ci siano quaranta milioni di persone infettate dal virus, arrivando a colpire – in certi Paesi – anche il 40% della popolazione. E non si tratta solo dei Paesi più poveri a essere colpiti.
A fronte di questa epidemia, varia e qualificata è la risposta messa in atto nel mondo camilliano. Da Rayong in Tailandia a Jinja in Uganda; da Karungu in Kenya a Lima in Perù; da Dar es Salam in Tanzania a Varsavia in Polonia; da CANDAF e dal Centro Medico di Ouagadougou in Burkina Faso; a Mangano (CT) in Sicilia; in India e nel Vietnam, senza tralasciare di fare riferimento alle varie “Tende di Cristo” sparse nel nord Italia, Brasile e Messico, i Camilliani sono impegnati a ogni livello nella lotta contro questo flagello: medico, infermieristico, pastorale e scientifico.
La maggior parte dei centri vede coinvolti i Camilliani in forma molto attiva e pratica, attraverso l’assistenza diretta, soprattutto nella fase terminale.
Ci sono, tuttavia, anche confratelli coinvolti nell’educazione, in base al principio che la prevenzione è meglio della cura. Infine, non mancano nemmeno quei Camilliani coinvolti nella ricerca scientifica, al fine di apportare un contributo che possa spezzare la catena di progressione della sindrome.
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